Terni, il sindaco clerico-sovranista che va alla messa tradizionalista
Con l’elezione di Latini, l’ex città comunista s’allinea al peggiore cattolicesimo: quello di Polonia e Ungheria
Èun piccolo segnale, circoscritto al perimetro urbano di Terni, ex gloriosa città operaia e rossa, ma registra comunque un salto di qualità della destra sovranista e xenofoba all’ultimo turno delle Amministrative: l’elezione a sindaco del centro umbro di un esponente clericale che frequenta ambienti tradizionalisti e anti-bergogliani e va alla messa in latino, quella preconciliare.
Parliamo del leghista Leonardo Latini, con un passato nerissimo da camerata missino e rautiano. Il giorno del ballottaggio, il 24 giugno scorso, ecco cosa ha scritto la Brigata Ratzinger sulla propria pagina Facebook: “Vogliamo fare un grande ‘in bocca al lupo’ al brigatista Leonardo Latini in lizza per la carica di sindaco a Terni. La Brigata è con te!”. Premessa: sono tantissimi sul web i gruppo cattolici contro papa Francesco che si richiamano al suo predecessore e attuale papa emerito.
DETTO QUESTO, sulla pagina della Brigata a colpire sono gli annunci di preghiere, processioni e veglie in tutta Italia per riparare allo svolgimento degli odiati Gay Pride. C’è anche una frase di Santa Caterina di Siena, patrona d’Italia e d’Europa: “Commettendo il maledetto peccato contro natura, quali ciechi e stolti, essendo offuscato il lume del loro intelletto, non conoscono il fetore e la miseria in cui sono”.
L’omofobia è un tratto dominante di questa destra farisea che nega la misericordia di Francesco e ha come punto di riferimento il cardinale Burke, nemico principale del pontefi- ce. L’elezione di Latini è stato salutata con giubilo anche da un noto sito conservatore: messainlatino.it, che ha ricordato la partecipazione del neosindaco a un pellegrinaggio del 2016 a Norcia del Coordinamento nazionale del Summorum Pontificum, che aggrega enti e comunità ecclesiali anti-conciliari.
Fede e politica, dunque, come nella Polonia dell’ex premier Beata Szydlo, che ha un figlio sacerdote tradizionalista, o peggio ancora dell’Ungheria di Orbán, che recentemente ha ricevuto una delegazione del “Sacro Cuore” di Tolentino, enclave orbaniana nel nostro Paese.