L’Inps e il Miur non si parlano e i prof perdono la pensione
FOLLIE ALL’ITALIANA Uno conta l’anno commerciale, l’altro invece quello solare
■ A settembre circa 33 mila lavoratori della scuola (25 mila docenti, 8 mila Ata e 300 dirigenti), dovrebbero smettere di lavorare. Ma i conteggi sono una sorpresa
Problema: in migliaia tra docenti e personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) devono andare in pensione, ma stanno trovando difficoltà nel farsi conteggiare gli anni di contributi e nel farsi ricostruire la carriera. Conseguenza: nonostante abbiano raggiunto gli anni necessari, si sentono dire che non hanno ancora diritto alla pensione. Addirittura, per un diverso metodo di conteggio degli anni di carriera tra ministero e Inps ora si trovano a dover prestare un altro anno di servizio.
“UN INCUBO – spiega Alba Renaldi, 63 anni e professoressa di italiano – quando mi hanno detto che gli risultavano solo 20 anni di contributi anche se ho una cattedra dall' 87”. Chiedono integrazioni di documentazioni, dimostrazioni degli anni di servizio. “Stiamo in fila con il caldo torrido e ci dicono di tornare. È una gestione a dir poco caotica”.
A settembre dovrebbero essere circa 33 mila i lavoratori della scuola pronti per la pensione (25 mila docenti, 8 mila Ata e 300 dirigenti), circa 5 mila quelli attualmente interessati dal disagio del conteggio. Ad alcuni è stato riferito che c’è un problema di comunicazione tra database dell’anagrafe contributivo dell’Inps e dell’Inpdap, l’ente che in passato si occupava della previdenza dei dipendenti della Pubblica amministrazione. Il Fattoha chiesto a Inps conferma di questa versione e quali fossero i motivi di questi disservizi, ma al momento della stesura dell’articolo non ha ricevuto risposta. A fornire i dettagli sul motivo di questo intralcio è invece il ministero dell’Istruzione. Ieri, il ministro Marco Bussetti ha spiegato che il blocco dei pensionamenti è dovuto al passaggio di consegne dal Miur all’Inps delle pratiche di verifica del calcolo pensionistico del personale scolastico. Nel dettaglio, il passaggio di informazioni, dati e documenti deve avvenire tra gli uffici territoriali scolastici e l’ente di previdenza che da quest’anno si fa carico delle pratiche secondo le disposizioni per la semplificazione amministrativa.
Tanto che nelle settimane scorse è anche stato attivato un tavolo di lavoro tra Miur e Inps “per facilitare lo scambio dei dati e delle informazioni tra le due istituzioni”. Per i docenti che rischiano di dover lavorare un anno in più, invece, sempre il ministro ha poi ricordato che l’Inps adotta riferimenti diversi, ovvero l’anno commerciale anziché quello solare, per calcolare l’anzianità utile per la pensione. In sostanza, considerando l’anno commerciale e non solare ci sono cinque giorni meno all’anno lavorativi e per quarant’ anni di servizio si tratta di duecento giorni. Così, i docenti che pensavano di avere gli anni per poter andare in pensione potrebbero trovarsi a dover fare un anno in più di servizio.
UNA QUESTIONE ancora aperta su cui il ministero sta lavorando, anche per capire quali saranno le conseguenze. “Era già sorta l'anno scorso – ha detto Bussetti –. Il diritto alla pensione non lo stabiliscono più gli uffici scolastici provinciali ma l'Inps. E viene calcolato con criteri differenti. Il problema delle pensioni quindi è dell’Inps che lo sta affrontando”. Intanto, per l’inizio del prossimo anno scolastico e in attesa di capire quante domande di pensione saranno accettate, i posti vacanti saranno coperti da supplenti con un incarico annuale.
La causa Si passa dagli uffici scolastici all’Inps: ma il conteggio è diverso e mancano i dati
5.000 Insegnanti e Ata che potrebbero dover lavorare ancora