Chieppa a Chigi con la condanna per vessazioni
A marzo è stato condannato per una forma attenuata di mobbing
Altissimo profilo e una brutta macchia. Il nuovo segretario generale della Presidenza del Consiglio è Roberto Chieppa, già presidente di sezione del Consiglio di Stato e segretario generale dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Sarà lui a lavorare fianco a fianco con il premier Giuseppe Conte e a guidare la macchina burocratica da 2.000 e passa dipendenti. Al suo curriculum specchiato però di recente s’è aggiunta la macchia di una condanna per vessazioni sul lavoro nei confronti di un sottoposto. In termini medico-legali si chiama straining ed è una forma attenuata di mobbing , un illecito civile per il quale il super-segretario ha proposto appello.
Gli è stata inferta il 20 marzo scorso dalla III sezione Lavoro. Il giudice Sigismina Rossi ha riconosciuto come provate le condotte del segretario dell’Agcm che porteranno alla “mortificazione” – si legge nella sentenza di undici pagine – del proprio subordinato gerarchico, tra demansionamenti e trasferimenti che porteranno nel tempo a una “retrocessione professionale che non può che ricondursi a una r it or si on e” ne i confronti del sottoposto sgradito. E stabilisce per la vittima un risarcimento di 16 mila euro.
Della sentenza si apprende ora, quando il nome di Chieppa rimbomba a Palazzo Chigi, anche perché il giudice non aveva accolto la richiesta di pubblicazione della stessa su organi di stam- pa. La vicenda è però delicata, tanto che perfino gli avvocati della “vittima” declinano l’invito a parlarne, così come il neosegretario alla Pcdm. L’ufficio stampa dell’Agcm fa però sapere che il giudice ha escluso il mobbing e riconosciuto solo in parte le doglianze del lavoratore. Che a maggio è stato proposto appello e che “la stessa sentenza riconosce che si tratta pur sempre di episodi che rientrano nella normale gestione del personale”.
Resta il fatto che Chieppa sarà p r e s t o r i f e r imento essenziale del premier Conte per la gestione di una ventina di dipartimenti, una dozzina di uffici di diretta collaborazione e 2.300 dipendenti. Preferito ad altri nomi, spinto secondo indiscrezioni soprattutto dal plenipotenziario leghista Giorgetti, viene appunto dall’Autorità garante della concorrenza dove da oltre sei anni si assiste a una guerra che lo contrappone a Paolo Saba, dirigente responsabile della Direzione generale tutela del consumatore. Nel 2015 il signor Saba trascina il segretario generale, difeso dall’avvocatura di Stato, davanti al giu- dice del lavoro. Vuol vederlo riconosciuta la sua autonoma responsabilità, mentre in altra sede aveva già contestato quella datoriale per “omessa tutela dell’integrità fisica e della personalità”. Lamenta una condotta “dolosamente persec utoria” nei suoi confronti, volta a emarginarlo e azzerarne la dignità professionale con reiterare ostilità, demansionamenti, trasferimenti, nonché vessazioni e ostilità personali. Condotte tali da provocargli “un danno biologico consistente in sofferenze fisiche e psichiche”. Chiede 40mila euro di risarcimento e di essere reintegrato nelle funzioni che gli erano state sottratte (fu spostato da una direzione generale a una semplice, ma per decisione del collegio e non del solo Chieppa, fa sapere l’Agcm). Esaminati perizie e documenti il giudice riconosce le ragioni del sottoposto insieme a un danno da sindrome ansioso-depressiva quantificato in 16.217. Condanna poi il neosegretario generale al pagamento di 2.500 euro di spese legali.
La sentenza
Lo scontro con un dirigente dell’Antitrust “retrocesso” e ora risarcito con 16 mila euro