Parchi nazionali ormai proibiti agli ambientalisti
Franca Zanichelli bocciata dalla politica nonostante il punteggio più alto al concorso per il Delta del Po Negli ultimi anni i naturalisti sono stati eliminati uno a uno col beneplacito del ministero
Questa è la storia di una di noi, anche se lei non è nata per caso in via Gluck si tratta di una ambientalista che più volte ha difeso il territorio da sfregi e speculazioni. E proprio per questo motivo sta pagando il prezzo di una carriera mortificata dai potenti. Franca Zanichelli, direttore ancora fino a luglio del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, ultima naturalista alla guida di un Parco nazionale e unica donna in quel ruolo. Ma questa è anche la storia di Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi, conosciuto tra gli addetti ai lavori come il “killer dei direttori naturalisti”.
NEL CURRICULUM di Franca Zanichelli c’è l’episodio di qualche anno fa, quando si oppose con tutte le sue forze alla costruzione di una strada in zona franosa nel comune di Marciana Marina, luogo prediletto per il raro gabbiano corso che proprio sull’Isola d’Elba tenta di nidificare. Ecco, toccava a Sammuri toglierla, con questo curriculum, dalla terna di possibili direttori avanzata al Ministero dell’Ambiente (era ancora in carica Gian Luca Galletti) e il presidente di Federparchi, già assessore alla caccia a Grosseto, non si è tirato indietro: eliminata anche se alla pensione per la Zanichelli mancano due anni e mezzo. Nel frattempo la direttrice ambientalista ha fatto domanda per il Parco del Delta del Po Emilia Ro- magna. Qui si è scontrata contro una legge regionale che ribalta il concetto di meritocrazia affidando alla politica l’ultima parola sul vertice del Parco, nonostante qualsiasi concorso tecnico vinto o non vinto. Infatti, risultata prima al colloquio tecnico, distanziando di parecchio i concorrenti, la Zanichelli si è schiantata sul secondo colloquio davanti ad amministratori e politici locali del Comitato esecutivo del Parco.
Così, il sospetto tra esperti e addetti ai lavori di prestigio è questo: “Guai a saperne di conservazione della natura e aver preso decisioni per difendere il territorio del Parco. Secondo questa visione distorta che fanno passare per scelte di sinistra, il Pd renziano, di cui Sammuri è seguace, il direttore deve essere un semplice burocrate al servizio del politico e soprattutto un soggetto che mai possa contrastare le scelte degli amministratori”. Sammuri, carriera politica tra Grosseto e provincia dal Pci al Pd, è stato in prima fila per chiedere l’approvazione della legge cosiddetta “s fasc iapa rch i” bl occa ta dalla Gruppo dei 30 che ha trovato sponda parlamentare, nella scorsa legislatura, nel Movimento 5 Stelle e in Sinistra italiana. Secondo il Gruppo dei 30 la legge, “voluta fortemente dai renziani, avrebbe trasformato i Parchi nazionali in una sorta di Pro loco. Addirittura volevano che la nomina dei presidenti avvenisse senza alcun titolo concernente la conservazione della natura nei curricula. Si passava, piuttosto, a una non meglio precisata esperienza di tipo gestionale”. Pericolo scampato ma, come si è visto, quello che non entra dalla porta può presentarsi dalla finestra.
È IL CASO dell’Emilia Romagna che ha approvato nel 2017, appunto, la sua legge regionale che ha consentito ai politici di liquidare la Zanichelli dal ruolo di direttore del Parco del Delta del Po emiliano- romagnolo nonostante un punteggio complessivo di 87/100 contro i 79/100 della vincitrice Maria Pia Pagliarusco. Tra le motivazioni avanzate dalla commissione: Franca Zanichelli ha solo esperienza in Parchi nazionali, non regionali. Che, già di per sè, fa ridere, ma è falsa: la stessa è stata, infatti, presidente per 11 anni del Parco regionale del Taro. Il caso Zanichelli è simbolico ma non è l’unico: i migliori naturalisti italiani sono stati eliminati uno a uno, da Giorgio Boscagli al Parco delle foreste Casentinesi (Arezzo) a Franco Perco al Parco dei Monti Sibillini (Macerata): negli ultimi anni è stata una vera strage. In nome di una politica a braccietto con la burocrazia, se è vero che la direttrice del settore Conservazione natura del Ministero dell’Ambiente, Carmela Giarratano, si rifiuta categoricamente di dialogare con i direttori dei Parchi, ricevendo solo i presidenti benedetti dalla politica.