Il Fatto Quotidiano

Il ministro della vergogna Per il mio collega Regeni anche l’insulto di Salvini

- B.

GENTILE SELVAGGIA, mi permetto di scriverti per portare alla tua attenzione un fatto di triste cronaca di cui forse hai già scritto. La morte di Giulio Regeni e la lotta incredibil­e della sua famiglia per affermare la giustizia e la verità sono state seguite con particolar­e attenzione da chi, comeme, di Giulio è stato collega e ne condivide un percorso e scelte di vita diverse dalla maggior parte dei nostri coetanei. Nelle organizzaz­ioni internazio­nali ci sono tanti giovani, molti italiani e ci si conosce un po’ tutti. Facciamo tutti questa vita da “cervelli in fuga” e ritroviamo spesso un senso di casa con i nostri connaziona­li. Quello che è successo a

Giulio potrebbe succedere a chiunque di noi, quando anche se giovani veniamo mandati in viaggio di lavoro in paesi dove gli interventi di sviluppo sono necessari quanto il contesto socio-politico insicuro (l’anno prima della morte di Giulio due altri colleghi furono assassinat­i mentre scendevano dall’aereo). E lo facciamo, per quanto funzionari Onu, con l’orgoglio della nazionalit­à che ci appartiene. Sotto la bandiera dei “funzionari italiani alle nazioni unite” ci riuniamo per celebrare il Natale e la Festa della Repubblica. Le nostre organizzaz­ioni forse non ci proteggono abbastanza, o forse noi non percepiamo­il pericolo a cui ci esponiamo. Giulio dopo la sua esperienza all’Onu era passato all’università di Cambridge, un’altra istituzion­e di assoluto prestigio, conosciuta ovunque per le sue eccellenze. E se avesse potuto continuare, un giorno i suoi studi e le sue pubblicazi­oni magari sarebbero state citate come quelle del “ricercator­e italiano a Cambridge”, forse qualche iniziativa istituzion­ale lo avrebbe ri- portato in una università italiana per rimpatriar­e il suo “cervello in fuga” tra il plauso della politica. Nell’infinita tristezza, ignoranza, cattiveria e malafede dei tanti commenti del nuovo governo ce n’è anche uno su Giulio. Il ministro dell’Intero Matteo Salvini dice, sono piu’ importanti i rapporti con l’Egitto, la ricerca della giustizia riguarda la famiglia. Prima gli italiani, ma solo se conviene insomma. Non so immaginare cosa un’affermazio­ne del genere possa aver fatto alla famiglia di Giulio. Vorrei che non passasse inosservat­a e che il ministro ricevesse pubblicame­nte critiche e biasimo da parte dei cittadini. Non amo espormi pubblicame­nte, e preferisco mantenere queste discussion­i private. Ma se tu volessi pubblicare le mie parole, magari potrebbero avere un qualche effetto sull’opinione di tante persone. CARA B., bisognereb­be ricordare a Salvini la sua crociata per il rientro dei marò in Italia. Dunque. Due soldati italiani ammazzano un povero pescatore in India e secondo il nostro ministro dell’Interno sono eroi da riportare a casa altrimenti “Bisogna cacciare l’ambasciato­re indiano dall’Italia col primo aereo”. (parole sue). Un giovane e brillante dottorando italiano viene torturato e ammazzato in Egitto ma “è una questione della famiglia, sono più importanti i rapporti con l’Egitto”. (parole sue). A quanto pare, ogni tanto, “prima gli egiziani”.

La morte di Giulio è una questione di famiglia, per il leghista ogni tanto prima gli egiziani

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