Il Fatto Quotidiano

Da sconosciut­i a (reali) star: “La Casa di Carta” ora è d’oro

OLTRE LA TV Partita come semplice produzione spagnola, la serie ha conquistat­o fama e riconoscim­enti, così come i protagonis­ti. Ancora non hanno iniziato a girare la terza serie

- » LUCA RAIMONDO

Úrsula Corberó, Álvaro Morte, Pedro Alonso, Itziar Ituño Ma rtí nez… n omi che dicono poco o nulla alla maggioranz­a di noi. Ma se scriviamo Tokyo, Professore, Berlino, Raquel Murillo, il discorso cambia. La Casa di Carta , la serie spagnola che sta spopolando in tutto il mondo grazie a Netflix, ha reso più che familiari, voci e volti di attori fino a poco tempo fa noti solo al pubblico spagnolo, avendo tutti lavorato in film e produzioni televisive non molto conosciuti fuori dai loro confini, tranne pochissime eccezioni peraltro non particolar­mente entusiasma­nti.

ORA CHE È DIVENTATA la serie di Netflix più vista al mondo non in lingua inglese, tutti i maschietti sono pazzi per Ursula ( Tokyo), le femminucce affascinat­e da Álvaro (il Professore), tutti abbiamo tifato per la detective Raquel, amato e detestato il rapinatore coi giorni contati a causa di una malattia incurabile, Berlino; in poche parole, abbiamo sperimenta­to quell’empatia che si viene a creare tra un cast ben assemblato e il suo pubblico.

L’alchimia tra gli attori è da sempre fondamenta­le per la riuscita di un film o, come in questo caso, di una serie tv e come è noto la storia è piena di scelte o di rifiuti illustri dell’ul t i m ’ ora che hanno cambiato il destino di carriere e di trionfi al botteghino o sul piccolo schermo.

Tale è stato il successo internazio­nale de La casa de Papel, che dissuadend­o dai suoi piani originari il suo creatore, Alex Pina, Netflix ha deciso di produrre integralme­nte la terza stagione, dopo aver acquistato le prime due prodotte dal canale televisivo spagnolo Antena 3. “Produrremo nuovi episodi che saranno trasmessi esclusivam­ente su Netflix”, ha dichiarato Erik Barmack, VP Internatio­nal Originals della società, Ma i fan dovranno avere pazienza, le riprese non sono ancora iniziate, sarà quindi difficile vedere il seguito del racconto prima del maggio o giugno 2019. Il cast, in compenso, a parte i personaggi che hanno perso la vita fin qui, sarà quasi interament­e confermato.

It’s the singer, not the song, è il cantante, non la canzone, cantavano i Rolling Stones, ma in questo caso, si potrebbe dire che è il coro. Eppure anche il cast meglio assortito nulla potrebbe se non fosse sostenuto da una trama e dei dialoghi convincent­i: non era certo così intrigante e fascinoso, Álvaro Morte quando interpreta­va Lucas Moliner ne Il Segreto, la telenovela spagnola grande successo anche da noi, su Canale 5. D’altra parte le tanto bistrattat­e (quasi sempre a ragion veduta) soap- opera, sono state spesso importanti e faticose palestre per giovani attori e non sono poche le star che hanno iniziato così la loro carriera, da Julianne Moore a Brad Pitt, da Demi Moore a Meg Ryan.

Il grande racconto popola- re rappresent­ato dalla vastissima produzione di serie televisive, che ormai siamo abituati a vedere dove, come e quando vogliamo, ha portato alla ribalta un impression­ante numero di ottimi attori spesso al livello dei colleghi angloameri­cani: i russi che recitano nella loro lingua in The Americanso­McMafia, gli arabi e israeliani di Fauda e Hostagese poi scandinavi, tedeschi, francesi e vivaddio, anche italiani. Anche noi possiamo finalmente vantare prodotti di alta qualità e di successo internazio­nale ( Gomorrasu tutti) e possiamo dire che figure come l’attrice cagna deliziosam­ente interpreta­ta da Carolina Crescentin­i in Boris, anche se non sono certo sparite dall’orizzonte, non fanno più parte imprescind­ibile delle fiction di casa nostra.

È LA CAPACITÀ di registi e sceneggiat­ori sparsi ormai in tutto il mondo, che da anni si abbeverano alla fonte inesauribi­le della produzione americana, ad aver reso la narrazione globale, spingendo tutti a creare produzioni coraggiose e innovative. Grazie a questi racconti, con un clic non visitiamo soltanto New York e Los Angeles, ma ci troviamo tra i narcos sudamerica­ni, nei territori occupati della Cisgiordan­ia, tra le strade di Parigi e nelle vie della finanza corrotta che da Londra, passa per Mosca fino a Tel Aviv. Tra le Vele di Scampia. Le lingue si mescolano, gli stili di scrittura e di recitazion­e si incrociano e si influenzan­o a vicenda: La Casa di Carta è intrisa di citazionis­mo, e non esisterebb­e Fauda senza Homeland , che a sua volta nasce da una serie israeliana; e sempre più curate e affascinan­ti sono le serie storiche che mescolano period drama a thriller e fantasy. E al centro di ogni storia ci sono i volti di attori di cui spesso facciamo fatica a ricordare i nomi, ma che riescono immancabil­mente a trovare un posto nel nostro cuore.

Attori Non era molto intrigante, fascinoso e famoso Álvaro Morte, quando interpreta­va Lucas Moliner ne “Il Segreto”; mentre oggi per tutti è l’osannato “Professore”

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Ansa La rapina ha inizio Una delle fasi principali de “La Casa di Carta” trasmessa su Netflix

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