La banda dei (dis)onesti in trasferta: milioni di euro falsi a regola d’arte
“professionisti” napoletani a Taranto sono stati scoperti dalla GdF
Trenapoletani ma in trasferta a Taranto, dove se n’erano andati portandosi dietro i macchinari per stampare centinaia di migliaia di banconote false, di quella che il Nucleo Valutario della Guardia di Finanza definisce “ottima fattura”: gli ideatori di questa zecca clandestina sono stati arrestati in flagranza, mentre ne stampavano 164 mila da 50 euro per un valore di circa 8 milioni di euro.
AI FOGLI sequestrati mancano diversi strati di colore: “Non hanno fatto in tempo a concludere”, spiega Calogero Scibetta, tenente colonnello del Nucleo speciale di Polizia valutaria della Guardia di Finanza che ha coordinato l’operazione insieme al nucleo di Polizia Economico Finanziario a di Napoli. “Avevano molta più carta, potenzialmente per stampare 400 mila bancono- te: 20 milioni di euro falsi che sarebbero finiti in circolazione”. Il laboratorio clandestino era in una villetta abusiva, in mezzo agli uliveti della provincia di Taranto, che apparteneva ai figli di uno degli ar- restati. I tre, di cui uno già conosciuto dalle forze dell’ordine sempre per il reato di falsificazione di banconote, erano stati molto attenti: avevano lasciato a casa i cellulari, noleggiato le auto da un noleggiatore che, conoscendoli, non li aveva identificati, non avevano detto a nessuno dove fossero diretti e per quanto tempo si sarebbero assentati. Le indagini hanno avuto una svolta quando ci si è accorti che iniziava ad esserci un certo fermento. Inoltre è stato chiesto l’intervento del reparto aeronavale che con gli elicotteri ha monitorato il passaggio e lo scarico dei macchinari. In una casa, inoltre, solitamente non utilizzata.
I soldi falsi sarebbero finiti in un circuito di compravendita di banconote, fatto di grossisti e di piccoli acquiren- ti che le acquistano a una percentuale del loro valore e le diffondono in tutta Europa o le scambiano con altri prodotti illegali.
Una filiera di cui la stamperia è la sorgente. “È un lavoro artigianale a Napoli sono specializzati nel ricreare gli euro a livello industriale”. Il timore di essere scoperti in Campania, poi, era tale che si sono anche fatti carico del il costo dello spostamento dei macchinari con un camion gru.
I TRE AVEVANO seguito tutte le fasi: la creazione del negativo, la creazione della lastra metallica che poi va nella macchina da stampa che imprime i colori sul foglio.
E ancora, l’ap p li c az i on e della striscia olografica con una macchina speciale che si erano creati da soli per rispar- miare, invece di comprarla. E infine un ulteriore macchinario a pressione per creare la finestra di controllo. Dei veri e propri “maestri” della contraffazione: in Italia se ne contano almeno una cinquantina
Quella sequestrata è un tipo di banconota iniziata a circolare a novembre 2017, di cui non si riusciva a trovare l’origine, la cosiddetta “linea di p ro d uz i on e ”: il picco della diffusione si era registrato a febbraio, quando ne erano stati sequestrati 90 mila pezzi. E con l’arrivo dell’estate, il rischio era che queste banconote andassero in “trasferta”. E non solo singolarmente. Qualche anno fa era c’era stata una delocalizzazione addirittura in Romania. La partenza, sempre da Napoli.