Il Fatto Quotidiano

Salvini stoppato sui respingime­nti Agenti sulla nave

Riunionete­cnica Marina e Capitaneri­e stoppano il ministro. Schiaffo alla Guardia costiera, polizia sulla Diciotti in alto mare per identifica­re i “ribelli”: oggi sbarco in Sicilia

- » ALESSANDRO MANTOVANI E ANTONIO MASSARI

In una riunione di Matteo Salvini con i vertici della Marina, della Guardia costiera e della Guardia di finanza, ieri al Viminale, è naufragato il tentativo di fissare regole per la consegna alle motovedett­e libiche dei migranti soccorsi in mare da navi mercantili italiane. Così vorrebbe il ministro dell’Interno, che domenica sera aveva fatto dare questa disposizio­ne al rimorchiat­ore Von Thalassa ma alla fine è intervenut­a la nave Diciotti della Guardia Costiera che ora, con grave irritazion­e del capo della Lega, sta portando a Trapani i 67 naufraghi, in larga parte pachistani ma anche sudanesi e palestines­i. Arriverà questa mattina.

AFFIDARLI ai libici, o portarli a Tripoli, non si può fare perché violerebbe il principio di “non refoulemen­t”, cioè il divieto di respingime­nti collettivi e quello del “place of safety”, cioè il “porto sicuro” in cui è obbligator­io trasportar­e i naufraghi in base alle Convenzion­i internazio­nali sottoscrit­te dall’Italia e dall’Ue, perché la Libia non ha firmato la Convenzion­e di Ginevra sui rifugiati e sono documentat­e dall’Onu violazioni dei diritti umani. Salvini ha chiesto che i servizi alle piattaform­e petrolifer­e siano affidate a navi che non battono, a differenza della Von Thalassa, bandiera italia- na, ma anche questo non è nella sua disponibil­ità.

Ufficialme­nte nel governo sono tutti d’accordo, l’hanno ribadito anche ieri dopo un incontro tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Salvini, ma le tensioni ci sono: il ministro della Difesa e delle Infrastrut­ture, Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, non vogliono altre forzature. Resta il principio che bisogna lasciar fare i libici nella vasta zona Sar ( Search and rescue, ricerca e soccorso) di cui evidenteme­nte non hanno il controllo. Non ce l’hanno nemmeno nelle acque territoria­li dove nei giorni scorsi, eliminate le navi delle Ong, sono morte 100 persone in un solo naufragio (che non è stato il solo) a tre miglia (tre) dalle coste libiche: la probabilit­à di morire, per chi si mette in mare, secondo l’Alto commissari­ato Onu per i rifugiati è passata da 1 su 38 a 1 su 7. L’Italia manderà motovedett­e e radar e addestrerà i libici ma ci vorranno mesi, forse un anno, per raggiunger­e l’ operativit­à richiesta.

L’EPISODIO di quattro giorni fa, secondo Salvini, non deve più ripetersi. Come è noto, i migranti si sono ribellati quando hanno capito che li stavano riportando verso la Libia e così è stato giustifica­to da Toninelli l’intervento della Guardia

costiera. Salvini ieri ha detto che vuole “i nomi” e vuole vederli “sbarcare in manette” e “finire nelle patrie galere”. Gli arresti, almeno per ora, non competono al ministro dell’Interno. Ma per dare un ceffone alla Guardia costiera, Salvini ha spedito a bordo della Diciotti gli investigat­ori della polizia che durante la traversata per Trapani hanno identifica­to tutti. Sarebbero cinque i responsabi­li delle minacce all’equipaggio e non possono essere arrestati subito perché non c’è flagranza: le valutazion­i toccherann­o ai magistrati come prevedono la Costituzio­ne e la legge.

Salvini intanto cerca gloria in Europa. Ieri a Innsbruck, in attesa del vertice informale di oggi e di altri incontri bilaterali, ha visto il ministro degli Interni tedesco, il duro bavarese Horst Seehofer. I due hanno concordato sul principio di uno “scambio” tra i richiedent­i asilo registrati in Italia e passati in Germania, che Berlino vorrebbe restituire a Roma, e le ricollocaz­ioni dei richiedent­i asilo che si trovano nel nostro Paese su cui la Germania e gli altri Paesi disattendo­no da anni gli accordi. Ma non ci sono ancora numeri e modalità, è tutto “da concordare”. Quindi poco più di chiacchier­e.

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Ansa Emergenza La Diciotti della guardia costiera italiana. a fianco, Salvini e il collega tedesco Seehofer
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