Novità: stipendi, canone Rai e cedolare secca
Il 2 luglio chiama all’appello milioni di contribuenti tra nuove regole e pagamenti
Anche se la giornata di oggi rappresenta per i più l’inizio dell’estate e delle vacanze, agli occhi del Fisco i contribuenti non possono ancora rilassarsi: mancano infatti ancora poche ore per tre appuntamenti che riguardano la stragrande maggioranza degli italiani: le scadenze per richiedere l’esenzione del canone Rai e per pagare la cedolare secca sugli affitti. Mentre da oggi i datori di lavoro non potranno più pagare in contanti le retribuzioni ai lavoratori dipendenti e ai collaboratori. Andiamo con ordine.
CANONE RAI. Per richiedere l’esonero per il secondo semestre dell’anno della tassa più odiata dagli italiani, che dal 2016 viene corrisposta con la bolletta dell’energia elettrica, si deve inviare entro oggi un modello per comunicare di non possedere il televisore in casa. Il canone che, secondo i dati diffusi a inizio anno dal Mef ha portato nel 2017 un gettito di 1,81 miliardi di euro con un incremento dell’0,8% rispetto al 2016 – mentre per viale Mazzini si è registrata una perdita di introiti di 133 milioni di euro a causa della riduzione dell’importo da 100 euro a 90 euro –, può non essere pagato da chi ha cambiato casa da poco o comunque ha attivato un’utenza elettrica di tipo residenziale ma non possiede la tv e dagli eredi che devono chiedere l’esonero per l’abitazione in cui l’utenza elettrica è ancora intestata al deceduto. Nel primo caso va compilata la sezione A del modello, che si trova sul sito dell’Agenzia delle Entrate, barrando la casella con la quale si autocertifica di non avere il televisore. Mentre gli eredi devono compilare la sezione B. La dichiarazione va inviata online dal sito delle Entrate oppure tramite i Caf. In alternativa è prevista la presentazione per raccomandata senza busta, ma non è affatto facile. Chi ha provato a farlo, l’ha definito un incrocio tra un origami e un’esercitazione di educazione tecnica, visto che il plico va fabbricato con le proprie mani piegando tutti i fogli a soffietto in tre parti, in modo da simulare la forma di una busta. In questo modo la piega lascerà il testo stampato all’interno (non visibile) e la parte bianca all’esterno, su cui scrivere il mittente e il destinatario. Se si salta la scadenza del 2 luglio il canone per il secondo semestre è dovuto. Si potrà però evitare l’addebito del canone in bolletta per il prossimo anno, perché la dichiarazione presentata dal 3 luglio in poi ha valore per l’intero 2019. Anche i cittadini che hanno compiuto 75 anni, con un reddito annuo non superiore a 8.000 euro, possono richiedere l’esenzione.
CEDOLARE SECCA.
I contribuenti titolari di redditi da locazione che hanno aderito al
regime della cedolare secca al 21% ovvero al 10% sugli affitti devono effettuare entro oggi il versamento di saldo 2017 e acconto 2018, un’accoppiata che l’anno scorso ha portato nelle casse dell’Erario circa un miliardo di euro. L’acconto è pari al 95% dell’imposta dovuta per l’anno precedente. Se non supera 51,65 euro, non va versato e si paga tutto a saldo. Se, invece, è pari o superiore a 257,52 euro, va versato in due rate: la prima, pari al 40%, si paga con il codice tributo 1840 entro il 2 luglio; la seconda, pari al restante 60%, entro il 30 novembre. Il saldo del 5% va invece pagato entro il 30 giugno dell’anno successivo. La cedolare secca, scelta da tre proprietari su 4, è in genere più conveniente perché l’aliquota è più bassa di quelle Irpef, non si versano le addizionali locali e si risparmia l’imposta di registro annua del 2%. Solo chi ha elevati importi di oneri detrai-
bili o deducibili, deve verificare bene se, escludendo dal reddito complessivo l’affitto soggetto alla cedolare, non perda in tutto o in parte il diritto a detrarre gli oneri. Anche per i contratti di locazione brevi a scopo abitativo, di durata non superiore a 30 giorni, stipulati dal 1° giugno 2017, i p ro p r ie t ar i possono scegliere — in alternativa all’Irpef — di applicare la cedolare secca con aliquota del 21%.
STIPENDI.
Da oggi, come previsto dalla legge di Stabilità, per le retribuzioni dovranno essere usati solo mezzi di pagamento in grado di assicurare la tracciabilità del movimento di denaro, come bonifico o assegno) sia per i lavo-
ratori dipendente che per quelli che hanno rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, pena una sanzione da 1.000 a 5mila euro. Mentre fino a ora era possibile trasferire somme in contanti di importo fino a 2.999,99 euro. Sono escluse, invece, le prestazioni di tipo occasionale, ma anche i collaboratori domestici potranno ancora essere pagati in contanti. Sul fronte dei pensionati, invece, le poste potranno ancora pagare in contanti gli assegni inferiori a mille euro, come previsto già dall’aprile 2012. Tutte le altre vanno accreditate sul conto corrente bancario o postale, sul libretto postale o sulla carta prepagata.
Stop ai contanti
La normativa sulle retribuzioni metterà fine al fenomeno delle false assunzioni