Migranti, Malta mente e risponde picche all’Italia
La Valletta prima nega di aver ricevuto richiesta di aiuto, poi dice: “La Lifeline qui non attracca”
L’imbarcazione della Ong in acque di competenza maltese: il nodo autorizzazioni con l’Olanda. L’Europa tace
Soli, in mezzo al mare, tra la Libia, Malta e l’Italia. Per 224 migranti stipati sulla nave Lifeline la sorte sembra appesa a trattative tutte politiche, pretattiche e calcoli in vista del delicatissimo vertice di domani. Malta, come sempre ha fatto, nega ogni competenza – e quindi l’accoglienza dei naufraghi – per le navi delle Ong che navigano nelle sue acque. Salvo accoglierle quando devono comprare il carburante o fare lavori in porto ma senza far sbarcare migranti. L’Italia si dice pronta a sequestrare le navi e, per bocca del ministro dell’Interno, ad arrestare l’intero equipaggio, proseguendo nella politica dei porti chiusi alle Ong. L’Olanda - stato di bandiera secondo i registri ufficiali dell’Organizzazione internazionale marittima - nega l’esistenza di un vincolo legale con la nave, spiegando che il certificato esibito dalla Ong tedesca non ha nessun valore. Tace l’Unione europea, mentre la Spagna si offre di nuovo come terra di accoglienza, dopo il caso Aquarius.
Nel frattempo la Lifeline è ferma, immobile nelle acque di competenza maltese per le operazioni Sar (Ricerca e soccorso), con 224 persone stremate. Guardano il mare attorno, senza vedere neanche l’ombra di un pezzo di terra. Sanno molto bene da dove fuggono, il terrore dei centri libici, l’inferno del deserto attraversato per mesi. Incerta è ancora la meta, quel Place of safety, luogo sicuro, previsto dalle norme internazionali sui salvataggi. Difficile spiegare che Malta se ne frega e che in Italia le cose sono cambiate, mentre l’Europa si trova divisa.
LIFELINE NON È Sos Méditerranée, né Medici senza frontiere. È forse la più piccola delle Ong impegnate dal 2016 in poi nei salvataggi umanitari. Ragazzi di Dresda, militanti decisi a non mollare, con poca voglia di diplomazia o trattative. Fino ad oggi aveva operato pochissimo, rimanendo ferma in un porto siciliano per mesi, con difficoltà nella raccolta di fondi. Poi il Mediterraneo centrale si è di fatto svuotato di imbarcazioni di soccorso, ed hanno preso il largo. Come hanno fatto anche altre Ong – dalla Sea watch alla Open arms – si sono ri- fiutati di consegnare i migranti salvati alle motovedette libiche. Una decisione questa che, per il caso della Ong spagnola, aveva alla fine avuto l’avallo giudiziario del Tribunale di Ragusa: “Hanno agito in stato di necessità”, ha scritto il giudice. I migranti una volta salvati non possono essere riportati in Libia, luogo considerato non sicuro da diversi rapporti della Nazioni Unite e non firmatario della Convenzione di Ginevra sui rifugiati. La presenza di migranti nel Paese nordafricano sta diventando tra l’altro esplosiva, con più di 300 mila persone in situazione drammatica, pronti a giocarsi il tutto per tutto per partire. Un elemento di instabilità, questo, difficilmente risolvibile nel breve periodo. Salvini comunque si prepara ad andare a Tripoli.
Nel pomeriggio di ieri il ministro dei trasporti ed infrastrutture Danilo Toninelli ha attaccato duramente Malta, pubblicando una email di risposta alla richiesta italiana di farsi carico della nave, entrata nella zona Sar di La Valletta. “La disumanità di Malta è lo specchio dell’atteggiamento dell’Europa”, ha commentato Toninelli di fronte all’ennesimo rifiuto dei maltesi, per poi aggiungere: “Il centro di coordinamento dei soccorsi di La Valletta ha rifiutato qualsiasi tipo di intervento, se non il soccorso mirato a pochi casi di prima emergenza. Assurdo, dato che stiamo parlando di una nave con un carico circa cinque volte superiore le proprie effettive capacità”. La risposta della autorità maltesi è arrivata per bocca del ministro dell’Interno Michael Farrugia, subito retwittato dal premier Muscat: “Toni- nelli dovrebbe stare ai fatti. Il soccorso è avvenuto nell’area di ricerca e soccorso della Libia, tra la Libia e Lampedusa. L’operazione è coordinata dall’Italia. Malta non è coinvolta”. Replica arrivata dopo aver inizialmente fatto sapere di non aver ricevuto nessuna richiesta italiana. La Valletta, nelle sue comunicazioni di ieri, ha ricostruito quello che sembra essere lo schema consolidato nel Mediterraneo centrale: richiesta di soccorso presa in carico dalle autorità italiane, che subito dopo hanno affidato il coordinamento alla Guardia costiera libica. Malta spiega di non essere la prima autorità intervenuta e
L’ultima battaglia Toninelli attacca la “disumanità” maltese “specchio” dell’intera Europa
di trovarsi di fronte ad un evento “post-Sar ( Search and
rescue)”, successivo al naufragio. Una fase nella quale le autorità devono assegnare il posto sicuro per lo sbarco, il vero punto critico che sta dividendo l’Europa, con una triangolazione Malta, Spagna e Francia contrapposta all’It al ia . Duro l’attacco di Salvini verso il presidente francese, definito il “signorino Macron”. Intanto la nave rimane al largo, senza il supporto – al momento – delle navi militari italiane, come era avvenuto con il caso Aquarius.
La contestazione relativa alla documentazione della nave Lifeline continua a rima- nere un giallo. Salvini e Toninelli hanno confermato ieri l’accusa nei confronti della nave di essere senza una bandiera ufficiale. L’Organizzazione internazionale marittima, contattata dal Fatto quo
tidiano, ha confermato quanto è riportato nei database ufficiali, ovvero la nazionalità olandese per la Lifeline: “L’informazione che possiamo dare è quella dei registri sul nostro sito web, forniti dalle autorità marittime nazionali”. In ogni caso le autorità italiane hanno avviato una indagine specifica, minacciando il sequestro della nave qualora giunga in un porto italiano.