Cdp, l’ultima trincea di Tria e salta l’intesa tra M5S e Lega
Poltrone Non arriva la lista per i vertici della Cassa, la candidatura di Sala si fa più debole: Palermo possibile soluzione di compromesso
Il meccanismo con cui Cinque Stelle e Lega vogliono gestire le cariche pubbliche s’è inceppato. E così la partita per i vertici del Tesoro e di Cassa depositi e prestiti tra gli alleati e il ministro Giovanni Tria resta aperta e si spinge verso i supplementari. Nonostante le rassicurazioni ieri non è arrivata la lista dei nomi per la Cdp, che dovrà eleggere il nuovo Cda nell’assemblea di venerdì. Al momento è presto per capire se lo stallo durerà a lungo e dovrà essere rinviata ancora. Tria ne ha discusso ieri a Palazzo Chigi assieme a Matteo Salvini, Luigi Di Maio e al premier Giuseppe Conte senza trovare una soluzione immediata.
NON C’È ACCORDO su nessuna delle caselle chiave e molti dei nomi circolati in queste ore vengono impallinati dai veti incrociati. Su Cdp l’ultimo profilo a perdere consistenza è quello di Marcello Sala come amministratore delegato. Il brianzolo, ex Intesa Sanpaolo, in orbita Lega, non è gradito ai Cinque Stelle, ma soprattutto ha uno scarno curriculum, impreziosito – chissà – agli occhi dei leghisti per la parentesi da liquidatore della Credieuronord, la banca degli onorevoli padani salvata dal dissesto nel 2006.
Di certo c’è soltanto il pre- sidente di Cdp, Massimo Tononi indicato dalle fondazioni bancarie, azioniste di minoranza della Cassa a cui spetta la guida del Cda. Per l’ad il primo ostacolo è superare la terna di nomi consegnata ieri a Tria dall’advisor del Tesoro – i cacciatori di teste di Spencer Stuart – come impone la procedura: Domenico Arcuri di Invitalia; Dario Scannapieco, vicepresidente della Banca europea degli investimenti; e Flavio Cattaneo, ex Tim oggi in Italo. Cat- taneo ha smentito l’interessamento, su Arcuri c’è il veto dei Cinque Stelle e neanche Scannapieco, che ha un’esperienza adatta per Cdp, gode dello stesso consenso che aveva presso il governo di Paolo Gentiloni (con la benedizione del Quirinale).
Siccome il quadro è confuso e la vicenda è complessa, adesso si fa strada l’ipotesi di un’alternativa interna a Cdp: promuovere l’attuale direttore finanziario Fabrizio Palermo, l’uomo inizialmente