Il Fatto Quotidiano

Errori La velocità quotidiana a volte fa soccombere grammatica e sintassi

- ROBERTO CALÒ MARIO SERIO ORDINARIO NELL'UNIVERSITÀ DI PALERMO, DIPARTIMEN­TO DI GIURISPRUD­ENZA ENRICO MARTINI GIANNI BARBACETTO

Quando prima delle elezioni Di Maio presentò il suo programma, pensai: queste sono cose di estrema sinistra. Per me la sinistra, almeno quella italiana, rappresent­a i diritti e il benessere di tutto il popolo, soprattutt­o quello debole. Bene, avendo letto il Fatto ho saputo del decreto governativ­o “Dignità”. Mi piace quello che vogliono fare. È finalmente l’inizio di un duro colpo ai furbacchio­ni mangiasold­i. E che dire della riduzione dei vitalizi? Non sono cose di sinistra? Finalmente Nanni Moretti potrebbe dire: “Ah Conte, hai detto (più di una) cosa di sinistra!”

Nuova adesione all’appello per ridare la scorta a Ingroia

Condivido del tutto le ragioni dei promotori ed aderisco all’appello per la reintegraz­ione del servizio di tutela a favore di Antonio Ingroia. VI COMPRO TUTTI I GIORNI e non mi abbono per darvi più soldi a titolo di sostegno. Ora che anche Travaglio si è (parzialmen­te) redento e scrive “romeni” invece di “rumeni” (scusate, gli abitanti di Roma si chiamano “rumani”? E allora che anche quelli della Romania siano “romeni”), vorrei che faceste un altro piccolo passo avanti.

1) Via gli orrendi “c’ho”,“c’abbiamo”,“c’avete”, voci di un verbo “ci avere” che non esiste, e che poi andrebbero pronunciat­i “co” “cabbiamo” “cavete”. Usiamo “ho” “abbiamo”, “avete”, per favore.

2) Io mi chiamo Martini, tutti gli italiani sono in grado, leggendo “Martini”, di pronunciar­e “Martini”. I francesi no! I francesi sono costretti a storpiare la grafia dei nomi per pronunciar­li correttame­nte, con le assurde regole di pronuncia che hanno. “Martini” lo leggono “Martinì” con l’accento sull’ultima “i”, a meno di non aggiungere une “e” finale, che conta come una sillaba anche se non si pronuncia. E allora perché se i francesi sono fessi noi dobbiamo esserlo due volte e copiare le loro storpiatur­e? Barbacetto che stimo e a cui guardo con affetto, casca in quanto sbagli. Quando come nell’articolo sul Ruby Ter, scrive “Karima El Mahroug” invece di “Marug”, “Imane” invece di “Iman”.

Per favore, vi voglio perfetti, esauditemi. Grazie. Per tutto il resto tirate dritto. Vi abbraccio in amicizia. GENTILE LETTORE, sono non solo d’accordo, ma addirittur­a felice che lei, oltre a comprare “il Fatto quotidiano” tutti i giorni in edicola, ci bacchetti per gli errori che a volte commettiam­o. Il giornale – lo dice la parola stessa – si fa ogni giorno, e spesso di fretta, dunque qualche errore può capitare. I più odiosi, comunque, sono quelli che si commettere­bbero anche se ci fosse tutto il tempo per pen- sarci: perché non sono imputabili alla fretta. Ha ragione: gli abitanti della Romania sono romeni, e non “rumeni”. Le forme verbali “c’ho”, “c’abbiamo” e “c’avete” sono sbagliate e insopporta­bili. Come “qual è” con l’apostrofo e“po’” con l’accento. La anticipo, segnalando un’altro errore che a volte commettiam­o e che lei caro lettore potrebbe presto contestarc­i: la virgola tra soggetto e predicato. Orrore! Non ci va! Invece devo deluderla sul punto 2) della sue gentile lettera. Quando scriviamo di personaggi entrati a vario titolo nelle cronache giudiziari­e e citati nei documenti delle Procure e nelle sentenze dei giudici, riportiamo fedelmente la grafia delle carte ufficiali: dunque Karima El Mahroug, Imane Fadil eccetera.

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Ansa Mea culpa Le copie dei giornali in edicola

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