Le scie del veleno russo portano fino a Trump
Morte della donna contaminata dal Novichok e i contatti con la spia del dossier anti-Usa
Il
precedente degli Skripal, sopravvissuti alla contaminazione da Novichok , aveva fatto sperare anche per Dawn Sturgess e Charles Rowley, la coppia contaminata venerdì 30 giugno. Charles è ancora ricoverato in condizioni gravissime all’Ospedale di Salisbury, ma la morte di Dawn, domenica, rende ineludibili una serie di chiarimenti. I due britannici sono entrati in contatto con lo stesso lotto di agente nervino che ha avvelenato Sergei e Yulia Skripal? È “molto probabile”, secondo il capo dell’antiterrorismo Neil Basu. L’ipotesi è che i due abbiano maneggiato il contenitore (una fiala?) del Novichok destinato agli Skripal. Gli investi- gatori hanno transennato e stanno analizzando i luoghi frequentati dalla coppia venerdì, ma dell’oggetto contaminato ancora nessuna traccia, tanto che i responsabili sanitari hanno dovuto chiedere alla popolazione, “di non raccogliere e maneggiare sirin- ghe, aghi o strani contenitori”. Questioni aperte: perché a trovare la “fialetta”, se è andata proprio così, sono statiDawn e Charles e non le centinaia di agenti impegnati per mesi nella bonifica? Perché, se davvero il Novichok è letale, sia Sergei che Yulia si sono salva- ti? La coppia è vittima della sfortuna o c’è una relazione con gli Skripal?
LA SFIDUCIA GENERALE nella gestione della vicenda da parte delle autorità rimette in circolo spiegazioni alternative a quella del coinvolgimento russo, sostenuto dal governo. Riemerge un’ipotesi circolata subito dopo il ricovero degli Skripal, il 4 marzo. E cioè che Sergei avesse collaborato al dossier dell’ex agente dell’Mi6 Christopher Steele sui compromettenti rapporti fra Trump e la Russia di Putin. Il contatto fra Skripal e Steele sarebbe Pablo Miller, residente proprio a Salisbury, ex agente Mi6 nell’Europa dell’est, primo reclutatore di Sergei e poi collaboratore di Orbis, l’agenzia d’intelligence di Steele. Notizia uscita sul Telegraph il 7 marzo. Quel pomeriggio, e ancora il 14 marzo, ai media arriva una D-Notice, la richiesta ufficiale del comitato editori-funzionari governativi, di non rivelare informazioni sensibili per la sicurezza nazionale. Richiesta non vincolante, ma a cui i media mainstreamsi sono adeguati. Miller scompare da LinkedIn e il link Skripal-Steele dalle cronache. Nell’interesse di chi?