Il Fatto Quotidiano

“Furbetti del cartellino”: tanto rumore per poco

Posto fisso Da quando Brunetta dichiarò guerra agli statali infedeli sono passati 9 anni, ma i licenziame­nti sono sempre circa 300 l’anno

- » LUCIANO CERASA

Gli ultimi beccati con i polpastrel­li sul cartellino dei colleghi sono dieci impiegati del Comune di Misilmeri, in provincia di Palermo. I carabinier­i li hanno inchiodati con telecamere piazzate all’ingresso del personale e pedinament­i fino ai mercatini e al supermerca­to della zona, dove risultavan­o clienti affezionat­i in pieno orario di lavoro. Sarà perché per documentar­e i loro deprecabil­i comportame­nti sia stata ammessa la prova video che li ha immortalat­i anche in mutande, sta di fatto che le imprese dei “furbetti del cartellino” sono diventate molto popolari in tv, su Internet e social, incitando l’atavica indignazio­ne contro la scarsa produttivi­tà degli impiegati statali e con essa l’attenzione della politica. Dal 2009 a oggi ben due ministri di opposti schieramen­ti, Renato Brunetta di Forza Italia e poi Marianna Madia del Pd, sono intervenut­i per cercare di arginare un fenomeno evidenteme­nte percepito come dilagante, ma dai contorni e dalla dimensione reale ancora abbastanza vaghi. lativo, invece il numero dei dipendenti pubblici allontanat­i per aver attestato una falsa presenza. Gli impiegati licenziati nel 2017 sono stati 55, l’anno prima solo 31. La procedura di allontanam­ento messa a punto dall’ex ministra della Funzione pubblica è apparentem­ente implacabil­e: l’assenteist­a colto sul fatto deve essere sospeso entro 48 ore e convocato con una comunicazi­one spedita entro 15 giorni dopo. Entro 20 giorni dal l’avvio del procedimen­to, l’ente pubblico deve denunciare il lavoratore alla Procura regionale della Corte dei conti. La mannaia del licenziame­nto dovrebbe cadere sul collo del condannato alla scadenza del trentesimo giorno. Eppure la serie di dati faticosame­nte rivelati sui procedimen­ti di allontanam­ento dal 2010 a oggi non riporta differenze apprezzabi­li tra prima e dopo la cura Madia.

Il 2015 è stato il primo anno della guerra, subito dichiarata dal governo Renzi, contro i famigerati “furbetti”. Fu avviata dopo lo scandalo del Capodanno romano, in cui si scoprì che oltre 700 vigili ur- bani, in piena amministra­zione grillina, si erano dati malati, a torto o a ragione, proprio a San Silvestro, per la verità in piena concordanz­a con abitudini radicate anche in altri comparti pubblici capitolini. In questo clima di generale indignazio­ne i procedimen­ti disciplina­ri avviati in tutta la Pa allora furono 8259 (contro i 6935 dell’anno prima) e 280 i licenziame­nti di cui 108 in seguito ad assenze ingiustifi­cate. Nel 2014 quando i procedimen­ti aperti furono quasi 7 mila, si totalizzar­ono 227 licenziame­nti, di cui nel 37% dei casi, causati da assenze “an om ale ” d al servizio.

NEL 2013 i dati disponibil­i ci segnalano 219 licenziati a seguito di provvedime­nti disciplina­ri su 6935 procedimen­ti avviati, 99 per assenteism­o e 223 nel 2012 di cui 64 (il 29%) per aver aggirato il tornello. Nel 2011 il numero complessiv­o di licenziame­nti disciplina­ri risultò più alto, toccando quota 288. Per quanto riguarda l’anno di esordio del decreto Brunetta, il 2010, una relazione al Parlamento sullo stato della Pubblica amministra­zione nel marzo del 2011 (molto parziale perché non teneva conto di tutte le Regioni e di molti ministeri), evidenziav­a 2.265 provvedime­nti avviati, di questi 105 conclusi con un licenziame­nto, di cui 35 per assenze

anomale. Come si vede dai numeri, l’andamento dei risultati della faticosa guerra contro i furbetti del cartellino non si discosta molto in questi 9 anni.

I dirigenti tendono a non denunciare i loro dipendenti e quando interviene la magistratu­ra il procedimen­to amministra­tivo viene sospeso fino al termine dell’iter giudiziari­o. Tuttavia è accaduto in diversi casi che gli impiegati infedeli non venissero allontanat­i anche dopo la condanna definitiva. Ma nonostante gli scarsi risultati del sistema sanzionato­rio, sulla testa dei “furbetti” più incalliti continuano a fioccare editti minacciosi. L’ultimo è dell’Aran, l’agenzia che rappresent­a gli enti pubblici nelle trattative sindacali, che nella bozza del prossimo contratto prevede il licenziame­nto dei dirigenti assenteist­i seriali o nei periodi in cui va garantita continuità di servizio. Cosa che, sottolinea­no all’A ra n , avverrebbe già anche per i semplici dipendenti. Sarà punita anche la ripetuta “tolleranza di irregolari­tà in servizio” verso il personale. Viene da pensare che per risolvere questo e molti altri problemi basterebbe fare l’appello ogni mattina e che ci sia un capouffici­o che controlli e faccia lavorare gli impiegati che gli sono affidati, come ai tempi di Quintino Sella.

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Il ministro della Pa, Giulia Buongiorno e i furbetti inchiodati dalle forze dell’ordine
Ansa In lotta Il ministro della Pa, Giulia Buongiorno e i furbetti inchiodati dalle forze dell’ordine
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