Il Fatto Quotidiano

Pensioni Il non caso dei privilegi degli sloveni che hanno lavorato in Italia

- FRANCO PRISCIANDA­RO MASSIMO MARNETTO G. A. PATRIZIA DE RUBERTIS PARIDE ANTONIAZZI AVVOCATO AMEDEO RIZZA

Nella cronaca dei Mondiali, come scrive Davide Turrini sul Fa t to , Pardo c’è. Anche troppo forse. Quella che manca è Mediaset, specie nel dopo partita quando gli spettatori vorrebbero dello spettacolo vero e non il suo ripetitivo racconto, fatto da ex calciatori non sempre brillanti che finiscono per prendersi troppo sul serio. Una cosa è, infatti, fare il commento a una partita (del quale ai tifosi importa poco, molto meno delle immagini) altra cosa è fare uno spettacolo. È questo è il motivo del crollo di ascolti dei dopo partita ( Balalaika e Tiki Taka). Che ci sia o no Pardo in studio. Comunque è poca roba il flop Mediaset nel dopo partita se paragonato all’harakiri della Rai con la rinuncia ai Mondiali: ascolti serali azzerati in questo periodo.

La reale invasione è quella dei truffatori

Quando parla di “invasione”, Salvini ha ragione. Ma siamo invasi da ladri, truffatori, evasori, corrotti. Ed è vero anche che bisogna chiudere i porti dove questi invasori sbarcano più numerosi, cioè i grandi partiti. La Lega non fa eccezione. Anche se il capo chiede udienza al presidente Mattarella per invocare il complotto. Lui che neanche si è costituito parte civile nel processo contro i truffatori che hanno spolpato di quasi 50 milioni le casse del suo partito, quando era chiaro che la truffa era riconducib­ile a Bossi. Sì, proprio quello che gridava in piazza contro “Roma ladrona”. Salvini la butta sulla persecuzio­ne, prova col vittimismo, le sentenze a orologeria, scomoda addirittur­a l’oppression­e turca dei partiti. Ci manca solo il parallelo con Tortora e poi il repertorio della politica ladrona è completo. Questi invasori dobbiamo aiutarli a casa loro, cioè in cella. Altrimenti fa bene la Lega a invocare la legittima difesa: quando un cittadino scopre un politico mentre ruba, deve potergli sparare. Giusto Salvini? SONO TITOLARE di una pensione di reversibil­ità che non arriva a 600 euro e ho 70 anni. Sul Fatto seguo in particolar­e gli articoli relativi alle pensioni e ai privilegi creati dalla nostra classe politica. Io abito in provincia di Gorizia e ritengo che solo il Fatto possa rendere pubblico quello che è stato fatto nella mia Regione a proposito di privilegi pensionist­ici. L’Inps di Gorizia eroga da diversi anni a cittadini sloveni una pensione, ma il requisito richiesto era dimostrare di aver lavorato in Italia almeno una settimana. Il giornale locale Il Piccolo aveva pubblicato qualche articolo, poi silenzio assoluto. Ritengo che si debba fare chiarezza anche su questo. GENTILE LETTORE, che il tema delle pensioni sia più che mai caldo è fuor di dubbio. Non solo per lo scontro innescato dal dossier del governo Lega-Cinque Stelle sull’introduzio­ne della “quota 100” (64 anni di età con 36 anni di contribuzi­one) per eliminare la legge Fornero – tra i timori sulla sostenibil­ità dell’operazione espressi dal presidente dell’Inps, Tito Boeri – ma anche per l’altra operazione che si sta portando avanti sul fronte dei vitalizi e delle pensioni d’oro. Privilegi reali e concreti di cui si conoscono entità e destinatar­i. E di cui ne scriviamo in maniera approfondi­ta. Mentre il caso che solleva lei non è “un caso”, nel senso che non rientra in nessuno scoop da approfondi­re. Fino all’agosto 2002, infatti, è rimasta in vigore la Convenzion­e tra Italia e Repubblica Popolare Federale di Jugoslavia del 1957 che consentiva ai cittadini sloveni di poter riscattare anche una sola settimana di lavoro in Italia al fine della totalizzaz­ione delle settimane necessarie per andare in pensione. Da quando, però, è entrata in vigore la Convenzion­e di sicurezza sociale tra Italia e Slovenia (sono ormai passati Non so se scrivere da cittadino o da omosessual­e. Da poco si è conclusa la settimana dell’o rg o g li o gay in tutto il mondo. Ho letto di folle oceaniche a Milano, di sottosegre­tari sfilando fuori ai santuari e soprattutt­o di ministri che parlano e molte volte lo fanno a sproposito. Non ci giro molto intorno. L’Italia è un paese omofobo. Semplice. Si cerca di vendere le leggi Pd della scorsa legislatur­a come 16 anni), è stato previsto che i periodi assicurati­vi italiani non sufficient­i al raggiungim­ento del diritto alla pensione possano essere totalizzat­i con quelli sloveni non sovrappost­i. Ma la Convenzion­e italo-slovena, rispetto alla precedente Convenzion­e italo-jugoslava, ha modificato da 1 a 52 settimane il periodo di contribuzi­one minimo per procedere alla totalizzaz­ione. Un principio ribadito nel maggio 2014, quando la Slovenia è entrata nell’Unione europea. Con un’importante precisazio­ne: i cittadini sloveni che sono andati in pensione prima del 2002 con una sola settimana riscattata hanno comunque percepito dall’Inps i soli contributi maturati in Italia (il cosiddetto criterio del pro rata). passi da gigante nel tema diritti. Ma è tutto fumo negli occhi. Ero al pride di Barcellona e non ho potuto non notare che tra i patrocinat­ori non c’erano solo i tipici partiti sinistroid­i come Psoe e Podemos. C’era Ciudadanos, tipico partito di centrodest­ra. Ognuno può avere le proprie idee sia chiaro. Però se sei un partito che aspira a governare, non puoi calpestare i diritti acquisiti, la dignità delle persone e nemmeno trattarle come una barzellett­a. Il Pd che to- glie i patrocini ai pride etichettan­do tutto ciò come folklore non è migliore della Lega che ha fatto del bigottismo provincial­e italiano la sua filosofia. E il Movimento 5 Stelle latita colpevolme­nte. Bel panorama per l’Italia tutta. Si dice spesso che la gente ha fame di diritti. Però poi non capisco perché ci debbano essere diritti di serie A e diritti di serie B. Non possiamo più continuare con la storia di “prima gli italiani” eccetto se sei lesbica, nero, trans o rom. Di Gio- DIRITTO DI REPLICA

Spett. Fatto Quotidiano, scrivo in nome e per conto del signor Giuseppe Focà in merito all’articolo pubblicato in data 16 luglio 2017 dal titolo “Clan e parcheggi, il nuovo business calabro-lombardo”. La notizia relativa alla segnalazio­ne amministra­tiva per sospetto riciclaggi­o è priva di fondamento tant’è che a distanza di un anno nessun processo è iniziato a carico dei signori Focà. Così come privo di fondamento è qualsiasi presunto legame con i clan. Focà è incensurat­o. Nessun legame esiste tra l’attività economica dei Focà e l’attività economica degli Alati. Fin dal 1970 gli zii di Giuseppe Focà gestivano delle autorimess­e a Milano, per cui il mio cliente non ha fatto altro che portare avanti l’attività. Non da ultimo il signor. Focà ha visto sfumare un appalto in quanto la contropart­e aveva letto l’articolo pubblicato il 16 luglio 2017 su internet.

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Ansa Inps L’Istituto nazionale di previdenza sociale

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