Il Fatto Quotidiano

“La Storia la fa chi scrive bene, non chi vende”

Lo scrittore Antonio Pennacchi sullo Strega

- » SILVIA D’ONGHIA Inviata a Latina

“La cinquina non ha rispettato la qualità dei libri che aveva sotto. E lo stesso vale per il vincitore. Però in generale è stato uno Strega di livello più alto rispetto ad alcuni anni passati”. Come sempre, Antonio Pennacchi è diretto. Nella sua “officina” nel centro di Latina, con l’immancabil­e berretto in testa, un foulard azzurro al collo e un bastone accanto al divano (“gli acciacchi si fanno sentire”), sta lavorando al suo nuovo romanzo, che dovrebbe uscire entro la fine dell’anno. Circondato dai libri, riflette sulla qualità della letteratur­a.

Partiamo dallo Strega? Li ho letti tutti.

I cinque finalisti? I dodici. Sono un giurato, trovo doveroso leggere prima di votare.

E che idea si è fatto?

Mi elenchi la dozzina, uno per uno.

Helena Janeczek, la vincitrice. Auguri a lei.

E basta? Gerda Taro è un personaggi­o affascinan­te, diciamo che ha colmato un buco.

Marco Balzano. Andiamo avanti.

Yari Selvetella. Scrittura potente, alta letteratur­a, un mare di dolore. Come quello di Carlo Carabba.

Lia Levi.

Un bel racconto di cose che si sapevano.

Francesca Melandri. Anche qui, un onesto racconto che colma un buco rimosso nella memoria collettiva.

Sandra Petrignani.

Più che narrativa, un saggio critico. Troppe citazioni. Ma la Ginzburg ne esce bene. Silvia Ferreri, Angela Nanetti, Andrea Pomella. Andiamo avanti. Mancano Elvis Malaj e Carlo D'Amicis.

Mi hanno entrambi entusiasma­to, sono uno il contraltar­e dell’altro. Nel primo c’è candore, solarità. Ci sono echi e toni che vanno da Kusturica a Caproni.

E il secondo? Quando ho iniziato a leggerlo mi ha schifato, ho pensato che fosse immondizia, un libro pornografi­co. Però sono andato avanti. È la classica operazione d’artista, il ribaltamen­to del genere letterario. Parte assumendo tutti i canoni del pornaccio, lo stravolge e arriva alla poesia pura: anche in un ambiente che definiamo degradato, l’amore sfrondato dalla meccanica del sesso diviene condivisio­ne, candore. Crede che la scelta di Mondadori, che è anche il suo editore, di candidarlo allo Strega sia stata opportuna?

Mondadori è il più grande editore italiano. Volete che porti Fabio Volo allo Strega?

Però i salotti buoni della let- teratura hanno storto il naso.

Non faccio parte del salotto buono, sto a Latina. Ma so che se uscisse oggi Lolita, Nabokov lo metterebbe­ro in galera. Senta, la struttura dello Strega è questa: quando l’hanno inventato, la giuria non era popolare, erano gli at ta ch é della letteratur­a a decretare il miglior libro. Oggi hanno introdotto la giuria popolare. Ma allora perché non Fabio Volo?

Ce l’ha con Fabio Volo?

Per niente. Bisogna avere rispetto per tutti i lettori. Il vocabolari­o dell’italiano medio non è quello dei laureati in lettere. Volo lo capiscono, Pennacchi no. La leggibilit­à non è una colpa. Se va a chiedere ad alcuni critici, anch’io non scrivo come vorrebbero loro. Penso a Franco Cordelli o a Giacomo Sartori.

Con i quali ha una questione aperta dai tempi di “Canale Mussolini”.

Le cito uno dei più noti mat ch del pugile Nino La Rocca: nel momento clou de ll ’ i nc on tr o, c’era uno dal pubblico che continuava a gridargli: ‘Buttalo giù, buttalo giù’. Lui non ne poté più, si girò e gli disse: ‘E vieni tu, fammi vedere che sai fare’. Ecco, lo faccio mio. Su queste pagine, il neo ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, ha sostenuto che non si riescono a intercetta­re i gusti dei giovani, i quali comprano libri che non partecipan­o ai premi lette-

rari. È d’accordo?

Questi pensano che il mondo rinasca a ogni generazion­e... Ma secondo il ministro ad Atene scriveva solo Platone? O a Roma solo Virgilio e Orazio? Non erano loro che vendevano di più, eppure sono arrivati fino a noi. I grandi libri sono quelli che allargano l’o r i zzonte di attesa.

Ma questo lo si comprende nel percorso della storia. E nell’immediato, come si riconoscon­o?

Con i premi. Ha sempre funzionato così: anche il teatro di Atene era una competizio­ne che si reggeva sul voto- applauso del pubblico.

Quanto contano gli editor? Esiste un loro strapotere o una loro responsabi­lità nei libri tutti uguali?

Come se i libri li facessero gli editori... Non è così. Io mi avvalgo fortemente dell’e diting, nel senso che vado al bar o dal barbiere e leggo ad alta voce ciò che ho scritto. È il controllo di qualità, come di- cevamo in fabbrica. Se una cosa non funziona, mi chiedo il perché e la cambio. Parliamo di politica? Come vede le sorti della sinistra?

C’è uno stronzo che ha avvelenato tutti i pozzi. Ora non basta che si faccia da parte, il veleno resta. Non hanno preparato una classe di ricambio, dopo la sberla elettorale hanno etichettat­o i grillini come fascisti senza capire che lì dentro c’era una parte del loro elettorato. Li hanno consegnati nelle braccia di Salvini. Ma perché mi deve far parlare di politica? Allora parliamo di Nobel.

Lévi-Strauss: gli universali psichici. L’uomo è un animale politico, significa che deve stare con gli altri. Tutti citano il Discorso di Pericle agli ateniesi:

a parte il fatto che riguardava 30 mila ateniesi e non il milione di schiavi, nessuno dice che Pericle non finì in galera solo perché morì prima. Fidia lo avevano già preso. Comunque, non c’è niente di male ad aver sospeso il Nobel per un anno. Un’ultima cosa: la scuola fa abbastanza per incentivar­e la lettura? Ma se i professori non leggono, cosa vuole che insegnino ai ragazzi? Ripropongo­no Calvino e Pasolini, perché a loro erano stati proposti solo Calvino e Pasolini.

La selezione per i Premi I grandi editori portano grandi romanzi O pensate che debbano sostenere Fabio Volo?

Mi avvalgo fortemente dell’editing, nel senso che vado al bar o dal barbiere e leggo ad alta voce ciò che ho scritto. È il controllo di qualità CHI DECIDE IL SUCCESSO

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Ansa I giovani e il ministro Pennacchi a Bonisoli: “I libri che restano non sono quelli che vendono di più”. In alto, la cinquina dello Strega
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