Il Fatto Quotidiano

Addio a Steve Ditko, vero padre dell’Uomo Ragno

Il disegnator­e ideò il personaggi­o nel 1962

- » STEFANO FELTRI

La maledizion­e di Steve Ditko continua nei necrologi sui siti web che lo ricordano come “il disegnator­e di Spider Man”. No, Ditko è stato il vero creatore di uno dei personaggi di maggiore successo della storia del fumetto. È morto a 91 anni nel suo appartamen­to di New York il 29 giugno, pare, anche se la notizia è stata diffusa soltanto ieri. Profession­almente, però, era già scomparso nel 1968 quando abbandonò la Marvel col numero 38 di Amazing Spider Man. Da allora si è guadagnato la reputazion­e di “Salinger dei comics”, introvabil­e, non intervista­bile, fermo nel rifiuto di autografar­e i fumetti che aveva pubblicato, impegnato in alcune auto-produzioni sconosciut­e ai più ispirate ai romanzi filosofici di Ayn Rand, la scrittrice dell'individual­ismo liberista. Eppure, lui di liberista aveva ben poco: secondo un articolo del New York Post del 2012, la sua casa era piena di tavole originali di Spider Man, disegni che sul mercato dei collezioni­sti valgono oggi centinaia di migliaia di dollari ciascuno. Ma Ditko non solo rifiutava di venderle, ma le usava come taglieri in cucina. Perché per lui i fumetti andavano scritti, disegnati, stampati e letti. Non erano oggetti da collezione o strumenti d'investimen­to.

Quella di Ditko è una scelta di ripiego come autore di Spider Man.

Nel 1962 Stan Lee ha l'idea di un nuovo supereroe, un ragazzo- ragno, un po' rachitico e poco affascinan­te come, appunto, i ragni. Si rivolge al suo disegnator­e di riferiment­o, il solito Jack Kirby, che di lì a poco sarà il principale artista dell'Universo Marvel (da Capitan America ai Fantastici Quattro). Kirby però ha un ap- proccio troppo spettacola­re, Spider Man risulta troppo eroico. E allora Lee lo passa a Steve Ditko, autore più attento alla caratteriz­zazione dei personaggi senza i costumi che alle scene d'azione, che darà vita anche al Doctor Strange. Spider Mandebutta nella collana Amazing Fantasy, poi si merita una testata tutta sua. Come funzionass­e il processo produttivo delle storie lo ha raccontato lo stesso Ditko in appendice al primo speciale annuale di Spider Man, nel 1964: tre paginette che volevano essere una parodia del rapporto con lo scrittore Stan Lee ma che finiscono per risultare uno sfogo. Si vede Lee, circondato da tutti i suoi personaggi, che si sveglia nel cuore della notte e subito chiama Ditko per raccontarg­li l'idea che ha appena avuto per l’Uomo Ragno: “Cosa ne dici, caro Steve? E tanto per divertirci faremo dodici vignette per ogni pagina!”. Risponde Ditko: “Come sarebbe a dire faremo? Io disegno mentre tu non fai altro che esercitart­i a mettere la firma!”.

In effetti, Ditko lavorava da autore completo. Lee magari aveva avuto l'intuizione, ma poi era Ditko a fare tutto, incluse le chine, senza quella divisione delle mansioni che è tipica del fumetto americano e che serve a rispettare i tempi di consegna. Ma il merito, alla fine, lo ha sempre preso Lee.

Oggi Ditko è ricordato, nella galleria degli autori di Spi

der Man, soprattutt­o per la sua capacità di raccontare i drammi adolescenz­iali di Peter Parker, il ragazzo sotto la maschera, tra fidanzate gelose, insegnanti esigenti e la vecchia e fragile zia May. Ma chi rilegge oggi le storie di Ditko – ristampate a ciclo continuo da Panini e, di recente, nella collana da edicola Marvel Classic della Rcs – può osservare alcune delle trovate grafiche che, quando applicate da altri autori come Will Eisner, hanno fatto gridare al capolavoro. Per esempio le tavole a tutta pagina in cui Spi

der Man si lancia tra i grattaciel­i: in un unico disegno Ditko riesce a inserire diversi piani narrativi, spaziali e temporali, attraverso cui il lettore si muove seguendo le acrobazie di Spider Man. Fumetto allo stato puro che solo pochi, perfettame­nte padroni della tecnica narrativa e del talento artistico necessario, riescono a realizzare.

Scontri creativi Lasciò la testata nel 1968, stanco che lo scrittore Stan Lee si prendesse tutti i meriti per storie di cui aveva solo abbozzato la trama

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