Deleghe, l’accordo ancora non arriva La Lega vuole i porti, il M5S resiste
L’ennesimo rinvio sulle competenze
Il
decreto dignità sì, le deleghe ancora no. Ed è un altro rinvio. Perché tra gli alleati che non si definiscono tali, Lega e Cinque Stelle, si discute forte e in alcuni casi si litiga sulle competenze da distribuire tra ministri, vice e sottosegretari. Ossia della qualità e della quantità del potere da gestire, e non è affatto un dettaglio. Anzi, è la sostanza. “Sulle deleghe c’è dibattito acceso in tutti i governi” riflette un 5Stelle, sottosegretario. Vero.
PERÒ IL GOVERNO gialloverde dovrebbe avere fretta di fare, perché tra una sparata al giorno di Salvini e qualche contromossa di Di Maio finora è andato pianissimo. E allora la partita delle deleghe andava risolta in fretta, quindi prima. Tanto è vero che ieri, si sussurra, hanno provato a cercare una quadra per infilarle all’ultimo minuto nel Consiglio dei ministri. E invece niente, o quasi. So- lo il riordino del ministero dei Beni e delle Attività culturali con il trasferimento delle competenze sul Turismo al ministero dell’A g r i c ol t u r a guidato dal leghista Gian Marco Centinaio, per inciso direttore commerciale di un tour operator. Ma tutto il resto va ancora definito. Per esempio al Viminale, il ministero dell’iper-attivo Salvini. E con lui ci sono quattro sottosegretari: i salviniani doc Stefano Candiani e Nicola Molteni assieme a Carlo Sibilia, già nel Direttorio del M5S, e Luigi Gaetti, ex senatore del Movimento ed ex vicepresidente della commissione Antimafia.
E la ripartizione delle competenze non è esattamente semplice. Innanzitutto sulla delega alla pubblic sicurezza, invocata dal M5S. Come non è affatto liscia neanche nel dicastero oggi più incandescente, quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, retto dal dimaiano Danilo Toninelli. Perché il sottosegretario del Carroccio Edoardo Rixi rivendica la delega pesante ai porti. Ma Toninelli ha altri piani.
OSSIA VUOLE tenersi la delega sulla guardia costiera e il potere di firma sui porti, quelli di cui Salvini ha annunciato più volte la chiusura. Però conteranno, eccome, anche le deleghe da dividere nel ministero dell’Economia, su cui nelle prossime ore Giovanni Tria farà il punto. E la più incisiva di questi tempi è quella al Fisco, che dovrebbe spettare a Massimo Garavaglia, vicino a Roberto Maroni. Nodi da risolvere. Anche se Salvini non pare così preoccupato. Tanto che ieri ha disertato il Cdm per assistere al Palio di Siena assieme a Centinaio.