Arrestato Onofrio Fratello: condannato per mafia, gestiva coop di accoglienza
Cuffariano della prima ora nell’Udc, gestiva 4 società con dei prestanome
Èstato il primo politico del Trapanese a subire una condanna definitiva per mafia, ma nonostante ciò era tornato a gestire il ricco business dell’accoglienza senza aver mai fatto un giorno di carcere.
FINO A IERI, quando i carabinieri del nucleo operativo di Trapani hanno trasferito in una cella di San Giuliano, Onofrio Fratello, cuffariano della prima ora nell’Udc, ex deputato regionale eletto con i voti della mafia nel 2001 cresciuto nel ventre molle e lucroso della cooperazione assistita, che in provincia di Trapani si traduce nel ricco business dell’accoglienza ai migranti. La Procura lo accusa di intermediazione fittizia di beni e bancarotta fraudolenta per avere gestito, tra Alcamo e Castellammare, quattro cooperative attraverso prestanome, uno dei quali, Lorenzo La Rocca, presidente della coop Letizia, ha collaborato con gli inquirenti. Con l’ex deputato sono finiti in carcere due collaboratori, Gae- tano Calvaruso e Davide Amodeo, e per il fratello Salvatore è stato disposto l’obbligo di dimora. L’inchiesta è una costola dell’indagine più vasta sul business dell’accoglienza che coinvolge l’ex direttore della Caritas Sergio Librizzi, condannato a 9 anni per violenza sessuale nei confronti di minori extracomunitari, ospitati nei centri: in cambio del visto per lo status di ri- fugiato avrebbe preteso dai ragazzi prestazioni sessuali accertati in otto casi.
Intercettando Librizzi sono emersi i contatti con Fratello, già conosciuto agli investigatori per la condanna a 18 mesi per concorso in associazione mafiosa per i suoi rapporti con il boss di Marsala Natale Bonafede, da lui stesso ammessi, pena confermata dalla Cassazione.
MA L’EX DEPUTATO non demorde e nel 2010 chiede la riabilitazione, concessa dal Tribunale di Sorveglianza grazie anche al parere positivo della Dda di Palermo e della Questura di Trapani, che ne attesta la buona condotta dal giorno della condanna. E quando un’intercettazione, nel ’95, aveva sorpreso due mafiosi discutere del pizzo da chiedere a una delle coop di Fratello, che gestiva l’assistenza domiciliare agli anziani, confermando il dato emerso in un pizzino, nessuno indaga, come segnala il questore di Trapani, Giuseppe Gualtieri: “Nessun provvedimento, anche solo di carattere cautelare, è stato adottato dall’autorità giudiziaria procedente nei confronti della ditta di che trattasi e dei suoi amministrato-
Mai in carcere Nel 2010 l’ex deputato chiese la riabilitazione, poi concessa dal Tribunale di Sorveglianza
ri”. Il resto è storia recente, con i due centri per migranti gestiti dalla coop Letizia, che ha avuto in organico anche 120 dipendenti, a Balata di Baida e all’Ipab Vittorio Emanuele di Castellammare per i quali il Movimento 5 Stelle segnalò la cointeressenza di Fratello, già condannato per mafia, e poi la Con- sess, la Benessere di Alcamo (con tre sedi a Alcamo e Valderice che ospita 32 minori migranti non accompagnati), e la Dimensione Uomo utilizzate dal deputato, secondo l’accusa, per le sue acrobazie contabili. Nell’o p er a zi on e ‘’Brother’’ i carabinieri hanno analizzato infatti i flussi finanziari giunti alle coop e ge- stiti dai vari prestanome con cui Fratello si garantiva il duplice vantaggio di nascondere i proventi delle sue (di fatto) cooperative evitando nel contempo di comunicare le variazioni patrimoniali conseguenti come invece impone dalla legge ai soggetti condannati per mafia.
TRA LE ACCUSE, infine, c’è anche la bancarotta fraudolenta legata alla palestra Wellness sport center, anche questa gestita dall’ex deputato e fallita nel 2015: dopo il fallimento sarebbe stata svuotata da Fratello che avrebbe distratto beni e servizi in favore di un’altra società, a lui riconducibile, la Sport-E srl.