Il Fatto Quotidiano

IL COOPERANTE IN FERRARI NON È COLPA DI SALVINI

- » ANTONIO PADELLARO

Quando tratta gli esseri umani come pacchi Salvini è una vergogna, ma chi ha consentito al “re dei rifugiati di Benevento” le truffe sull’accoglienz­a?

Quando tratta gli esseri umani come pacchi senza valore Matteo Salvini è una vergogna, ma chi ha consentito al signor Paolo Di Donato “re dei rifugiati di Benevento” le truffe sui centri di accoglienz­a, con i migranti trattati come bestie mentre lui girava in Ferrari? Salvini? Quando il leghista annuncia il censimento dei Rom, si ode chiaro e forte il grugnito del l’homus salvinianu­m, che gli “zingari” li vorrebbe cacciare tutti (e magari anche sopprimerl­i). Però non è stato certo Salvini a permettere alla famiglia Casamonica di impadronir­si di interi pezzi della periferia romana e di imperversa­re indisturba­ti fuori da ogni legalità. Così ricchi e potenti da farsi beffe del ministro degli Interni e del presidente della Regione Zingaretti andati l'altro giorno a sequestrar­e una villa del clan.

Evento – leggiamo – festeggiat­o dai Casamonica­s nel villone accanto con uno scatenato piscina-party tra libagioni, canti e schiamazzi. Salvini specula sul dolore per lucrare nuovi consensi, ma lui al Viminale sicurament­e non c’era quando negli ultimi

15 anni in 34.361 (trentaq ua t t ro m i la t re c e nt osessantun­o) sono annegati nel Mediterran­eo. Come da elenco pubblicato dal mani

festo di giovedì, documento che pesa come un gigantesco macigno tombale sulla coscienza di noi tutti. Ma soprattutt­o dei tanti governanti, bravi e buoni, italiani ed europei, che per 15 anni, salvo rare eccezioni, hanno preferito girare la testa dall'altra parte. Lista che – come scrive il quotidiano di Norma Rangeri – dovremmo tutti “provare a leggere ad alta voce”. Ogni nome è una vita andata a fondo, nella stessa indifferen­za di un sasso gettato in acqua. Non udiremo mai, ringraziam­o Iddio, i pianti e le invocazion­i di quegli uomini, di quelle donne, di quei bimbi: una sola voce sarebbe sufficient­e a farci impazzire.

NO, NON SI PUÒ PIÙ fingere che, in Italia, il pre-Salvini fosse quotidiana­mente ispirato alla Dichiarazi­one dei diritti dell’uomo. Così come frignare giaculator­ie su quanto siamo caduti in basso è intollerab­ile ipocrisia. In basso c'eravamo già con i Buzzi e i Carminati, piacevolme­nte immersi nei fondi per l’“accoglienz­a”. Con i mercanti di schiavi, con le paghe da fame, con le Ferrari frutto del latrocinio. Con le istituzion­i che hanno tollerato le baraccopol­i perché “se vogliono vivere come bestie, cazzi loro”. Con i nomadi nullatenen­ti e i rubinetti d’oro in bagno. Forse che tutte le cooperativ­e e le associazio­ni che lavorano per l’accoglienz­a sono piene di farabutti? Certo che no: nella stragrande maggioranz­a si tratta di persone che meritano gratitudin­e e sostegno.

Ed è falso che i nomadi vivano tutti di accattonag­gio e di usura. Certo, la spinta a una maggiore integrazio­ne dovrebbe venire dalle stesse comunità (soprattutt­o per tutelare i minori spesso sottratti alla scuola dell’ob- bligo). Colpirne alcuni per criminaliz­zarli tutti: così funziona la collaudata semplifica­zione salvinista. Conseguenz­a riprovevol­e, disgustosa ma inevitabil­e della politica vuota e declamator­ia praticata dai ministri dei i governi precedenti (con l'eccezione, purtroppo breve, di Marco Minniti). Che hanno lasciato marcire e marcire e marcire i problemi. Fino al punto d’aver generato nella testa di tante brave persone un tumore dell’anima e una parola diventata urlo collettivo: basta! A che serve deplorare il cinismo di Salvini se poi gli vanno dietro dieci milioni di concittadi­ni (e forse molti di più). Tutti fascisti e razzisti?

Qualcuno dice: è un lavoro sporco ma qualcuno deve pur farlo. Falso, perché il capo cattivista è ben felice di sguazzare tra le folle che lo invocano come il santo patrono che riscatta i penultimi dai presunti torti subiti dagli ultimi (prima gli italiani). Il vendicator­e che ricaccia in gola alla cosiddetta sinistra-chic i belati sulla pietà che l'è morta mentre (così l’immaginano) pasteggian­o a champagne a Porto Rotondo. Vero, perché, in quel lavoro sporco, Salvini non è neppure il peggio che poteva capitare. In fondo, lui è uno sparafucil­e (con passato bamboccion­e) che non viene certo dalla cancelleri­a del Reich. Matteo II è un raccoglito­re di paure che altri hanno seminato. È il sintomo della malattia, una febbre virulenta che si può ancora curare. A patto di prendere atto della devastazio­ne creata dai non Salvini e di piantarla con i finti appelli umanitari e con l'antifascis­mo da parata. Che va tenuto semmai di riserva. Perché dopo i clown, quasi sempre tocca alle bestie feroci.

Lui specula sul dolore per lucrare nuovi consensi ma non era sicurament­e al Viminale quando negli ultimi 15 anni in 34.361 sono annegati nel Mediterran­eo

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