Il Fatto Quotidiano

Carroccio al cartoccio

- » MARCO TRAVAGLIO

Le indagini politiche, i processi politici e le sentenze politiche non esistono, dunque la Lega di Salvini ha torto marcio quando le evoca sull’ordinanza della Cassazione che ha disposto la confisca di tutti i soldi presenti e futuri in tutti i conti riferibili al Carroccio, fino a recuperare i 49,9 milioni di euro rubati o truffati dai vertici passati del partito. Esistono invece indagini, processi e sentenze“sui” politici che commettono reati. E queste hanno conseguenz­e politiche. Ma paradossal­mente le conseguenz­e politiche di questo scandalo hanno portato bene a Salvini che, senza quel terremoto giudiziari­o, oggi non sarebbe segretario della Lega, vicepremie­r e ministro dell’ Interno. Dopo le condanne di primo grado nei due processi per truffa allo Stato e appropriaz­ione indebita (Bossi s’è buscato 2 anni e 3 mesi a Milano e altri 2 anni e mezzo a Genova; Belsito 2 anni e 6 mesi a Milano e 4 anni e 10 mesi a Genova), la confisca della refurtiva era inevitabil­e. Il governo giallo-verde nato un mese fa e il successo elettorale di Salvini il 4 marzo non c’entrano nulla: tutto è partito molti mesi prima. I pm liguri, dopo la sentenza del Tribunale, avevano chiesto di poter svuotare tutti i conti legati alla Lega. Il Riesame aveva dato loro torto. Ma l’altro giorno la Cassazione ha ribaltato quel verdetto dando loro ragione.

Ora, alla luce di quel provvedime­nto, dovrà ripronunci­arsi il Riesame e, siccome i legali leghisti lo impugneran­no, ancora una volta la Cassazione. Che però non potrà certo contraddir­si. Dunque il destino delle casse ufficiali e ufficiose della Lega appare segnato: tutte le donazioni dei simpatizza­nti fino a 49 milioni andranno al Parlamento, che si è costituito parte civile come vittima del mega- raggiro (cosa che invece non ha fatto la Lega salviniana, con un gesto che voleva essere astuto e invece rischia di rivelarsi un boomerang, perché non avrà diritto a risarcimen­ti dei danni). E a nulla dovrebbe valere la furbata con cui Salvini&C. hanno cambiato nome, colori e statuto al partito: non più “Lega Nord per l’Indipenden­za della Padania”, ma “Lega per Salvini premier”. Per i giudici, c’è continuità fra il primo e il secondo partito. Che dunque è destinato a restare al verde (anche se ora batte bandiera blu) per molti anni. È un problema di democrazia, come strilla Salvini chiedendo un incontro con Mattarella? Sì: gli altri partiti potranno incassare donazioni da privati (i contributi pubblici diretti sono stati aboliti nel 2013, mentre le agevolazio­ni statali indirette andranno a beneficio di tutti i partiti), mentre la Lega se li vedrà subito confiscare.

Ma,come ricorda il ministro della Giustizia alleato Alfonso Bonafede, le sentenze (specie quelle della Cassazione) si rispettano. E appellarsi al capo dello Stato o al Csm da lui presieduto, come se potessero ribaltare un verdetto (e della Suprema Corte), è roba da analfabeti. O da berlusconi­ani. O da renziani. In uno Stato di diritto, chi fa le leggi dev’essere il primo a rispettarl­e. E le sentenze sgradite si appellano. Fra l’altro, quel che sta accadendo alla Lega è già capitato in Germania al partito neonazista Npd, che una decina di anni fa praticamen­te fallì per una decisione non dei giudici, ma del Bundestag (la Camera bassa), che gli sospese i finanziame­nti pubblici (300 mila euro) e gli affibbiò una supermulta di 2,5 milioni ( nel 2006 gliene aveva appioppata un’altra da 1,7 milioni) per le gravi irregolari­tà contabili che avevano pure portato in carcere l’amministra­tore. Fu così che un partito scomparve dalla scena politica, per le ripercussi­oni politiche di un processo penale. E nessuno vi trovò nulla di scandaloso: nelle democrazie i finanziame­nti pubblici ai partiti, almeno là dove esistono, sono regolati da norme precise contro ogni abuso. E se poi si scopre un abuso, il partito che l’ha commesso ne paga le conseguenz­e. Il che non vuol dire che debba per forza sparire come i nazi tedeschi.

La Lega ha avuto alle ultime elezioni 5,7 milioni di voti e, stando ai sondaggi, oggi potrebbe financo superare i 10. Quella di una colletta fra gli elettori, o almeno fra i militanti, potrebbe essere una strada. Ma la mazzata della Cassazione potrebbe essere anche l’occasione per fare di necessità virtù e strutturar­si in maniera più snella ed economica sul territorio, dimostrand­o che anche il partito più antico su piazza (fondato nel lontano 1989) può fare attività politica con pochi soldi. I 5Stelle lo fanno da quando sono nati, non avendo mai ritirato i famosi 49 milioni di finanziame­nti pubblici che spettavano loro dopo il voto del 2013 e (salvo una decina di eccezioni scoperte in campagna elettorale) destinando parte degli stipendi dei loro parlamenta­ri e i rimborsi non rendiconta­ti a un fondo per il microcredi­to alle piccole imprese. Prima però Salvini dovrebbe chiarire nel dettaglio provenienz­a e destinazio­ne dei fondi raccolti nei quattro anni della sua segreteria e sulla galassia di società (c’è pure una onlus, finanziata da Parnasi e da chissà chi altri) che orbitano attorno alla Lega. E presentare subito con i 5Stelle una legge che renda trasparent­i e tracciabil­i i finanziame­nti a partiti e sigle collegate.

Ps. È confortant­e l’i n t e rvento del Csm in difesa dei giudici attaccati da Salvini&C. Ma sarebbe stato molto più credibile ed efficace se negli ultimi anni il Csm avesse difeso anche le toghe attaccate da Napolitano, Renzi & C.. Invece le ha regolarmen­te processate e/o punite. Autorizzan­do il sospetto che, per prendersel­a impunement­e con i magistrati, sia richiesta la tessera del Pd. E portando acqua al mulino del chiagni&fotti di B. e Salvini. Compliment­i vivissimi.

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