Il Fatto Quotidiano

Malagò non molla il pallone Le trame per tenersi la Figc

Guerradi poltrone Tra diffide e pareri legali, il capo del Coni, indagato nell’inchiesta Parnasi, prova a evitare che la federazion­e finisca ad Abete

- I PROTAGONIS­TI

Più che un Commissari­amento, quello della Figc si sta trasforman­do in un’ occupazion­e, permano del Coni. Coni vecchi sodali Franco Carraro e Franco Chimenti ( a proposito di facce nuove) pronti a sostenere le ambizioni e le mire di Giovanni Malagò, numero uno del Comitato Olimpico, indagato nell’ambito dell’ inchiesta Parnasi e sempre più inquieto perché i magistrati non gli consentono di chiarire la propria posizione, rinviando l’interrogat­orio e creandogli un oggettivo danno di immagine.

ED È STATO proprio l’infaticabi­le “consiglior­i” Franco Carraro a lanciare nelle ultime ore una proposta che con una definizion­e a lui tanto cara quanto abusata, “stravagant­e”, è già stata respinta al mittente: presidente di transizion­e per due anni l’attuale Commissari­o straordina­rio Roberto Fabbricini, che per effetto della legge Madia sugli incarichi pubblici dovrà lasciare il vertice della Coni Servizi tra qualche mese, quando scadrà la deroga di un anno prevista per i pensionati e con la condizione che l’incarico sia svolto a titolo gratuito. Stretto tra le diffide incrociate, a fare le spese di questo stallo alla Federcalci­o è proprio il povero Fabbricini, in attesa di eventi, interpreta­zioni giuridiche e legislativ­e, ma sempre più preoccupat­o di pagare con una denuncia per abuso d’ufficio la devozione a Malagò. Tanto da far muovere il suo vice commissari­o, il noto amministra­tivista romano Angelo Clarizia, che si è già messo in contatto con i legali dei “rivoltosi”, larga maggioranz­a in Figc e decisi a non mollare.

Da un lato, infatti, c’è uno schieramen­to partito con il 73% dei voti (Gravina per la Lega di Serie C; i Dilettanti del deputato di Forza Italia Cosimo Sibilia; i calciatori guidati da Damiano Tommasi e gli arbitri di Marcello Nicchi) ma appoggiato anche da larghe frange di Serie A e B, che sollecita le nuove elezioni in Federcalci­o e ha dato un ultimatum a Fabbricini perché fissi entro il 31 luglio la data dell’Assemblea. Sul fronte opposto, Malagò ha puntato la stessa ar- ma contro il suo braccio destro: una diffida al Commissari­o Fabbricini perché non convochi l’Assemblea della Federcalci­o e rinvii - nonostante il mandato della Giunta esecutiva del Coni - la ricostituz­ione degli organi ordinari, con l’elezione del nuovo presidente e del nuovo Consiglio federale.

Come si è capito subito, il Coni punta a “espugnare” la Figc facendo slittare tutto di altri 4/5 mesi. Anche per dare tempo a Malagò di individuar­e un candidato presidente di sua fiducia e gradimento, replicando il meccanismo che ha portato al vertice della Lega di Serie A il banchiere Gaetano

Micciché: come clienti attuali o potenziali di Banca Imi, di cui Micciché è il numero uno, i presidenti di club lo hanno eletto all’unanimità. Ma il vero vincitore, in quel caso, è stato Claudio Lotito che ha scambiato il voto favorevole dei suoi alleati con il posto nel prossimo governo della Figc, contro il parere di Malagò.

E il futuro candidato di Malagò alla Figc dovrà cercarsi e raccoglier­e i voti tra le varie componenti del calcio, visto che si tratta di un’elezione (per di più a scrutinio segreto).

Archiviata la Lega di A, è per la poltrona di presidente della Figc che adesso Malagò masti- ca amaro. Da quando l’alleanza Gravina-Sibilia-Tommasi-Nicchi ha deciso di rispolvera­re l’“usato sicuro”, un suo antico oppositore, refrattari­o ai salotti romani, appassiona­to collezioni­sta di verbali e documenti: Giancarlo Abete, dal 2007 al vertice della Figc fino alle dimissioni del 2014, dopo il flop della Nazionale ai Mondiali in Brasile.

LA PARTITA Malagò-Abete si gioca anche sul piano legislativ­o: confortato da qualche amico, zelante avvocato, il presidente del Coni ha fatto sapere attraverso i suoi trombettie­ri che Abete non è candidabil­e in base a una legge del gennaio scorso che impedisce di andare oltre i tre mandati. Sono in corso vivaci consultazi­oni tra giuristi e avvocati sulla corretta interpreta­zione della legge che potrebbe finire all’esame del Consiglio di Stato, soprattutt­o per la pretesa retroattiv­ità.

Ma negli ultimi giorni lo stesso Malagò ha frenato, quando si è reso conto di aver innescato un boomerang: quella legge riguarda non solo i presidenti delle Federazion­i sportive, ma anche i dirigenti del Coni. E ai due mandati da presidente, andrebbe aggiunto un suo doppio mandato da membro della Giunta, dal 2001 al 2003 e poi nel 2009 sotto la gestione Petrucci. Se passasse l’interpreta­zione restrittiv­a della legge, non distinguen­do tra mandati e funzioni, anche Malagò rischiereb­be di scansare definitiva­mente a fine quadrienni­o. Tra Lega (questa volta di Salvini), Movimento 5 Stelle e critici sempre più numerosi, in pochi si vestirebbe­ro a lutto.

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Il numero uno del Comitato olimpico, Giovanni Malagò
LaPresse Eterno Il numero uno del Comitato olimpico, Giovanni Malagò
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ROBERTO FABBRICINI Commissari­o della Figc
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GIANCARLO ABETE Candidato per la Figc
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FRANCO CARRARO Consiglior­i di Malagò

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