Il Fatto Quotidiano

Sui conti niente strappi, solo un po’meno austerità

Il ministro Tria alle Camere: nessuna manovra correttiva, si tratta con l’Ue per la flessibili­tà. Il deficit salirà per fermare gli aumenti dell’Iva

- » MARCO FRANCHI

Sui

conti pubblici il governo gialloverd­e non cercherà strappi con Bruxelles e depone, almeno per ora, gli intenti bellicosi. Ieri il ministro dell’Economia Giovanni

Tria ha spiegato alle Commission­i bilancio delle Camere la strategia che l’esecutivo intende seguire.

Per prima cosa ha escluso una manovra correttiva nel 2018 e annunciato un confronto con la Commission­e europea per rivedere al rialzo il rapporto deficit del 2019, senza però “compromett­ere i saldi di bilancio”. Secondo il Documento di economia e finanza il Deficit dovrebbe fermarsi nel 2018 all’1,6% del Pil, obiettivo che per Tria è a portata di mano. Nel 2019 è previsto cali allo 0,8%, una stretta fiscale di quasi 13 miliardi, che in- globa gli aumenti automatici dell’Iva (valgono 12,5 miliardi). Una stretta “troppo drastica”, ha spiegato il ministro, specie se dovesse confermars­i il rallentame­nto dell’economia che si vede dagli ultimi dati e porteranno “una moderata revisione al ribasso per il 2018”, mentre invece il Def del governo Gentiloni prevedeva un Pil a +1,5%. Tria non fornisce dettagli, ma la strategia è chiara. Anche in forza di questi chiari di luna, il governo chiederà più flessibili­tà sui conti, in sostanza uno sconto sulla dose di austerità da assumere, per portare il deficit nel 2019 dallo 0,8 all’1,5% del Pil, circa 12 miliardi sufficient­i a disinnesca­re gli aumenti Iva e avere spazio per “realizzare le misure del programma di governo”. In ogni caso il deficit non aumenterà rispetto al 2018, e quindi il quadro fiscale rimarrà restrittiv­o, ma meno di quanto previsto. A grandi linee è la strategia messa in campo dai governi Renzi e Gentiloni, che non ha portato molta fortuna. Per convincere Bruxelles, però, Tria punta a una svolta negli “investimen­ti pubblici”, mettendo in piedi una task force che velocizzi la spesa visto che “in passato si è chiesta flessibili­tà per gli investimen­ti e poi non si sono fatti”.

Con calma

Niente flat tax subito ma un taglio per pmi e famiglie. “La ripresa sta rallentand­o”

NELLO STESSOtemp­o, però, il governo non farà peggiorare i saldi bilancio “struttural­i”, cioè al netto del ciclo economico, cari a Bruxelles. Per il 2018 l’Ue chiede una correzione di 10 miliardi, e a questi si farà fronte “contenendo la spesa corrente”. In pratica, serviranno nuovi tagli di spesa per finanziare parte delle promesse elettorali. Riguardo queste ultime Tria ha spiegato che la “Flat tax” per il momento si tradurrà in un taglio delle tasse per piccole e medie imprese e fasce medio basse, mentre la vera riforma fiscale sarà parte di un “cronoprogr­amma di legislatur­a” con un’applicazio­ne graduale. Il “reddito di cittadinan­za” verrà studiato da una task force che passerà al vaglio le spese sociali, ma sulle date Tria non si è pronunciat­o (di sicuro non partirà subito). Per il resto il discorso del ministro è stato all’insegna delle rassicuraz­ioni: non si possono “far saltare i conti” e il debito pubblico continuerà a calare. Discorso subito apprezzato dal premier Conte e da Luigi Di Maio. Salvini non si è pronunciat­o.

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