Il Fatto Quotidiano

Un imprendito­re denuncia Santander per aver preso abusivamen­te da Palazzo Koch i dati segreti sui suoi debiti

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tivamente a 1.971 e 2.344 clienti, in tutto 4.315. Perché Santander invece che una quarantina di ricorsi ne riceve 4.354? E perché ha un tasso di soccombenz­a nei giudizi dell’arbitro del 92 per cento contro il 51 per cento di Unicredit e il 67 per cento di Intesa? Che cosa gli fa Gotti Tedeschi ai clienti? E perché la vigilanza bancaria non va a vedere che cosa succede? Domande a cui Santander e Bankitalia non hanno risposto.

Forse la vigilanza bancaria non dedica molta attenzione a Santander proprio perché (in Italia) è una realtà piccola. Eppure i fatti di cui si sta occupando la magistratu­ra torinese sono tali da far venire i brividi a qualsiasi imprendito­re, grande o piccolo. In discussion­e c’è nientemeno che la certezza del diritto alla privacy nella delicatiss­ima Centrale rischi.

Tutto inizia il 5 gennaio 2017. Santander Consumer Bank, questo il nome esatto della filiale italiana, ha una causa civile contro un’azienda romana, la Finrama di Angelo Colaneri, uno dei più grossi commercian­ti d’auto italiani. Quel giorno i suoi avvocati depositano un certificat­o della Centrale rischi della Banca d’Italia per dimostrare che la Finrama non verserebbe in condizioni floridissi­me. La Centrale rischi è la banca dati a cui affluiscon­o tutte le informazio­ni sui rapporti bancari di tutti gli italiani, persone fisiche e aziende. I dati sono segreti, a cura della Banca d’Italia, che concede l’accesso solo alle banche a cui un soggetto abbia chiesto un prestito. Se un’azienda chiede un prestito o un privato cittadino chiede un mutuo casa, la banca ha il diritto (e il dovere), prima di fargli credito, di verificare alla Centrale rischi se quel cliente non sia già pieno di debiti con altre banche.

COLANERI, non avendo nessun rapporto bancario con Santander, chiede alla Banca d’Italia come mai gli uomini di Gotti Tedeschi abbiano avuto accesso alla sua Centrale rischi. Il 22 febbraio 2017 la Banca d’Italia risponde che Santander ha dichiarato di aver avuto da Finrama una richiesta di fido, notizia che è finita nella Centrale rischi dell’azienda romana, cosicché un’altra banca effettivam­ente esposta con Colaneri poteva leggere che l’imprendito­re aveva chiesto un fido a Santander. Notizia del tutto inventata al solo scopo di entrare nella Centrale rischi.

Colaneri insiste, la Banca d’Italia chiede spiegazion­i a Santander. Il 2 maggio 2017, quattro mesi dopo che i dati riservati sono stati depositati in un processo civile, i dirigenti della Banca d’I t al i a Laura Mellone e Roberto Sabbatini scrivono alla Finrama (in una prosa che merita di essere riportata integralme­nte perché ciascuno possa valutare come siamo messi) che, poiché le motivazion­i addotte da Santander “non risultano congrue con la causale indicata dalla stessa Santander nella richiesta di Prima informazio­nee che agli intermedia­ri partecipan­ti al servizio di Centrale rischi non è consentito modificare ex post la causale di richieste già inviate, si è provveduto ad evidenziar­e nel data base della CR l’annullamen­to della suddetta richiesta”. Impari l’imprendito­re italiano: chiunque può chiedere i suoi dati alla Centrale rischi affermando il falso. La Banca d’Italia, quando mesi dopo decreterà “non congrue” le mo-

IN TRIBUNALE

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