“Accoglienza, carenti 85 bandi su 101 Meglio centri piccoli e con più servizi”
Roma“In Migrazione”: 35 euro al giorno sono tanti o pochi a seconda di cosa si offre
Matteo
Salvini e la prefetta Gerarda Pantalone, nell’elaborare le linee guida dei nuovi bandi per i centri d’accoglienza, dovrebbero studiare il dossier presentato ieri da Simone Andreotti di “In Migrazione”, una cooperativa sociale che gestisce uno Sprar, un centro di seconda accoglienza per i richiedenti asilo a Centocelle, periferia romana. Venti posti. Una delle chiavi è nei numeri: “Noi li vediamo tutti i giorni, capiamo subito se qualcosa non va e avvisiamo”, ha spiegato ieri Andreotti. Nei centri grandi, con 2-300 o anche 500 ospiti come alcuni Cas ( Centri di accoglienza straordinaria), “c ostruiti – ricorda Andreotti – sul modello del Cara di Mineo”(il centro nel Catanese finito in diverse vicende giudiziarie per presunte malversazioni , ndr), non è così. E chi li gestisce, con i famosi 35 euro pro capite al giorno, può realizzare lauti profitti. Alla fac- cia dell’integrazione. E dei residenti nei territori in cui si trovano questi casermoni.
La questione è nei bandi, “predisposti – osserva Androtti – dai prefetti anche se non + il loro mestiere, spesso in fretta, secondo linee guida contenute in un decreto ministeriale insufficiente”. L’ultimo è del 2017. Per esempio, “si dice 6 ore di italiano ma non si indica il numero massimo di persone – sottolinea Andreotti –, si richiede per la direzione un laureato in discipline umanistiche e uno psicologo laureato, ma per trattare migranti forzati e vittime di tortura serve un’esperienza specifica”. Dovrebbero esserci prima e seconda accoglienza, però si è privilegiata la prima sull’onda dell’emergenza sbarchi, quindi abbiamo 178 mila posti nei Cas (straordinari?) e appena 35 mila negli Sprar, cioè dove dovrebbero essere i richiedenti asilo in attesa della decisione (130 mila).
C’È UNA CLASSIFICA, i bandi migliori li hanno fatti a Rieti, Siena e Ravenna, i peggiori – secondo “In Migrazione” – a Cosenza, Crotone e Firenze”. Solo 27 gare prevedono un limite massimo di 60 ospiti, nel 68 per cento dei casi è fra 80 e 300 o non c’è; 54 Prefetture su 101 hanno scelto l’accoglienza in appartamenti.
Venendo ai soldi, ai famosi 35 euro di media al giorno per ospite, con l’aria che tira conviene ricordare che non vanno ai richiedenti asilo, se non per i 2,50 euro del pocket money ma in media 15 al personale (36 mila occupati), 11,27 per i pasti, 0,39 per la pulizia, 4,14 per vestiario, lenzuola e coperte. A I- sernia i costi più alti, 42,86 euro e a Lecce i più bassi, 30. Ritardi impressionanti nell’affidamento dei servizi: due mesi in media, quasi nove a Chieti e Potenza.
Salvini vorrebbe portare i 35 euro a 20, “ma in realtà 35 sono pochi per i centri piccoli e anche troppi per i centri grandi”, osserva Andreotti. Se saranno privilegiati i grandi centri gli elettori della Lega non saranno contenti. Ma soprattutto, dice il presidente di In Migrazione, “bisogna uscire dalla logica dell’emergenza, non c’è più nulla di straordinario, occorre metterci mano – dice il presidente di In Migrazione – per migliorare il sistema. Chiudere Mineo, Castelnuovo di Porto, Foggia e altre grandi concentrazioni di forte impatto”.