Salvini stoppato sui respingimenti Agenti sulla nave
Riunionetecnica Marina e Capitanerie stoppano il ministro. Schiaffo alla Guardia costiera, polizia sulla Diciotti in alto mare per identificare i “ribelli”: oggi sbarco in Sicilia
In una riunione di Matteo Salvini con i vertici della Marina, della Guardia costiera e della Guardia di finanza, ieri al Viminale, è naufragato il tentativo di fissare regole per la consegna alle motovedette libiche dei migranti soccorsi in mare da navi mercantili italiane. Così vorrebbe il ministro dell’Interno, che domenica sera aveva fatto dare questa disposizione al rimorchiatore Von Thalassa ma alla fine è intervenuta la nave Diciotti della Guardia Costiera che ora, con grave irritazione del capo della Lega, sta portando a Trapani i 67 naufraghi, in larga parte pachistani ma anche sudanesi e palestinesi. Arriverà questa mattina.
AFFIDARLI ai libici, o portarli a Tripoli, non si può fare perché violerebbe il principio di “non refoulement”, cioè il divieto di respingimenti collettivi e quello del “place of safety”, cioè il “porto sicuro” in cui è obbligatorio trasportare i naufraghi in base alle Convenzioni internazionali sottoscritte dall’Italia e dall’Ue, perché la Libia non ha firmato la Convenzione di Ginevra sui rifugiati e sono documentate dall’Onu violazioni dei diritti umani. Salvini ha chiesto che i servizi alle piattaforme petrolifere siano affidate a navi che non battono, a differenza della Von Thalassa, bandiera italia- na, ma anche questo non è nella sua disponibilità.
Ufficialmente nel governo sono tutti d’accordo, l’hanno ribadito anche ieri dopo un incontro tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Salvini, ma le tensioni ci sono: il ministro della Difesa e delle Infrastrutture, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, non vogliono altre forzature. Resta il principio che bisogna lasciar fare i libici nella vasta zona Sar ( Search and rescue, ricerca e soccorso) di cui evidentemente non hanno il controllo. Non ce l’hanno nemmeno nelle acque territoriali dove nei giorni scorsi, eliminate le navi delle Ong, sono morte 100 persone in un solo naufragio (che non è stato il solo) a tre miglia (tre) dalle coste libiche: la probabilità di morire, per chi si mette in mare, secondo l’Alto commissariato Onu per i rifugiati è passata da 1 su 38 a 1 su 7. L’Italia manderà motovedette e radar e addestrerà i libici ma ci vorranno mesi, forse un anno, per raggiungere l’ operatività richiesta.
L’EPISODIO di quattro giorni fa, secondo Salvini, non deve più ripetersi. Come è noto, i migranti si sono ribellati quando hanno capito che li stavano riportando verso la Libia e così è stato giustificato da Toninelli l’intervento della Guardia
costiera. Salvini ieri ha detto che vuole “i nomi” e vuole vederli “sbarcare in manette” e “finire nelle patrie galere”. Gli arresti, almeno per ora, non competono al ministro dell’Interno. Ma per dare un ceffone alla Guardia costiera, Salvini ha spedito a bordo della Diciotti gli investigatori della polizia che durante la traversata per Trapani hanno identificato tutti. Sarebbero cinque i responsabili delle minacce all’equipaggio e non possono essere arrestati subito perché non c’è flagranza: le valutazioni toccheranno ai magistrati come prevedono la Costituzione e la legge.
Salvini intanto cerca gloria in Europa. Ieri a Innsbruck, in attesa del vertice informale di oggi e di altri incontri bilaterali, ha visto il ministro degli Interni tedesco, il duro bavarese Horst Seehofer. I due hanno concordato sul principio di uno “scambio” tra i richiedenti asilo registrati in Italia e passati in Germania, che Berlino vorrebbe restituire a Roma, e le ricollocazioni dei richiedenti asilo che si trovano nel nostro Paese su cui la Germania e gli altri Paesi disattendono da anni gli accordi. Ma non ci sono ancora numeri e modalità, è tutto “da concordare”. Quindi poco più di chiacchiere.