Il Fatto Quotidiano

La banda dei (dis)onesti in trasferta: milioni di euro falsi a regola d’arte

“profession­isti” napoletani a Taranto sono stati scoperti dalla GdF

- » VIRGINIA DELLA SALA

Trenapolet­ani ma in trasferta a Taranto, dove se n’erano andati portandosi dietro i macchinari per stampare centinaia di migliaia di banconote false, di quella che il Nucleo Valutario della Guardia di Finanza definisce “ottima fattura”: gli ideatori di questa zecca clandestin­a sono stati arrestati in flagranza, mentre ne stampavano 164 mila da 50 euro per un valore di circa 8 milioni di euro.

AI FOGLI sequestrat­i mancano diversi strati di colore: “Non hanno fatto in tempo a concludere”, spiega Calogero Scibetta, tenente colonnello del Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza che ha coordinato l’operazione insieme al nucleo di Polizia Economico Finanziari­o a di Napoli. “Avevano molta più carta, potenzialm­ente per stampare 400 mila bancono- te: 20 milioni di euro falsi che sarebbero finiti in circolazio­ne”. Il laboratori­o clandestin­o era in una villetta abusiva, in mezzo agli uliveti della provincia di Taranto, che appartenev­a ai figli di uno degli ar- restati. I tre, di cui uno già conosciuto dalle forze dell’ordine sempre per il reato di falsificaz­ione di banconote, erano stati molto attenti: avevano lasciato a casa i cellulari, noleggiato le auto da un noleggiato­re che, conoscendo­li, non li aveva identifica­ti, non avevano detto a nessuno dove fossero diretti e per quanto tempo si sarebbero assentati. Le indagini hanno avuto una svolta quando ci si è accorti che iniziava ad esserci un certo fermento. Inoltre è stato chiesto l’intervento del reparto aeronavale che con gli elicotteri ha monitorato il passaggio e lo scarico dei macchinari. In una casa, inoltre, solitament­e non utilizzata.

I soldi falsi sarebbero finiti in un circuito di compravend­ita di banconote, fatto di grossisti e di piccoli acquiren- ti che le acquistano a una percentual­e del loro valore e le diffondono in tutta Europa o le scambiano con altri prodotti illegali.

Una filiera di cui la stamperia è la sorgente. “È un lavoro artigianal­e a Napoli sono specializz­ati nel ricreare gli euro a livello industrial­e”. Il timore di essere scoperti in Campania, poi, era tale che si sono anche fatti carico del il costo dello spostament­o dei macchinari con un camion gru.

I TRE AVEVANO seguito tutte le fasi: la creazione del negativo, la creazione della lastra metallica che poi va nella macchina da stampa che imprime i colori sul foglio.

E ancora, l’ap p li c az i on e della striscia olografica con una macchina speciale che si erano creati da soli per rispar- miare, invece di comprarla. E infine un ulteriore macchinari­o a pressione per creare la finestra di controllo. Dei veri e propri “maestri” della contraffaz­ione: in Italia se ne contano almeno una cinquantin­a

Quella sequestrat­a è un tipo di banconota iniziata a circolare a novembre 2017, di cui non si riusciva a trovare l’origine, la cosiddetta “linea di p ro d uz i on e ”: il picco della diffusione si era registrato a febbraio, quando ne erano stati sequestrat­i 90 mila pezzi. E con l’arrivo dell’estate, il rischio era che queste banconote andassero in “trasferta”. E non solo singolarme­nte. Qualche anno fa era c’era stata una delocalizz­azione addirittur­a in Romania. La partenza, sempre da Napoli.

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Il film “La banda degli onesti”

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