Natale fa bene a candidarsi, ma doveva opporsi al filtro ai cronisti alla Camera
Da ufficio stampa non vigilò sui colleghi
Gentile direttore, leggo con interesse sul vostro giornale le questioni poste sulla candidatura del giornalista Roberto Natale come settimo componente del Cda Rai, di elezione interna. Fa molto piacere apprendere dalla risposta di Natale al vostro giornale, che ci sono giornalisti pronti a “rappresentare le ragioni del servizio pubblico”. Tuttavia, si rimane perplessi quando lo stesso interessato scrive che le ragioni del servizio pubblico “mai sono state così poco popolari come oggi tra i decisori politici”.
Occorre fare una breve pausa per i non addetti al mestiere. Vi è una differenza tra il ruolo del giornalista, che cerca e racconta notizie, e quello di portavoce o addetto stampa – tanto più se ricopre ruoli apicali - che di fatto fornisce e addomestica notizie a favore di una migliore immagine del suo datore di lavoro. Dipendente Rai dal 1988, Natale, è stato nella scorsa legislatura portavoce della presidente della Camera Laura Boldrini. Capita. Le porte girevoli tra addetti alla comunicazione e giornalisti sono frequenti, e questo non aiuta a chiarire i distinti ruoli professionali. Ma non è questo il punto. Negli anni della presidenza Boldrini l’accreditamento alle Camere, regolato dai colleghi (sic!) dell’Associazione Stampa Parlamentare - un atto che tutti si aspettano essere solo formale, una volta accertata la finalità dell’a c c es s o per l’esercizio della libertà di informazione - è stato esperito da diversi colleghi come un vero e proprio filtro. Diversi giornalisti hanno lamentato situazioni discriminatorie, e sono stati costretti ad appellarsi all’Ordine dei giornalisti e ai sindacati. Ora, non è difficile comprendere che alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica i giornalisti dovrebbero poter accedere prescindendo dalle presunte opinioni personali o delle testate per le quali lavorano. Il rischio discriminazione in questo settore non può non sorprendere. L’ipotesi che oggi a rappresentare il servizio pubblico sia proprio chi ha mostrato una sensibilità alquanto modesta, dovrebbe far riflettere.
È bello comunque immaginare che il collega Roberto Natale sia entusiasta di lavorare in un ambiente evoluto, con scambi di opinioni aperte, anche tra categorie professionali diverse, e che mai come oggi è vivace il dibattito sulla legittimità di rappresentanza.