Nuova legge anti-fake news: Francia divisa
Combattere le fake news è anche una questione personale per Emmanuel Macron. Nel bel mezzo delle elezioni per l’Eliseo, l’allora candidato di En Marche era stato il bersaglio di alcune bufale. Prima del ballottaggio, la leader del l’ultradestra Marine Le Pen, sfidante nella corsa al vertice della République, aveva insinuato che Macron nascondesse un conto bancario alle Bahamas. Sulla fogna del web erano circolate voci sulla sua presunta omosessualità. E si erano sospettate ingerenze russe nella campagna: Macron aveva accusato i media Russia TodayeSputnikdi aver diffuso falsità sul suo conto su pressione di Mosca, come era successo contro Hillary Clinton per l’elezione di Trump negli Usa.
A GENNAIO il presidente ha dunque annunciato una legge per lottare contro “i tentativi di destabilizzazione dall’esterno” e la “diffusione virale delle false informazioni”, secondo le parole della deputata En Marche Naïma Moutchou, relatrice del testo. La nuova norma è stata pensata per i periodi delle elezioni e per i social sui quali, lo ha detto di recente Science, “le notizie false viaggiano più veloci di quelle vere”. Ad aprile la Commissione europea ha raccomandato la creazione su scala Ue di un codice di buona condotta contro la disinformazione. La Germania ha introdotto sin da gennaio una legge più generale che impone alle piattaforme su internet di sopprimere in 24 ore i contenuti illegali, razzisti, che incitano all’odio e anche le fake news. In Italia, in campagna elettorale, si è testato, senza grossi successi, il “bottone rosso” della polizia per bloccare le fake di propaganda.
LA FRANCIA vuole una legge apposita che, nel calendario serrato del governo, dovrebbe entrare in vigore prima delle elezioni europee del 2019. Ma la sua elaborazione è più faticosa del previsto. Il testo doveva essere approvato in Assemblea inizio giugno, ma il voto è stato rinviato a luglio, perché resta ancora un centinaio di emendamenti da discutere. Innanzi tutto non chiamatela più legge anti-fake news, ma legge “contro la manipolazione dell’informazione”. Una delle prime difficoltà è proprio stabilire una definizione di fausse nouvelle che accontenti tutti. É considerata fake news ogni “affermazione di un fatto privo di elementi verificabili che possano renderla verosimile”. La legge prevede che partiti e candidati possano rivolgersi alla giustizia per far cessare in massimo 48 ore la propagazione delle falsità di cui si riten- gono vittima. Il Consiglio superiore dell’audiovisivo potrà sospendere un’emi tten te “controllata da uno stato straniero o sotto la sua influenza”, se le false notizie che questa mette in circolazione “minano gli interessi della nazione”.
IN FRANCIA c’è chi ritiene che la legge sia inutile, chi la giudica pericolosa. I primi ricordano che esiste già la legge sulla libertà di stampa del 1881 ( aggiornata nel 2002) che, nell’art. 27, punisce “la pubblicazione, diffusione e riproduzione con qualsiasi mezzo di notizie false, contraffatte, alterate”. Più preoccupati sono i giornalisti. Il sindacato Snj teme che la legge sfoci nella “c en s u ra ”. Per Christophe Deloire, segretario generale di Reporter senza frontiere, “non sta a un giudice decidere sull’esattezza di un’informazione”. In un editoriale, Jérôme Fenoglio, direttore di Le Monde, ha del resto ricordato al presidente che i giornali non hanno aspettato il suo arrivo all’Eliseo per fare il loro lavoro, munendosi di strumenti di verifica di siti e notizie sospette: “Il problema delle nostre società non sta tanto nelle notizie false, quanto nel fatto che molti cittadini abbiano scelto di crederci. É pericoloso pensare che una legge simbolica possa bastare a risolvere la crisi delle nostre democrazie, che sta nella sfiducia crescente dei popoli verso le istituzioni”.
Sullo scacchiere politico, i più ostili sono i due estremi. Marine Le Pen ha denunciato una legge “liberticida”. Il leader di estrema sinistra, Jean-Luc Melenchon, che in genere non risparmia critiche ai giornalisti, vede nel testo un “grossolano tentativo di controllo dell’informazione”.
NORMA CONTROVERSAReporter senza frontiere: “Non tocca ai giudici stabilire quali notizie siano vere” Le Monde: “Ci regoliamo da soli”. Contrari anche Le Pen e Melenchon. A luglio il voto parlamentare COSA CHIEDE L’EUROPA
Lo scorso aprile Bruxelles ha raccomandato su scala Ue la creazione di un codice anti-disinformazione
ELEZIONI NEL 2019
Il presidente vuole il testo approvato per evitare la diffusione di bufale durante le prossime Europee