“Doppiette olimpiche come oro Torino impari da Innsbruck”
Il professore svizzero esperto di ricadute dell’evento internazionale
Non solo Torino, ma anche Milano e Cortina, vogliono ospitare i Giochi Olimpici Invernali 2026. Per avere un’opinione oggettiva sulle loro candidature e sui Giochi Olimpici abbiamo sentito il parere di Jean Loup Chappelet professore di Public Management all’Università di Losanna, che dal 1993 si occupa dell’organizzazione di questi eventi e dei suoi effetti socio-economici. Perché sempre meno città vogliono ospitare i Giochi? L’opinione pubblica nei confronti delle Olimpiadi ha un forte pregiudizio negativo e allora i politici preferiscono non organizzarle per chiare ragioni elettorali.
Tutta colpa dei governi? Non solo, anche il Cio dovrebbe cambiare passo: dovrebbe infatti smetterla di negare la dispendiosità dei Giochi così da risultare più credibile, ini- ziare a creare e far comprendere una propria visione di cosa sono i Giochi Olimpici e non declassarli a semplici ritrovi sportivi e infine, soprattutto, dichiarare guerra alle fake news che spopolano.
Un esempio?
Si dice sempre che l’organizzazione dei Giochi produce conti in rosso, ma tutte le commissioni organizzative delle Olimpiadi dal 2000 in poi hanno chiuso in positivo. I deficit che vengono poi sbandierati dai giornali non sono dovuti alle Olimpiadi in sé, ma agli interventi che i governi fanno per creare le infrastrutture propedeutiche ai Giochi. Gli eventi sono una grande opportunità economica, ma devono essere gestiti bene altrimenti si fa la fine di Sochi 2014 e Rio 2016. Lei ha vissuto da direttore tecnico della candidature committee l’edizione di Torino 2006, come giudica quella gestione? Torino 2006 è stato un successo per l’immagine della città a livello internazionale. Sono aumentati molto a esempio i turisti stranieri. Ovviamente l’o rg a n i zz a z io n e ha avuto le sue pecche, ma credo che un precedente storico possa insegnare molto.
Quale?
Nel 1976 Innsbruck riospitò, dopo l’edizione del ’64, le Olimpiadi Invernali. Quella seconda edizione fu un successo, anche nel lungo periodo: tutte le infrastrutture costruite per quei giochi sono ancora in uso. Credo che Torino potrebbe replicare la doppietta di Innsbruck. Eppure sono in tanti a Torino a non volerle fare…
Può essere un grave problema: la storia insegna che se non si è politicamente com- patti queste sfide si perdono. Consiglierei al sindaco Appendino di fare un referendum come quello di Vancouver e tagliare la testa al toro. Cosa pensa dell’an n un ci o dell’Appendino di non voler toccare le casse comunali per i Giochi?
Credo sia irrealistico. Bisognerà sicuramente fare degli interventi alle infrastrutture ed è assurdo pensare che la città che ne beneficerà in futuro non metta soldi.
In generale quale vede favorita fra le italiane?
Torino ha ottima immagine internazionale. Milano è più compatta e rimane una grande città. Vedo più debole Cortina, troppo piccola e ho dubbi possa rispettare i requisiti Cio.
Insomma Torino favorita? Dal punto di vista tecnico sì, ma queste competizioni sono sportive e non sempre vince il più forte…