CHE ASSURDITÀ! I VERI LIBERI SONO GLI SPECISTI
C’è un nuovo nemico che impedisce all’uomo di esercitare il suo istinto primordiale senza fastidiose limitazioni di sorta, facendo come il leone nella foresta che azzanna la gazzella. No, non si tratta dei milioni di tomi di etica e diritto, di centinaia di Costituzioni, di tutta la cultura in senso lato, che da sempre sono intervenuti a frenare la natura per evitare che gli uomini si sbranino tra di loro, che i bambini vengano bolliti e mangiati, che le donne siano stuprate, che lo stesso autore dell’articolo uscito ieri su questo giornale venga trasformato in pietanza da giovani forzuti che vogliono esercitare la loro libertà.
NO. OGGI, secondo Massimo Fini, il principale ostacolo all’anarchia antropocentrica, desiderosa in particolare di sbranare una coscia di pollo o liberare o dar sfogo alle proprie pulsioni attraverso una grigliata, è un piccolo manipolo di persone, appena il 7% della popolazione italiana, fanatico e intollerante. I vegani o “specisti”, come scrive Fini (ma in realtà i vegani sono “antispecisti”, perché contrari alla discriminazione delle specie diverse da quella umana). Cosa sostengono questi pericolosi radicali? Anzitutto, che il tema della percezione della sofferenza animale è del tutto – altro che naturale – culturale, visto che altrove si mangiano i cani e venerano le mucche. Inoltre questi estremisti biasimano, tanto per fare qualche esempio, che per fare le uova si tagli il becco ai pulcini senza anestesia mentre i pulcini maschi sono triturati vivi, che per fare il formaggio i cuccioli degli animali da latte vengano letteralmente strappati alle madri dopo il parto per essere nutriti con latte artificiale e poi uccisi, che ai maiali si taglino la coda e i testicoli perché quando si spaventano poco prima della macellazione la produzione di testosterone rende cattiva la carne. Immagini, e insieme argomenti, che attirano sempre più soprattutto ragazzi e giovani, che forse trovano nel veganesimo anche un’identità a ll ’ insegna della compassione e dell’empatia, contro la ferocia di chi li butta fuori dal mondo del lavoro. Perché non c’è più assurda argomentazione di quella che obietta a chi non mangia carne di non pensare alla sofferenza degli uomini, come se nello stesso cuore non possa entrare sia la preoccupazione per la sofferenza degli uomini che quella per degli animali. Come se, inoltre, l’essere carnivori fosse garanzia di maggiore interesse nel dolore degli altri.
Che poi il paradosso, lasciando stare la sofferenza animale, è che in fin dei conti proprio chi vuole rivendicare tutto il proprio antropocentrismo dovrebbe smettere di mangiare carne. “Esiste un mucchio di gente che è diventata vegana solo perché ci tiene alla salute e basta”, spiega Silvia Goggi, una delle massime esperte di nutrizione vegana in Italia. “Quella vegana è una dieta con il massimo contenuto possibile di sostanze protettive come fibre, vitamine e antiossidanti, pressoché priva di sostanze dannose, di colesterolo e a bassissimo contenuto di grassi saturi. Insomma si può essere vegani anche solo per ‘egoismo’”.
Proprio chi ci tiene alla pelle, inoltre, dovrebbe ringraziare chi non mangia carne perché è lo stile alimentare che in assoluto ha un minore impatto sull’a m b ie n t e (per produrre un chilo di carne ci vogliono 1800 litri d’acqua). “Il mondo sta andando a rotoli”, continua Silvia Goggi, “annega nella plastica, la temperatura aumenta, produciamo più rifiuti di quanti riusciamo a smaltire, ma il problema è la dieta vegana. Poi ovviamente ci sono i vegani che ti vogliono convertire, quelli che inseguono la gente con la pelliccia, ma la maggior parte è gente pacifica. E forse Fini non sa quanti carnivori mi importunano. Tutti, ma proprio tutti i giorni”.