Fifa, Putin riabilita anche Sepp Blatter l’impresentabile
Ospite inatteso, d’onore o indesiderato: ai Mondiali di Russia 2018 c’è anche Joseph Blatter, ex n.1 della Fifa, squalificato fino al 2021, tuttora sotto inchiesta penale per malversazione nel corso della sua presidenza. Bandito dal mondo del calcio ma invitato da Vladimir Putin per saldare un debito di riconoscenza nei confronti di un amico a cui deve parecchio: se la Coppa del mondo si gioca qui, è anche merito (o colpa) sua.
Per quasi un ventennio, Blatter è stato padre-padrone del calcio mondiale. l’impero è crollato nel 2015, all’indomani dell’ennesima rielezione, sotto i colpi dell’Fbi che portò alla luce un sistema di corruzione diffusa. Oggi Sepp è solo un arzillo 82enne, ma nonostante i guai giudiziari ancora si diverte a stare sotto i riflettori: non poteva perdersi i ‘suoi’ Mondiali di Russia.
È SBARCATO a Mosca martedì, prima della gara dei padroni di casa contro l’Egitto che ha guardato nell’hotel a 5 stelle, in compagnia della fidanzata di 28 anni più giovane. Ieri ha assistito a Portogallo-Marocco al Luzniki, rilasciando interviste e stringendo mani all’ingresso dello stadio. Si fermerà un paio di giorni nella speranza di vedere di persona Putin (ancora nulla di confermato, ma intanto ha incontrato Vita- ly Mutko, ex ministro dello Sport e capo del comitato organizzatore, coinvolto nello scandalo del doping di Stato russo), venerdì passerà da San Pietroburgo per Brasile-Costa Rica, poi tornerà a casa.
L’apparizione non è passata inosservata. La Fifa, imbarazzata ma impotente di fronte ai desiderata del padrone di casa, ha spiegato che non c’è alcuna violazione della squalifica: “Dipende da cosa fa allo stadio, non abbiamo altri commenti”. Il Cremlino ha minimizzato, precisando che si tratta di una “visita privata”. Il diretto interessato è stato più schietto: “Ho una sospensione, ma posso andare allo stadio come qualsiasi appassionato di calcio. La Fifa sa che sono un ospite del comitato organizzatore, quindi anche un loro o- spite”. Già: con Putin (anzi, Vladimir: lui lo chiama per nome) esiste una conoscenza di vecchia data, di recente confermata dal portavoce del presidente, Dimitry Peskov.
IL CAPO di Stato russo ha sempre coltivato ottime relazioni coi potenti del pallone: oggi è vicino a Gianni Infantino, che lo ha omaggiato all’ultimo congresso Fifa, e in passato lo era a Platini, ma con Blatter c’è un rapporto speciale. Insieme decisero di portare i Mondiali in Russia.
Quando scoppiò lo scandalo nel 2015, Putin fu uno dei pochi a non voltargli le spalle: “Per me merita il Nobel”. Lo aveva invitato a suo tempo a Mosca e non si è rimangiato la parola. Blatter non se l’è fatto ripetere: dispensa pareri sul torneo, attacca la formula a 48 squadre, per il 2030 candida il Regno Unito e per il futuro il Sudamerica. Forse spera ancora di rientrare nel giro, magari grazie all’amico Vladi. Difficile, a 80 anni suonati e con una lunga squalifica sul groppone: anche l’assegnazione della Coppa 2026 al Nord America (lui aveva sponsorizzato il Marocco) dimostra che non conta quasi più nulla. Questi Mondiali, però, restano una sua creatura: li ha plasmati a sua immagine e convenienza, portati in giro per il globo, trasformati in una macchina da soldi che tiene in piedi la Fifa: perché stupirsi della sua presenza?