Ilva, lo stallo continua: Di Maio contro Mittal
Vice-premier si schiera con i sindacati: “Su ambiente e Lavoro i piani vanno migliorati”
L’incontro
di ieri tra Luigi Di Maio e Arcelor Mittal, acquirente dell’Ilva, non ha permesso passi in avanti. Il colosso dell’acciaio ha portato nuove proposte però ritenute, dal ministro dello Sviluppo economico, “poco entusiasmanti” per quanto riguarda la questione ambientale e per nulla soddisfacenti sul versante occupazionale, visto che vengono confermati i 4 mila esuberi già dichiarati durante lo scorso autunno e fortemente contestati dai sindacati.
SI ASPETTANO nuovi miglioramenti: “Io ho dato mandato immediato ai commissari di confrontarsi tecnicamente sulle proposte migliorative che ci ha fatto Arcelor Mittal - ha detto Di Maio a margine del vertice - ma prima di esprimermi dobbiamo neces- sariamente analizzare tecnicamente le loro proposte, fermo restando che ci aspettiamo di più sul piano occupazionale”. Il ministro ha anche voluto marcare le differenze tra l’opinione di questo governo e quella del precedente, che con Arcelor Mittal aveva già un accordo: “Una cosa è certa, ci si aspetta di più sulle proposte che sono state fatte al precedente governo, che, io ricordo, ha già firmato il contratto, autorizzando e accettando questi livelli”. Insomma, le condizioni che hanno ottenuto negli scorsi mesi il lasciapassare di Carlo Calenda, predecessore di Di Maio, non saranno accettate dal nuovo esecutivo.
IL VECCHIO accordo, bocciato dai sindacati, prevedeva che la nuova proprietà dell’Ilva assumesse subito 10 mila dei 14 mila dipendenti attualmente impiegati a Taranto e negli altri stabilimenti. I 4 mila rimasti fuori sarebbero stati inseriti in un percorso parallelo che avrebbe previsto, innanzitutto, la creazione di una società, con l’aiuto dell’agenzia pubblica Invitalia. In questa newco sarebbero confluiti 1.500 lavoratori, un livello occupazionale che avrebbe garantito proprio i nuovi proprietari dell’Ilva at- traverso le commesse. Il resto sarebbe stato gestito con ammortizzatori sociali e altri strumenti come incentivi alle dimissioni o accompagnamento alla pensione. Comunque, parliamo di uno schema che, come detto, è rigettato sia dai sindacati sia dal nuovo governo, che il 26 giugno ha prorogato il c o m m i s s a r i amento dell’Ilva fino al 15 settembre.
Nel frattempo, Arcelor Mittal dovrà convincere Di Maio con una nuova proposta. I sindacati vorrebbero garantire continuità lavorativa per tutti, almeno partendo con la riassunzione di 10.500 lavoratori ( sui 14 mila totali): 10.100 subito e altri 400 entro il primo anno o alla prima risalita produttiva. Altra questione sensibile è quella ambientale. Il governo Gentiloni, a settembre del 2017, ha approvato il decreto con il piano che ha spalmato le opere di risanamento previste in capo alla nuova proprietà fino ad agosto 2023. Un provvedimento che ha creato la rottura con il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano, il quale lo ha impugnato al Tar. “Luglio – dicono la segretaria Fiom Francesca Re David e il suo predecessore Maurizio Landini - è per noi il tempo nel quale verificare l’esistenza delle condizioni per la ripresa della trattativa”.
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