Monnezza Italia: una scia tossica lunga 2.500 km
Ecomafie L’annuale fotografia di Legambiente sul traffico illegale di rifiuti: reati gravi in aumento, raddoppiati rispetto al 2016
Sono ancora tutti lì, i trafficanti di rifiuti. Volti spigliati di imprenditori, parlantina veloce da broker, pronti a trovare la soluzione giusta. Costi quel che costi. L’Italia delle ecomafie che esce fuori dall’ultimo rapporto di Legambiente ha il volto di sempre, quello di un paese canaglia. E la nuova legge sui reati ambientali, approvata durante la scorsa legislatura, ha avuto il merito di far emergere ancor di più quanto forte sia il settore criminale che traffica, inquina, sversa, maneggia scorie con profitti milionari.
IMMAGINATE una fila di camion, da Trapani fino a Berlino. Per ogni Tir un carico tossico. È la quantità incredibile dei rifiuti passati nel mondo criminale sequestrati nel nostro paese, secondo i dati raccolti dall’organizzazione ambientalista. Cinquantadue milioni di tonnellate, gestiti illegalmente dal 2002 ad oggi. Una montagna di discreta altitudine. Anche il numero delle inchieste della magistratura mostra che l’Italia dei traffici non è finita. Per il reato più grave (l’ex articolo 260 del codice ambientale, divenuto 452-quaterdecies del Codice penale, ovvero il traffico organizzato di competenza delle Direzioni distrettuali antimafia) i fascicoli aperti lo scorso anno sono stati 76 (contro i 35 del 2016), con 177 custodie cautelari, 992 denunce e 232 aziende coinvolte. Strutture criminali italiane, ma pronte ad al- learsi con chiunque nel mondo: sono 46 i paesi esteri coinvolti (18 europei, 12 asiatici, 15 africani e 1 americano) nella rete internazionale dei trafficanti.
L’illegalità parla tanti dialetti nel nostro paese. La Campania, certo, sempre in cima alle classifiche, divenuta simbolo della Gomorra dei rifiuti. La Sicilia, dove il ciclo dei rifiuti è eternamente in bilico. Ma anche il Lazio, con la provincia di Roma divenuta la seconda in Italia per concentrazione di reati ambientali nel campo della monnezza. Non solo quella urbana, ma anche i rifiuti speciali, le plastiche, i residui della differenziata e le scorie pericolose. Rispetto al passato cambiano, almeno in parte, le tipologie di materiali trattati dal settore criminale.
OGGI I SETTORI più delicati sono i Raee – i rifiuti elettronici e di elettrodomestici – la plastica, la carta, i metalli, il vetro. Materie preziose, ma che la mancanza di impianti di trattamento adeguati in Italia trasforma in flussi del mercato illegale, con rischi di in- cendio e danni ambientali ingenti. Accanto alle materie derivanti dalla raccolta differenziata, una vera emergenza è la gestione dei fanghi industriali e della depurazione delle città, prodotto “facile da far passare, illegalmente, come innocuo ammendate agricolo”. I reati ambientali – non solo nel campo dei rifiuti - sono il sintomo di una malattia profonda, che vede l’economia industriale al centro. Prima di tutto per i soldi in gioco: 23 sono i miliardi di euro del mercato legale (dati dalla Fondazione sviluppo sostenibile), mentre il nero gestisce almeno 3 miliardi. “Una selva di società, soprattutto Srl, si adopera in questo mondo nel tentativo di fare soldi facili”, commenta il rapporto di Legambiente. Ditte spesso composte da un ufficio e un indirizzo email, intermediari in grado di mettere in contatto i grandi produttori di rifiuti – le città, ma anche le industrie – con chi ha trovato il sistema troppo economico e veloce per far sparire la monnezza.
Un flusso di 160 milioni di tonnellate prodotti ogni anno, che la criminalità – soprattutto economica – cerca di intercettare. E ad oliare i meccanismi, evitando i controlli, favorendo autorizzazioni compiacenti, c’è l’altra faccia degli ecoreati, la corruzione. Se c’è un camion che porta illecitamente scorie illegali, da qualche parte c’è un dirigente, un assessore, un politico che ha autorizzato, chiudendo due occhi. Dal 1 gennaio 2010 al 31 maggio 2018 Legambiente ha censito 449 inchieste dove si incrociano tangenti e danni ambientali. La maglia nera, in questo caso, spetta al Lazio (61 indagini), seguito dalla Sicilia (60 indagini), dalla Lombardia (52 indagini), dalla Campania (51 indagini) e dalla Calabria (40 indagini).
La preda dei clan Messi in fila, i prodotti smaltiti dalla criminalità dal 2002 coprirebbero la distanza Trapani-Berlino I numeri
I miliardi di euro del giro di affari legale dello smaltimento dei rifiuti Le mafie riescono ad intercettarne almeno tre I milioni di tonnellate gestiti illegalmente dal 2002 ad oggi secondo il Rapporto 2018 di Legambiente sulle ecomafie I fascicoli aperti per traffico organizzato in Italia nel 2017 Nel 2016 erano stati “solo” 35