Il Fatto Quotidiano

Azzardo, la megalobby che fa guerra a Di Maio

Un mercato da oltre 100 miliardi

- » STEFANO CASELLI

■Gli ultimi dati parlano di una quota di giocatori “problemati­ci” del 2,4% (circa 400 mila persone), perlopiù uomini. Gratta&Vinci e Lotto in testa ma crescono (anche grazie ad app e spot) le scommesse sportive

Eanche quota 100 miliardi è stata superata. Gli ultimi dati disponibil­i, quelli del 2017, certifican­o che la spesa di acquisto degli italiani per il gioco d’azzardo – nelle sue 47 forme disponibil­i – ha superato la fatidica soglia. Le vincite redistribu­ite ai (pochissimi) vincitori sono al di sotto degli 80 miliardi; dei 22-23 rimanenti la metà circa finisce nelle casse dello Stato. Una cifra non trascurabi­le. Ma l’i nc as so dell’erario vale il prezzo delle ludopatie? Il punto è centrale, come confermano le polemiche intorno al “decreto Dignità” che prevede, tra le altre cose, il divieto di pubblicità per giochi e scommesse.

L’ITALIA ha un livello di tassazione tra i più alti d’Europa, il doppio di Francia e Gran Bretagna, il quadruplo di Spagna e Germania. Ma se pure le entrate del 2016 hanno superato i 10 miliardi (su una base di 96 miliardi di giocate) il sistema fa acqua da tutte le parti. Attualment­e, dopo la liberalizz­azione del 2008 (governo Berlusconi) esistono dieci concession­arie private autorizzat­e dai Monopoli di Stato, ma l’arcipelago delle gestioni appaltate all’esterno è un fertile terreno per la criminalit­à organizzat­a, come la recente storia giudiziari­a dimostra. E certo non è conclusa la vicenda delle multe miliardari­e causa eva- sione fiscale non pagate dalle concession­arie stesse. Anzi.

La storia, che il Fattoha raccontato più volte, inizia nel 2006, quando la Guardia di Finanza scopre che migliaia e migliaia di slot machine sparse per l’Italia non erano – come da obbligo di legge – collegate alla rete SoGei, società pubblica incaricata della regolarità della taratura degli apparecchi. Bastava staccare un collegamen­to e gli incassi, che avrebbero dovuto essere ripar- titi tra vincite e imposte, finivano tutti nelle tasche degli operatori di filiera. La Procura Generale della Corte dei Conti stimò – sulla base dei contratti stipulati tra Monopoli e concession­ari – in 89 miliardi il danno subito dalle casse dello Stato. Ma nel 2012 la Corte inflisse alle concession­arie sanzioni pari a “soli” 2,5 miliardi di euro, poi ridotti a poco meno di 700 milioni nel 2013 grazie alla “definizion­e agevolata del pagamento” introdotta dal go- verno Letta. Tra le concession­arie multate anche la Atlantis World, fino al 2008 rappresent­ata in Italia da Amedeo Laboccetta, ex deputato Pdl. Secondo gli inquirenti che indagarono l’ex presidente della Banca Popolare di Milano Massimo Ponzellini (condannato in primo grado a un anno e sei mesi) per un finanziame­nto di 148 milioni alla Atlantis, la società faceva capo al catanese Francesco Corallo. Il padre, Gaetano Corallo era considerat­o vicino al boss Nitto Santapaola ed è stato condannato per associazio­ne a delinquere.

LA VICENDA delle multe non è ancora conclusa. Quel che è certo è che tra il 2005 e il 2007, come stabilì la Corte dei Conti, ci furono “gravissime carenze nel sistema”. Assai meno certo è che oggi le cose siano cambiate, soprattutt­o alla luce della moltiplica­zione delle tecnologie disponibil­i rispetti a dieci-dodici anni fa.

C’è poi, ovviamente, oltre alla convenienz­a economica il fattore sociale. Gli italiani giocano sempre di più. Secondo una ricerca del Cnr nel 2017 hanno tentato la fortuna almeno una volta oltre 17 milioni di persone (il 42,8% della popo- lazione) contro i 10 milioni del 2014 ( 27,9%). La quota di “p ro b l em a t ic i ”, in costante aumento, è del 2,4% (circa 400 mila persone). Giocano più gli uomini delle donne (51,1% e 34,4%), il 74% predilige il Gratta&Vinci, al secondo posto (nonostante una flessione dal 72,7% al 50,5%) Lotto e SuperEnalo­tto. Infine, al terzo posto, le scommesse sportive, salite dal 18,3% del 2010 al 28%

La stima contabile Tra il 2005 e il 2007 i dieci concession­ari avrebbero evaso tasse per decine di miliardi

del 2017. Un aumento dovuto principalm­ente alla sempre maggiore offerta di app per smatphone e tablet e – e qui torniamo al “decreto Dignità” – di insistente pubblicità.

Se da questi dati totali ci spostiamo al sottoinsie­me dei giocatori “problemati­ci”, scopriamo che la percentual­e delle scommesse sportive si impenna al 72,8%. Insomma, un punto a favore per i sostenitor­i del divieto di pubblicità a giochi e scommesse.

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Una slot Ansa
 ?? Ansa ?? La truffa delle slot Per anni i concession­ari non hanno versato le tasse dovute sulle giocate
Ansa La truffa delle slot Per anni i concession­ari non hanno versato le tasse dovute sulle giocate

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