Montante, il presidente decaduto ma non troppo
L’ex numero uno di Confindustria Sicilia si è dimesso dalla camera di commercio di Caltanissetta ma non dal vertice di Unioncamere
In carcere per dossieraggio e indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, l’ex Presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, decade dai suoi incarichi ma non troppo.
Rivela infatti La Sicilia di ieri che l’ex paladino dell’Antimafia siciliana si è dimesso dalla camera di commercio di Caltanissetta, della quale era Presidente, ma non dal vertice di Uni on camere,l’ organizzazione cher aggruppale camere di commercio siciliane.
TUTTO CIÒ grazie ad una “provvidenziale” modifica dello statuto regionale realizzata nel marzo scorso, due mesi prima il suo arresto, che consente al Presidente di restare in sella anche in caso di perdita della guida di una delle camere di Commercio provinciali: nel caso di Montante, quella, appunto, di Caltanissetta. Un “nonsense” secondo una nota inviata dal Presidente nazionale di Unioncamere Giuseppe Tripoli, che oltre a stigmatizzare la moltiplicazione della durata del mandato del presidente siciliano a quattro anni (“non è affatto in linea con gli indirizzi nazionali che fissano il limite a due mandati”), sostiene che “tutto il sistema nazionale è costruito intorno alla figura del presidente camerale e, a regime, anche i presidenti delle unioni regionali devono essere presidenti camerali”.
Scaduto il primo mandato il 19 aprile del 2016, quando già l’indagine per mafia nei suoi confronti era stata resa nota, e vista l’indisponibilità degli altri presidenti ad assumere il mandato, Montante è stato confermato alla presidenza di Unioncamere fino al completamento del percorso di fusione degli enti regionali. Ma dopo il suo arresto, cinque consiglieri della Camera di commercio si sono dimessi dall’incarico e lo stesso Montante è stato dichiarato decaduto da Presidente dell’ente, affidato ad un commissario nominato dalla Regione, l’ex giudice istruttore del pool antimafia di Palermo Gioacchino Natoli.
Alfiere di un progetto di legalità inquinato dall’o c- cupazione del potere politico ed economico ed infranto sul muro di una rete di rapporti obliqui con magistrati e forze dell’ordine costruiti per rafforzare, secondo l’accusa, quel potere attraverso attività di dossieraggi, Montante è finito agli arresti domiciliari il 19 maggio scorso con l’accusa di corruzione: per i magistrati aveva messo in piedi una “rete tentacolare di rapporti” tra “apicali esponenti delle istituzioni” legati “a doppio filo dallo scambio di favori” e accomunati da un unico obiettivo, quello di “ostacolare le indagini della procura”.
DOPO DIECI giorni Montante venne poi trasferito in carcere quando la procura valutò il suo comportamento anomalo nelle ore dell’arresto: Montante, come scrisse il gip, “si barricava in casa per quasi due ore, non aprendo ai poliziotti e distruggendo documenti e circa ventiquattro pen drive”.
Non è stato possibile, infine, raccogliere commenti di Unioncamere Sicilia, poiché ieri pomeriggio il telefono ha squillato a lungo a vuoto.
L’appiglio giuridico Rimane al suo posto grazie a una modifica dello statuto fatta due mesi prima dell’arresto Ex paladino legalità Ai domiciliari il 19 maggio con l’accusa di corruzione, è finito in carcere 10 giorni dopo