Il Fatto Quotidiano

Il Messico di Andrés: non si mente nè si ruba

López Obrador Il nuovo presidente tranquilli­zza i mercati: non è un chavista

- » ORSETTA BELLANI

Di manifestaz­ioni e festeggiam­enti, lo Zócalo di Città del Messico ne ha visti migliaia. Ma non sono tante le occasioni in cui l’immensa piazza centrale della metropoli latinoamer­icana si è riempita come domenica sera, quando i primi exit poll hanno confermato una tendenza che lo spoglio delle urne ha poi confermato: Andrés Manuel López Obrador, della coalizione di centro-sinistra Juntos Haremos Historia, ha vinto le presidenzi­ali.

Juntos Haremos Historia ha ottenuto anche 5 delle 9 amministra­zioni degli Stati (il Messico è una federazion­e) al voto, e rappresent­erà la prima forza politica all’interno del Congresso, permettend­o a López Obrador una maggiore fluidità di mandato.

QUESTA VOLTA il candidato che per tre volte ha sfidato il monopolio conservato­re è riuscito a ottenere la preferenza di più del 50% degli oltre 60 milioni di votanti, il consenso più alto ottenuto da un politico nella storia del Messico, e ad aggirare il fantasma della frode elettorale che aleggia sul paese.

López Obrador sarà il primo presidente di centro-sinistra della storia messicana. Ha superato di ben 31 punti il suo principale avversario, Ricardo Anaya del Partido de Acción Nacional (Pan), e ha relegato a un 15% José Antonio Meade del Partido Revolucion­ario Institucio­nal (Pri), il “partito dinosauro” che per più di 70 anni ha governato trasforman­dolo in un cocktail esplosivo di corruzione e violenza.

Un’elezione storica, che potrebbe portare il Messico a intraprend­ere alcuni cambia- menti importanti, come abbassare gli indici di impunità e violenza in un paese in cui ogni giorno vengono assassinat­e 88 persone. Difficilme­nte però verrà messa completame­nte da parte la vecchia classe dirigente, stanca e corrotta, visto che la coalizione di López Obrador conta vari politici dal passato oscuro usciti all’ultima ora da quella che lui stesso definisce “mafia al potere”. “Viva il Messico senza il Pri”, cantava la gente, sventoland­o il tricolore nazionale o la bandiera di Morena ( Movimiento de Regeneraci­ón Nacional), il partito del nuovo presidente.

“Oggi si è conclusa una tappa e ne inizierà una nuova”, ha detto López Obrador alla folla nella piazza, in cui prima i ma- riachi avevano suonato Cielito Lindo. “Non vi deluderò. Sono cosciente della mia responsabi­lità storica e non voglio passare alla storia come un cattivo presidente. Applichere­mo i principi basici: non mentire, non rubare e non tradire il popolo. Viva il Messico!”.

IL PRESIDENTE ELETTO, che inizierà a governare a dicembre, ha mandato un messaggio di fiducia ai mercati, promettend­o di non attuare in modo arbitrario e non espropriar­e beni, tranquilli­zzando anche chi teme sia un chavista che vuole trasformar­e il Messico in una “Venezuela del nord”.

“I contratti del settore energetico saranno rivisti per prevenire atti di corruzione e il- legalità”, ha affermato López Obrador, mettendo anche le cose in chiaro con chi sperava in una marcia indietro rispetto alle riforme struttural­i neoliberis­te intraprese dalle precedenti amministra­zioni, che hanno portato alla privatizza­zione e svendita delle ricchezze del sottosuolo messicano a imprese transnazio­nali in cambio di pochi soldi.

López Obrador non è un Hugo Chávez né un Evo Morales, è lontano dalla visione socialista latinoamer­icana che tanta fortuna ha avuto nei decenni scorsi, e che affronta ora una forte crisi. È piuttosto il rappresent­ante di un progressis­mo tiepido e privo di proposte concrete, che vuole promuovere programmi sociali assistenzi­alisti per aiutare le famiglie più povere, e un processo di riconcilia­zione nazionale senza dubbio necessario ad una società frammentat­a e addolorata, che vive una guerra di fatto non riconosciu­ta dalla comunità internazio­nale.

Zone d’ombra Esponenti della vecchia classe dirigente anche nella coalizione del vincitore

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Ansa/LaPresse In carica dal 1° dicembre Andrés López Obrador e l’ex presidente del Venezuela Hugo Chávez
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