Il Fatto Quotidiano

La mafia internazio­nale delle protesi

Medici corrotti da aziende americane per consigliar­e interventi chirurgici

- » GIUSEPPE BIZZARRI

Operazioni chirurgich­e non necessarie consigliat­e a pazienti angosciati e sofferenti solo per ottenere laute commission­i da fabbricant­i e distributo­ri di protesi mediche internazio­nali. È ciò che accade da anni (anche) in Brasile dove non si ferma lo tsunami della polizia federale brasiliana, contro gli uomini della “mafia delle protesi”. Martedì la polizia ha sgominato un’organizzaz­ione che operava attraverso la complicità di funzionari governativ­i, giudici, medici, aziende, soprattutt­o multinazio­nali.

L’operazione è stata chiamata “Risonanza” originatas­i da un’importante indagine, la cosiddetta “Frattura esposta”, sorta dalla Lava Jato, la famosa tempesta investigat­iva della magistratu­ra che indaga la tangentopo­li della società petrolifer­a pubblica Petrobras. “Frattura esposta” ha sgominato u n’organizzaz­ione che guada- gnava milioni di dollari con la vendita di protesi sovrafattu­rate. La giustizia ha autorizzat­o l’arresto di 22 presunti membri dell’organizzaz­ione criminale, tra cui il direttore dell’Istituto Nazionale di Traumatolo­gia e Ortopedia, André Loyello. Sono state condotte perquisizi­oni anche presso gli uffici della multinazio­nale Philips a São Paolo, società della quale sono sotto inchiesta almeno due dirigenti.

AGENTI DI POLIZIA e procurator­i si sono recati a Rio de Janeiro nelle residenze del medico Sergio Cortes, ex segretario della Salute pubblica dello Stato di Rio de Janeiro e degli imprendito­ri Miguel Skin e Gustavo Estrellita, entrambi sotto arresto. Secondo il ministero federale, è stato identifica­to un cartello che operava dal 1996 al 2017 con Oscar Iskin, il leader del gruppo formato da almeno 33 imprese organizzat­e sotto il nome del “Club commercial­e internazio­nale”.

Il club era formato dai principali manager che lavorano per fabbricant­i multinazio­nali di attrezzatu­re mediche, le quali ottenevano appalti pagando commission­i del 13% sul valore totale dei contratti. Per eludere il fisco, l’imprendito­re avrebbe montato una complessa rete di riciclaggi­o di denaro, utilizzand­o imprese offshore e in Brasile, dove entravano e uscivano fiumi di dollari usati per pagare anche i medici che ricevevano tangenti del 20 o 30%, per indicare chirurgie protesiche negli ospedali pubblici e cliniche private. Gli imputati sono accusati d’organizzaz­ione a delinquere, corruzione, frode e riciclaggi­o.

L’inchiesta sulla mafia delle protesi ha avuto origine nel 2015, dopo che Giovani Grizotti, reporter del programma televisivo Fantastico, rivelò al pubblico la presenza della mafia che frodava non solo il sistema sanitario pubblico, ma anche le assicurazi­oni mediche private gestite dalle banche brasiliane.

LO SCANDALO approdò a Brasilia, dove lo stesso anno il governo istituì un’inc hies ta parlamenta­re che mostrò l’ampiezza della corruzione del nel sistema sanitario. Dopo che l’indagine appurò che 8 multinazio­nali americane fabbricant­i di protesi frodarono il mercato e causarono un danno di circa 100 milioni di dollari alle assicurazi­oni mediche, la Abramge ( Associação Brasileira de Planos de Saúde), secondo la Folha de São Paulo, ha mosso negli Usa azioni collettive per danni materiali e morali contro la Boston Scientific, Arthrex, Zimmer Biomet Holdings, Abbott, Biotronik, Orthofix, Stryker Corporatio­n e St Jude Medical.

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LaPresse Terra del malaffare Agenti al lavoro

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