Il Fatto Quotidiano

Dalla Coca Cola a Parnasi: trucchi e donazioni di Eyu

La Fondazione renziana: corsi, eventi, elargizion­i. Entrate in crescita nel 2017

- » LUIGI FRANCO E THOMAS MACKINSON

Il Pd fa il Jobs Act, la fondazione del Pd poi lo spiega. A pagamento, con corsi di formazione da 2.300 ad azienda, Iva esclusa. Relatori? Ex ministri e onorevoli del Pd, compreso il padre della legge, l’economista liberal ed ex sottosegre­tario Tommaso Nannicini. Nel giugno 2016 Renzi, premier e segretario Pd, andava allo stabilimen­to della Coca Cola di Marcianise, in provincia di Caserta. Davanti al board italiano della multinazio­nale giurava che sua figlia “non sa scegliere tra Fanta e Coca”. La company da 35 miliardi di fatturato e 3 mila dipendenti in Italia sceglieva proprio la Fondazione Eyu come “partner tecnico” per valutare 10 progetti di “inclusione sociale”. E versava nelle sue casse 25 mila euro.

TUTTO QUESTOnon è nell’inchiesta sullo stadio della Roma che ha portato agli arresti il costruttor­e Parnasi. Ma dice qualcosa sui conti e i movimenti della Fondazione prima che a rimpolparn­e le casse, nel pieno dell’ultima campagna elettorale, arrivasse quel versamento da 123 mila euro più Iva, di cui si è saputo solo grazie alle intercetta­zioni, e ormai al centro di una contesa: sarebbe il corrispett­ivo per uno studio sul rapporto tra gli italiani e la casa, solo che lo studio è costato secondo il Corriere soltanto 7 mila euro. Eyu ha smentito in serata annunciand­o di aver querelato il quotidiano di via Solferino perché “confonde il concetto di ‘costo’con quello di valore, quest’ultimo (come risulta dagli atti) ammonta a 39.000 euro, mentre 7.000 sono una parte dei costi di realizzazi­one”.

Di sicuro quel versamento ha a- vuto un positivo impatto per i conti della Fondazione: l’esercizio 2016 (ultimo bilancio disponibil­e) si era chiuso con una perdita di 177 mila euro. I soldi di Parnasi, in tutto 150 mila euro, sono stati un toccasana. Ma non gli unici.

Ha ragione, anzi, il tesoriere Pd e presidente Eyu Francesco Bonifazi quando rivendica che non è una “scatola vuota” per finanziare il Pd ma “piena”: “Una fondazione riconosciu­ta presso la Prefettura di Roma e che, per la qualità delle iniziative e degli approfondi­menti che ha svolto, dopo un vaglio di sei mesi è stata ammessa all’interno della Feps (Foundation for European Progressiv­e Studies)”.

Lo statuto parla di “scopi di utilità e di coesione sociale, e di promozio- ne dello sviluppo economico”. Ma la fondazione – nata nell’ottobre 2014 anche per acquisire una parte delle azioni dell’Unità – si muove piuttosto come un comitato d’affari, un contenitor­e per donazioni che offre “servizi” a pagamento. Tra i circa 400 mila euro raccolti a vario titolo nel 2016 ci sono ad esempio i 50 mila euro versati da Manutencoo­p per l’organizzaz­ione di un evento intitolato “Le città del futuro”, in programma il 27 ottobre di quell’anno a Bologna. Il versamento – fanno sapere dallo storico colosso delle cooperativ­e – “era per le attività di organizzaz­ione, quali il catering, l’affitto della sala, la promozione media e i gettoni per i relatori”, molti dei quali esponenti del Pd, come il renziano Filippo Taddei, in quel momento responsabi­le Economia del partito oltre che coordinato­re del comitato scientific­o della fondazione. Per ammissione della stessa Manutencoo­p negli ultimi dieci anni è l’unico versamento effettuato a una fondazione legata alla politica per l’organizzaz­ione di un evento.

NEL 2017 le cose per Eyu vanno ancora meglio, il bilancio previsiona­le 2017 prevede entrate in forte crescita: 520 mila euro da erogazioni liberali e 320 mila ricavi da studi commission­ati e organizzaz­ione eventi. Se il Pd è in rosso, la fondazione Open è stata chiusa, il nuovo collettore di fondi è proprio Eyu. Fondazione più vicina a Renzi che al partito e potenziale veicolo per traghettar­e il suo gruppo dirigente verso un nuovo soggetto politico, senza il peso dei debiti di quello vecchio.

Hai voglia a dire che è normale, però. Specie se risultasse vero che a evadere commesse di studi, ricerche, seminari, premi ed eventi sono anche dipendenti del Pd in cassa integrazio­ne. A sollevare il dubbio è un tweet di Luca Di Bartolomei, ex responsabi­le Sport dei dem. La ricerca di riscontri non è agevole. Domenico Petrolo è il responsabi­le del fundraisin­g della fondazione. Sull’Huffington Postdice di lavorare al dipartimen­to Cultura del Pd. Non indagato, era colui che si adoperava per ricevere i soldi versati da Parnasi per lo studio. Alla domanda se sia sia uno dei 174 dipendenti in cassa integrazio­ne, non risponde. Ammette invece di esserlo Eleonora Caione, sul sito di Eyu indicata come addetta al fundraisin­g. Il tesoriere Bonifazi sostiene però che le informazio­ni sul sito non sono aggiornate e che la dipendente negli ultimi mesi è tornata nei ranghi del Pd dopo un periodo di distacco presso la fondazione. Alla domanda se ci siano lavoratori in cassa impiegati in Eyu, il suo presidente e tesoriere Pd non risponde.

50 mila euro da Manutencoo­p per un incontro: erano per il catering, l’affitto della sala, la promozione media e i gettoni per i relatori Lo studio

Una ricerca sugli italiani e la casa pagata 7 mila euro, ma i vertici distinguon­o tra “costo” e “valore”

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