In tempi di crisi non vale più il romaticismo ma solo il 730
Era l’ultimo baluardo di romanticismo rimasto, quel gesto della mano accompagnato da un sorriso e da una frase, “lascia, faccio io”. Poi è venuta l’ondata del femminismo intransigente, secondo cui quell’of fr ir e, machista e antiegualitarista, creava in realtà un debito che la donna si sentiva costretta a ricambiare, per lo più offrendo sessualmente se stessa. Infine, indifferente alle ideologie, è venuta la crisi, che ha reso tutti precari, mentre anche i rapporti umani diventavano instabili e a termine. Gli uomini hanno smesso di offrire la cena, le donne di aspettarsi che venga loro offerta. D’altronde, chiedere di pagare a un compagno con reddito scarso e intermittente dovrebbe far venire il magone a chiunque abbia un minimo di sensibilità, mentre essere attenti alla situazione economica dell’altro è il minimo per una donna intelligente. Anche perché di sicuro una cena con l’incubo del momento del conto non può creare grandi prospettive per la serata, anzi è avvilente per entrambi. Meglio sarebbe, in definitiva, che pagasse semplicemente il più ricco (o il meno povero).
E TUTTAVIA, resta un problema. Andare a cena col 730 sotto braccio non è il massimo dell’eccitante, e la bellezza di una serata sta anche nell’abbandono, almeno per un po’, della ragionevolezza e della prudenza, con conseguente apertura di uno spazio fatto anche di piccoli eccessi, di slanci emotivi. E di gesti, come quello dell’offrire, che raccontano della felice indifferenza verso l’algida aritmetica e al tempo stesso dell’eccitante bellezza di qualcuno che in qualche modo, anche solo per una sera, si prenda cura di te. Qualcuno che, a quel punto, può essere – ogni tanto però che gli stipendi restano ancora più bassi - anche lei, perché ciò che conta è l’abbandono di un egualitarismo troppo politicamente corretto e della triste ripartizione meccanica, magari (orrore) persino a seconda della rispettiva voracità o inappetenza.