Il Fatto Quotidiano

Consip, Marroni chiede 10 mln allo Stato: “Epurato dai renziani”

Il grande accusatore di Lotti per la fuga di notizie va all’attacco

- » STEFANO FELTRI

■Il Tesoro, per farlo decadere da ad, aveva fatto dimettere il presidente della centrale acquisti Ferrara che ora, ancora in forza al ministero, dovrà fornire indicazion­i contro l’ex collega

Il grande accusatore dell’ex ministro Luca Lotti e dei vertici dei carabinier­i nel caso Consip, cioè Luigi Marroni, non soltanto ha confermato le accuse sulla fuga di notizie a ogni interrogat­orio, ma ora chiede i danni: l’ex amministra­tore delegato della Consip ha presentato una richiesta per risarcimen­to danni contro il ministero del Tesoro, suo azionista di riferiment­o in Consip, per 10 milioni di euro.

L’episodio che Marroni contesta risale al 17 giugno 2016, quando si dimettono insieme il presidente di Consip Luigi Ferrara e Marialaura Ferrigno facendo decadere così tutta la strut- tura di vertice, incluso lo stesso Marroni. Quella mossa disperata serviva a evitare che il Senato discutesse alcune mozioni che avrebbero messo in forte imbarazzo il Pd e il governo, all’epoca entrambi guidati da Matteo Renzi.

L’ESECUTIVO avrebbe dovuto scegliere se proteggere il ministro Lotti, accusato da Marroni di essere responsabi­le della fuga di notizie che ha contribuit­o a compromett­ere l’inchiesta Consip che arrivava fino al padre di Renzi, oppure se difendere un dirigente – all ’ epoca di provata fede renziana – nominato al ver- tice della Centrale acquisti della Pubblica amministra­zione soltanto un anno prima.

Il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, con il suo capo di gabinetto Roberto Garofoli (rimasto al suo posto col governo Conte), provano ad aggirare il problema e fanno dimettere Ferrara e Ferrigno, così da cancellare il problema Marroni.

Il manager, già assessore alla Sanità della Regione Toscana, ha poi provato a trovare altri lavori, nel pubblico come nel privato, ma non ci è riuscito. Difficile trovare opportunit­à quando si hanno come nemici Renzi e tutto il Giglio magico e dopo aver parlato con i pubblici ministeri da accusatore.

Luigi Ferrara invece è rimasto al suo posto, anche ora che è indagato dalla Procura di Roma per false informazio­ni ai pm: è tuttora dirigente del ministero del Tesoro, dove ricopre l’incarico di capo del dipartimen­to Affari generali, quello a cui risponde la Consip.

Quando era ancora presidente di Consip, nella sua veste di capo dipartimen­to, aveva anche favorito la promozione di una funzionari­a incaricata proprio di vigilare sulla Consip, Susanna La Cecilia, con un bando appo- sito. Tutto regolare per il Tesoro e la Corte dei Conti, ma la nomina è stata contestata dal sindacato interno Uil-Pa. La propension­e di Ferrara per il doppio ruolo però è rimasta anche dopo aver lasciato la presidenza Consip. A difendere il ministero del Tesoro dalla denuncia milionaria di Marroni sarà, come sempre in questi casi, l’a vv oc at ur a dello Stato. Che però si rivolge all’amministra­zione di competenza per essere supportata nel preparare la difesa.

L’AVVOCATURA ha quindi chiesto al ministero chi si deve occupare di stabilire se le dimissioni di Luigi Ferrara e di Marialaura Ferrigno nel 2017 sono state una scelta legittima del ministro Padoan o una mossa politica che aveva il solo scopo di danneggiar­e Marroni. E il Tesoro ha risposto con il nome del dirigente che seguirà la questione: il solito Luigi Ferrara, in quanto capo del dipartimen­to competente su Consip. Chissà cosa pensa il nuovo ministro dell’E c onomia Giovanni Tria, di tutta questa vicenda. Pare che ancora il dossier del caso non sia arrivato sul suo tavolo. Tra le decisioni che spettano a Tria in questi giorni c’è anche quella che riguarda la conferma di Ferrara nel suo ruolo di capo dipartimen­to.

Cosa ne penserà? Pare che il dossier non sia arrivato sul tavolo del neo ministro Giovanni Tria

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Ansa Antagonist­i Luigi Marroni (a sinistra) e Luigi Ferrara, ex ad ed ex presidente Consip
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