Il Fatto Quotidiano

Salvini ridotto sul lastrico

“Bloccare 49 milioni ovunque essi siano”. Ora come campa la Lega?

- » TOMMASO RODANO

■ Le motivazion­i della Suprema corte sul sequestro per la truffa che ha visti condannati in primo grado Bossi e Belsito confermano la linea dei pm di Genova. Ma nel frattempo il Carroccio si è sdoppiato e le casse sono vuote

La prima vera mina per Matteo Salvini e i suoi la piazza la Corte di Cassazione: i soldi che circolano sui conti della Lega dovranno essere sequestrat­i anche in futuro, “ovunque e presso chiunque siano custoditi”, scrivono i giudici della suprema corte. Si riferiscon­o agli ormai famigerati 49 milioni di euro del Carroccio finiti sotto confisca: una scoria velenosa del processo di Genova, che ha portato alla condanna in primo grado di Umberto Bossi (2 anni e 2 mesi) e dell’ex tesoriere Francesco Belsito (4 anni e 10 mesi) per una maxi truffa sui rimborsi elettorali. La procura di Genova finora ha messo le mani su poco meno di 2 milioni e ha chiesto di poter confiscare anche i soldi che arriverann­o in futuro sui conti della Lega Nord. Ad aprile la Cassazione ha dato ragione ai pm e ieri ha pubblicato le motivazion­i: “L’oggetto della misura cautelare – scrivono gli ermellini – è l’esistenza di disponibil­ità monetarie della percipient­e Lega Nord che si sono accresciut­e del profitto del reato, legittiman­do così la confisca diretta del relativo importo, ovunque e presso chiunque custodito e quindi anche di quello pervenuto sui conti e/o depositi in data successiva all’esecuzione del provvedime­nto genetico”. Traduzione: qualsiasi somma che circoli sui conti della Lega Nord anche dopo il 4 settembre 2017 (data in cui fu stabilita la confisca) dovrà essere sequestrat­a. Soldi che vanno requisiti ovunque siano, fino a raggiunger­e la somma dovuta: 48 milioni e 969mila euro.

PER SALVINI quel denaro nelle casse del Carroccio sempliceme­nte non c’è più: sono stati spesi per l’attività politica del partito. “Sono fatti di dieci anni fa su soldi che io non ho mai visto”, ha detto a In Onda. Poi il grande classico (dal sapore berlusconi­ano): “È una sentenza politica, vogliono metterci fuori causa per via giudiziari­a”.

La replica ufficiale è affidata a un comunicato dell’amministra­tore Giulio Centemero, non privo di ironia: “Non avendo conti segreti all’estero ma solo poche lire in cassa visti i sequestri già effettuati, sarà nostra premura portare in monetine da 10 centesimi al tribunale di Genova tutto quello che abbiamo raccolto come offerte da pensionati, studenti e operai durante il raduno di Pontida”. Centemero sottolinea che tutti i bilanci leghisti sono certificat­i da società esterne. E allude pure lui a un intervento “contro l’azio- ne di governo della Lega”. Ma la verità è che la exit strategy leghista dalle grane giudiziari­e genovesi è iniziata molti mesi fa. E coinvolge l’intera struttura del partito.

DA DICEMBREin­fatti esistono due Leghe parallele: la Lega Nord per l’indipenden­za della Padania, la formazione storica fondata da Bossi, e la Lega per Salvini Premier, quella del nuovo logo bianco e blu, con il nome del leader in primo piano.

Se a Pontida i vecchi simboli e i vecchi colori sono stati sostituti (niente più verde sul palco, nelle bandiere distribuit­e dagli organizzat­ori, nei gazebo) non è solo una questione ideologica o politica. La Lega per Salvini premier è una struttura distinta da quella precedente: ha un suo statuto, un suo tesseramen­to, un suo codice per la raccolta del 2x1000 (D43 - mentre quello della Lega Nord è D13), un suo bilancio (il primo sarà pubblicato alla fine del 2018) e suoi gruppi parlamenta­ri. Lo statuto è stato introdotto alla fine della passata legislatur­a grazie all’escamotage di una vecchia volpe dei regolament­i, il senatore Roberto Calderoli. Lo scorso novembre – a poche settimane dallo scioglimen­to delle Camere – l’ex ministro aveva lasciato i banchi della Lega Nord per iscriversi a quelli del Misto. E da lì ha fondato un nuovo gruppo: la “Lega per Salvini premier”, appunto.

La nascita del nuovo partito è una soluzione tagliata su misura per tutte le esigenze del nuovo capo del Carroccio.

Prima di tutto ha sancito la svolta nazionalis­ta. Nello statuto della vecchia Lega Nord si legge ancora che “la finalità è il conseguime­nto dell’indipenden­za della Padania”. E che la Lega “è una confedera- zione” di “Nazioni costituite a livello regionale”, ma che contempla solo le Regioni settentrio­nali, dall’Alto Adige fino alle Marche.

Lo statuto della Lega per Salvini invece elimina ogni riferiment­o alla secessione e apre il partito a ogni territorio del paese: la parola “nord” è cancellata dal testo 139 volte, la parola “Padania” 12.

LA STRUTTURA parallela dovrebbe risolvere soprattutt­o la questione dei soldi: il sequestro dei 48 milioni riguarda i conti della Lega Nord, non la Lega per Salvini. Che è un altro partito, un partito nuovo. Entro dicembre – ovvero a dodici mesi dall’approvazio­ne dello statuto – il capo del Carroccio deve celebrare il congresso federale che darà definitiva­mente i natali alla nuova formazione politica ( anche se la convocazio­ne, fanno sapere, “non è all’ordine del giorno”). A quel punto la Lega Nord – quella di via Bellerio, del sogno padano, delle camicie verdi e di Umberto Bossi – rimarrà un guscio vuoto. E i magistrati i soldi dovranno cercarli lì. Nel partito nessuno lo dice apertament­e, per ovvi motivi. Ma ne sono convinti tutti.

Partito parallelo Entro dicembre il congresso fondativo del nuovo Carroccio “per Salvini premier”

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LaPresse Selfie Il ministro dell’Interno Matteo Salvini
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