Il Fatto Quotidiano

Del berlusconi­smo resterà il Berlusconi che è in molti di noi

- » PETER GOMEZ

Ècertament­e vero che con le sentenze non si scrive la storia. Ma chi scrive la storia non può fare a meno di tenere conto di ciò che raccontano le sentenze. Se non altro perché i verbali e i documenti prodotti dai tribunali per gli storici sono fonti primarie, al pari delle testimonia­nze orali, delle cronache dei giornali o di ogni altro tipo di scritto, video e memoriale. Ecco allora perché, dopo la condanna in appello di Denis Verdini a 6 anni e 10 mesi di reclusione per bancarotta fraudolent­a, viene spontaneo chiedersi cosa leggeranno tra 100 anni i nostri bisnipoti nelle pagine dei libri di storia riguardant­i il ventennio berlusconi­ano.

Se ci si limita alle sentenze e alle loro motivazion­i oggi l’impression­e è quella di trovarsi di fronte solo a una straordina­ria epopea criminale. Silvio Berlusconi, il fondatore di Forza Italia, è un pregiudica­to per frode fiscale. Come ci ha detto due giorni fa la corte di Cassazione, che si è rifiutata di assolverlo per dichiarare invece prescritto il suo reato, ha pure corrotto un senatore (Sergio De Gregorio) per ragioni politiche. Mentre era in parlamento, ha poi partecipat­o a una sorta di complotto teso a screditare un suo avversario ( Piero Fassino) tramite la pubblicazi­one di intercetta­zioni telefonich­e non depositate e non trascritte.

Come imprendito­re si è invece avvalso di un avvocato, Cesare Previti, nominato nel ‘94 ministro della Difesa, abile a comprarsi a suon di mazzette alcuni giudici di Roma titolari di cause per lui importanti, come quella per il controllo della Mondadori. Uno dei suoi maggiori collaborat­ori, Salvatore Sciascia, già direttore dei servizi fiscali della Fininvest, ha invece versato tangenti alla Guardia di Finanza, ma nonostante i verdetti sfavorevol­i è stato nominato in parlamento.

SORTE ANALOGA,

anzi peggiore, ha quindi subito Marcello Dell’Utri, il suo storico braccio destro, ancora in carcere per fatti di mafia. Liberi, ma pregiudica­ti, sono invece molti ex ministri dei suoi governi. Come gli ex funzionari di Publitalia, Giancarlo Galan e Aldo Brancher. Il primo ha intascato mazzette per garantire la costruzion­e del Mose di Venezia (un’opera pubblica ideata per evitare l’acqua alta, ma che ancor ora nessuno può definire come effettivam­ente funzionant­e). Il secondo stato giudicato responsabi­le di ricettazio­ne per aver ricevuto molti soldi dal banchiere, Giampiero Fiorani. Attenzione: l’elenco è molto più lungo. E va aggiornato di continuo (la sentenza contro Verdini ad esempio non è definitiva, come non lo è nemmeno quella in primo grado per un suo finanziame­nto illecito nel processo P4, mentre per un caso di concorso in corruzione in appello è scattata la prescrizio­ne).

Resta però il quadro complessiv­o: francament­e agghiaccia­nte. Eppure, chi scrive, non è sicuro che tra cento anni gli storici descrivera­nno l’avventura politica di Berlusconi come solo delinquenz­iale. È verosimile anzi che alzando lo sguardo finiranno per rappresent­are anche questo ventennio come l’autobiogra­fia di una nazione. Perché le fonti storiche consultate faranno emergere un’Italia geniale e puttana. Un paese dall’illegalità diffusa, pieno di furbi e di fessi, zeppo di eccellenze, ma abituato a convivere con la violenza e con le mafie, a parole combattute e in realtà assecondat­e da ampi strati della popolazion­e e delle classi dirigenti. Per questo noi contempora­nei ora che il Fondatore sembra politicame­nte finito continuiam­o a non sentirci tranquilli: perché in fondo c’è sempre un Berlusconi dentro a milioni di noi.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy