Tinebra, Palma e gli altri pm “Buchi” e misteri delle indagini
ILVECCHIOPOOL Il depistaggio di Scarantino
“Chiedo a Mattarella che sia fatta luce sulle responsabilità dei magistrati ”. È l’appello di Fiammetta Borsellino. Ma chi si è occupato della prima indagine su via D’Amelio? E con quali ruoli?
Gianni Tinebra. Procuratore di Caltanissetta dal 15 luglio 1992, è scomparso nel 2017. I giudici del quater sottolineano che il giorno dopo la strage in modo “irr itua le” chiede la collaborazione di Bruno Contrada alle indagini. Una rapidità, che fa seguito “alla mancata audizione di Borsellino nei 57 giorni tra Capaci e via D’Amelio”. Al quater, rivela che prima del 19 luglio ebbe contatti con Borsellino: “Dovevamo vederci il venerdì (il 17ndr), ma disse che era impegnato e rinviammo al 20”. Quel giorno, però, il giudice era già stato ucciso. Sul ruolo di Arnaldo La Barbera è stato preciso: “Le indagini furono assunte in maggior proporzione da lui”. Francesco Paolo Giordano. È stato procuratore aggiunto. Ha detto che nei confronti di La Barbera, motore delle indagini, esisteva un “rapporto di affidamento per la conoscenza che mostrava dei fatti. Nonostante ciò ci rendevamo conto che il furto della 126 era stato assunto da persone che non rivestivano un ruolo di eccellenza in Cosa nostra. C’erano quindi mol- te perplessità. Ma Arnaldo era convintissimo”.
Carmelo Petralia. Si occupa fin dall’inizio dell’indagine con Tinebra e Giordano. Il 3 ottobre ’92 a Mantova è presente con La Barbera e il poliziotto Vincenzo Ricciardi all’interrogatorio di Salvatore Candura. Pochi giorni prima, Ricciardi era stato autorizzato a colloqui investigativi con Candura che da quel momento si attribuisce il furto della Fiat 126. Il 26 luglio ’95, lo stesso giorno della ritrattazione di Scarantino, si precipita ad interrogarlo e Scarantino fa dietrofront..
Ilda Boccassini. Applicata a Caltanissetta nell’ottobre ’92, poco dopo l’arresto di Scarantino. Il 24 giugno ’94 interroga il balordo appena pentito. “Le perplessità per me – dice al quater – iniziano allora”. Ma dal 4 al 13 luglio ’92 autorizza dieci colloqui investigativi con Scarantino a Pianosa. Il 6 settembre ’94 è di nuovo davanti a Scarantino che indica i collaboratori Di Matteo, Cancemi e La Barbera, come presenti a Villa Calascibetta alla riunione preparatoria per via D’Amelio. La dichiarazione incrina la credibilità dei tre pentiti, pilastri dell’inchiesta su Capaci. Secondo la collega Anna Palma, quel pomeriggio la Boccassini preoccupata telefona a La Barbera. Ma Boccassini nega. Poco dopo scrive due lettere per esternare perplessità su Scarantino. La prima, del 10 ottobre, è indirizzata a Tinebra e a Giordano.
Della seconda, scritta il 12 ottobre insieme al collega Roberto Saieva, Boccassini spiega che “era destinata a tutti i c o l l e g h i ’ ’ . Ma Palma e Nino Di Matteo dicono di non averla mai vista.
Anna Palma. Applicata a Caltanissetta il 14 luglio ’94. È il pm del Borsellino Uno con Petralia, e dei processi Bis e Ter con Di Matteo. Sarebbe lei, secondo Scarantino, ad aver portato a San Bartolomeo al Mare i verbali che servivano a preparare il balordo alle udienze, nella fase dell’“indottrinamento” che ha provocato la richiesta di rinvio a giudizio per tre poliziotti (Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei), ma Palma nega risolutamente.
Nino Di Matteo. Sostituto dal 16 settembre ’92 fino al ’99. Il primo atto al quale partecipa è l’interrogatorio di Scarantino nel novembre ’94, a Genova, per raccogliere da capo le sue dichiarazioni: “Non ho partecipato alla prima fase delle indagini, condotte da Boccassini, Petralia e altri, in collaborazione con La Barbera”. E spiega: “Le perplessità su Scarantino c’erano. Con la Palma ritenemmo di utilizzarlo per quello che aveva dichiarato prima del 6 settembre ’94 e solo per le parti riscontrate”.
Francesco Caruso e Gianluigi Zulian. Presidente e giudice a latere del Borsellino bis di appello, nella sentenza scrivono: “La narrazione di Scarantino è precisa, analitica, motivata in relazione a ciascun passaggio: persino la necessità di entrare nella sala della riunione per prelevare una bottiglia d’acqua è stata accompagnata dal preciso riferimento alla colazione molto saporita che il gruppo degli accompagnatori aveva consumato all’esterno della sala”.
Nino Di Matteo “Non partecipai alla prima indagine condotta da Boccassini, Petralia e altri”