Occupied, ritorna il russo super cattivo stile Ivan Drago
Era dai tempi di Rocky Balboa che con il giaccone di montone nella neve andava a sfidare Ivan Drago in Unione Sovietica in un match di boxe che avrebbe segnato i destini del mondo, che i russi non erano così cattivi in tv.
Talmente cattivi che quando nel 2015 venne mandata in onda per la prima volta la serie norvegese Okkupert – diventata Occupied nel circuito internazionale e trasmessa anche da Netflix Italia quest’anno (siamo alla seconda serie, la terza è prevista per il 2019) – l’allora ambasciatore russo in Norvegia Vyacheslav Pavlovsky aveva voluto ricordare come senza l’intervento dell’Armata Rossa in Scandinavia sarebbero girati ancora i nazisti al passo dell’oca. E che comunque, nel tempo presente, non era buona cosa far temere al popolo norvegese un pericolo proveniente “dall’Est”.
SCRITTA DAL GENIO multiforme di Jo Nesbo (romanziere, sceneggiatore, musicista, calciatore), la trama è abbastanza lineare, frutto di accesa fantasia, eppure addirittura credibile. In un futuro abbastanza prossimo, il partito dei Verdi va al potere in Norvegia e annuncia che dal giorno seguente, grazie all’uso del torio, renderà indipendente la propria produzione energetica dall’uso del petrolio. Il giorno seguente Jesper Berg, primo ministro di Norvegia, viene sequestrato da un misterioso commando e rilasciato solo dietro il ritorno alla produzione di petrolio (che avviene appena dopo il suo rilascio). Da quel momento dunque, con il timore di finire schiacciati dalla potenza militare dell’orso russo, Irina Sidorova, ambasciatrice della Federazione, diventa la controparte con cui si dovranno misurare tutti i protagonisti della vicenda.
Ora, è evidente che chi ha prodotto una serie con un presidente degli Stati Uniti pluriomicida, e mandato in rete politici corrotti dalle foreste del Brasile alle spiagge di Ostia, non è che va troppo per il sottile col “n e m ic o ” russo. Ma qui, forse anche più che in House of cards, è la verosimiglianza dell’i n v erosimile che porta lo spettatore di filato fino a puntata 18 (e oltre). Dal povero ceceno che investe il cittadino russo in macchina (e mal gliene incolse), al giornalista locale (di cui è inutile ricordare la fine), alla doppia fedeltà (filonorvegese e filorussa) di alcuni dei protagonisti, fino alla rivolta, alla politica nazionale che prova a tenere assieme le due esigenze (sì, ci sono i russi, ma siamo ancora abbastanza indipendenti).
Ci sono hacker e pallottole, spie e controspie, sommergibili e soldati. L’Unione europea, con incredibile sforzo di fantasia, è vista come assolutamente imbelle di fronte allo scenario mondiale, più cospiratrice che forza di stabilità. Altro tocco di genio, i “russi” da cui emana il potere, quelli della madrepatria, i decisori finali delle sorti norvegesi, non sono mai in campo. Perché poi alla fine il male può anche non essere visibile agli occhi.
QUELC’UN M’A DIT QUE TU M’AMAIS ENCORE S-CONCERTO
Il capogruppo di Forza Italia alla Camera Mariastella Gelmini ha plaudito al valore dell'ex alleato leghista sulla vicenda Aquarius e sulla chiusura dei porti: “Bene fermezza Salvini su migranti. Questa è posizione presente nel programma centrodestra, votato dalla maggioranza degli italiani lo scorso 4 marzo. Basta buonismo. E adesso attendiamo il M5S al varco. Cosa diranno Di Maio e Fico? Esploderanno contraddizioni governo gialloverde”. E, mentre sogna il ritorno di un amore, probabilmente sulla prua della nave la Gelmini immagina anche un'orchestrina che in sottofondo suona per loro. “Sì stupendo, mi viene il vomito, è più forte di me”: nel definire 'vomitevole' il comportamento dell'Italia nella vicenda Aquarius, Gabriel Attal, portavoce di En marche, fa venire subito in mente la canzone di Vasco Rossi.
“Però ricordo chi voleva, un mondo meglio di così, ancora tu che ci fai delle storie ma dai, cosa vuoi tu più di così”: stupendo è l'unico aggettivo da usare per un Paese che è stato promoto- re della guerra in Libia, che ha respinto alla frontiera migranti, che ha sfidato i diritti umani a Ventimiglia e a Bardonecchia, che ha chiuso i porti a doppia mandata e che, come niente fosse, ora viene a pontificare su come siano senza cuore gli altri. Mentre noi brighiamo per toglierci la pagliuzza dall'occhio, qualcuno chiami un falegname per segare e rimuovere più facilmente quella di Attal (si legge Macron) dal suo. Il gruppo Parnasi, incaricato di corrempere l'assessore all'Urbanistica, Pierfrancesco Maran (Pd), è partito alla volta di Milano per proporgli l'acquisto di una casa e incassare il rifiuto con un 'Qui non si usa'. “Abbiamo fatto una brutta figura, sembravamo i romani dei film quando vanno a Milano”: dicono gli uomini in un'intercettazione. E pensare che un tempo i 'forestieri' a Milano le brutte figure le facevano, al massimo, dicendo ‘Noio voulevàn savuar’. Non è stata la foto di Salvini con l'espressione da duro a far decidere a Pedro Sanchez di accogliere in Spagna i 629 migranti a bordo della nave Acquarius. "È nostro obbligo aiutare a evitare una catastrofe umanitaria e offrire un porto sicuro a queste persone": il gesto del nuovo premier spagnolo fonde il motore della solidarietà con l'o-
ARIDATECE TOTÒ E PEPPINO NON TUTTI I CAMBIAMENTI SONO UGUALI
biettivo di dare un segnale politico, che marchi la distanza tanto dal governo precedente quanto da quello italiano, in soccorso del quale apparentemente è intervenuto. Come il governo italiano tiene a rivendicare il suo 'cambiamento', allo stesso modo quello spagnolo sembra voler sottolineare il proprio. Per Sanchez, subentrato in corsa a Rajoy, sostenuto da una maggioranza eterogenea e ancora senza programma, un primo atto simbolico che servisse a connotare la direzione dell'azione di governo, era doppiamente necessario. La speranza è che sia il mattino di un lungo buongiorno.