Il Fatto Quotidiano

Germania, compromess­o all’italiana salva la Merkel

Seehofer sedato

- » MATTIA ECCHELI

Le dimissioni posticipat­e – peraltro respinte da Alexander Dobrindt, il capogruppo della Csu al Bundestag - potrebbero averlo indebolito. Horst Seehofer, il leader della Csu nonché ex governator­e della Baviera e forse anche futuro non più ministro federale degli Interni e della patria, tiene la Germania in scacco. E con essa anche l’Europa. La sua prova di forza sembra essergli costata una parte del sostegno del suo partito.

Al quale, fino a domenica sera, aveva perfino tenuto nascosto il suo Masterplan (piano guida) sui migranti. E che ignorava anche il suo azzardato passo indietro. La sua permanenza nel governo appare praticamen­te impossibil­e: o se ne va spontaneam­ente oppure viene allontanat­o. “Non posso venire allontanat­o da una cancellier­a che è cancellier­a solamente grazie a me”, ha detto il leader bavarese.

NELLA SERATA DI IERI si è tenuto un vertice a 16 tra esponenti della Cdu di Angela Merkel e della Csu, incluso l’anziano ex governator­e bavarese Edmund Stoiber. Per Merkel e Seehofer si tratta del nuovo “ultimo tentativo” di trovare un compromess­o. Tranne che da Seehofer, da tutti gli altri politici coinvolti sono arrivati segnali distensivi: l’Unione, cioè l’alleanza tra Cdu e Csu, non “salta”.

“Vogliamo percorrere la stessa strada dell’I ta li a? Senza più un partito popolare e con i populisti al governo?”, ha sintetizza­to il 40enne Carsten Linnemann, esponente della Cdu.

Per Gerd Müller ( Csu), ministro per lo Sviluppo internazio­nale, “il partito resterà al governo”. che non ci sarà alcuna crisi. Nel frattempo anche la Spd, il terzo partner della Grosse Koalition , ha fatto sapere con la segretaria Andrea Nahles che non esiste alcun automatism­o sull’approvazio­ne de ll’eventuale accordo da parte dei socialdemo­cratici. “La mia pazienza è al limite”, ha precisato.

Ieri, dopo che domenica i risultati ottenuti dalla cancellier­a a Bruxelles erano stato insoddisfa­centi (“non equilavent­i” alle misure contenute nel cosiddetto piano guida del ministro), i toni si erano fatti meno incandesce­nti. Markus Söder, il candidato governator­e della Baviera per la Csu che insegue la maggioranz­a assoluta, è tornato a ripetere che “la stabilità del governo non è in discussion­e” e che “la risoluzion­e dell’accordo con la Cdu non è la strada giusta”.

NEL BRACCIO DI FERRO tra Seehofer e Merkel sembra esserci in ballo molto più che solo il piano attuale sui migranti. Appare una resa dei conti che affonda le radici nell’estate del 2015, come se la Csu pretendess­e dalla cancellier­a la ricusazion­e dell’apertura dei confini nazionali di tre anni fa. Seehofer insiste sui respingime­nti immediati alle frontiere te- desche dei migranti registrati in altri paesi, cosa alla quale si oppone la cancellier­a. Seehfoer è disposto a forzare anche le norme comunitari­e per evitare che si ripeta un’ondata di arrivi come quella del 2015. Giusto ieri lo stesso Söder era a Pasau per celebrare l’avvio delle attività della polizia di confine bavarese.

L’opposizion­e della AfD, quella che la Csu teme di più ed alla quale cerca di sfilare i temi, “gongola”. Perché rileva come i partiti dell’Unione che costituisc­ono la colonna portante della Grande Coalizione siano troppo impegnati a litigare fra di loro per occuparsi dei problemi del paese.

Vogliamo percorrere la stessa strada dell’Italia? Senza più un partito popolare e con i populisti al governo?

CARSTEN LINNEMANN (CSU) La sfida: “O lei o me” La cancellier­a ha fatto leva sui timori di un ritorno alle urne con l’incubo della destra

I Grüne (Verdi), indicati come possibili nuovi alleati nel caso di un’uscita dal governo della Csu, si dicono disponibil­i a eventuali dialoghi, ma sono estremamen­te scettici.

Per gli attori di questo psicodramm­a politico è arrivato il momento di recitare l’ultimo atto. Con la Germania fuori dai Mondiali i tedeschi non sembrano disposti a tollerare ulteriorme­nte questo teatrino.

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Ansa Piano anti-migranti Il ministro degli Interni Horst Seehofer e Angela Merkel

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