Lotta di casta, non di classe Ma il popolo è diviso in due
Iprogressisti di tutto il mondo, Italia inclusa, in questi decenni hanno celebrato la diversità: di cultura, di genere (unioni civili), di provenienza geografica (immigrati e generazione Erasmus), di classe, di lingua. “Splendidi principi di pedagogia morale ma basi disastrose per una politica democratica nella nostra epoca ideologica”, osserva lo storico americano Mark Lilla. Perché se a essere celebrati sono i diversi, chi si considera invece “normale” viene trascurato. E allora Lega e Cinque Stelle si sono messi alla testa di questa “maggioranza silenziosa”: Salvini ha abbandonato i propositi federalisti per trasformare il partito in un movimento sovranista e identitario, Di Maio ha fatto evolvere un Movimento che nasceva per occuparsi di temi molto specifici (ambiente, corruzione ecc.) in una forza che ambisce a rappresentare l’intera società italiana, “casta” esclusa. Eppure queste due forze che, come nella sintesi di Jan-Werner Mueller di Princeton, vogliono poter dire “noi siamo il cento per cento” rappresentano in realtà due popoli diversi con esigenze contrapposte, stando ai risultati elettorali. La Lega il Nord che cresce a ritmi tedeschi, i Cinque Stelle il Mezzogiorno stagnante. Difficile adottare provvedimenti simbolici o di politica economica che non facciano emergere questa diversità di esigenze e di priorità nell’elettorato. L’illusione comunitaria di una società omogenea è molto volatile.