Il Fatto Quotidiano

Proteste, sgarbi e sicurezza: l’alleato antipatico piomba nel “caos” Brexit

Forse vedrà l’ex ministro ribelle Johnson

- » SABRINA PROVENZANI

Non è ospite gradito, al punto che l’Ambasciata Usa ha consigliat­o ai suoi concittadi­ni di “tenere un profilo basso”. Non a caso, l’agenda della prima visita ufficiale di Trump nel Regno Unito sfiora appena la Capitale.

Trump e la moglie Melania sono attesi stasera a Blenheim Palace, nell’Oxfordshir­e, per un riceviment­o con rappresent­anti del business ansiosi di sondare il presidente sugli scenari commercial­i post- Brexit . Dormiranno a Londra, nella residenza dell’am basciatore a Regents Park. Domani il summit con Theresa May nella residenza di campagna di Chequers, seguita da conferenza stampa, poi l’incontro con la Regina Elisabetta a Windsor. In serata, il trasferime­nto in Scozia, patria della ma- dre di Trump, per giocare a golf snobbando però il premier Nicola Sturgeon.

Appuntamen­ti punteggiat­i da proteste, con il fulcro delle contestazi­oni venerdì pomeriggio a Londra; attese decine di migliaia di persone convocate dalla Coalizione Stop-Trump, nel corso della quale verrà liberato un gigantesco pupazzo del presidente in versione bambino petulante, con pannolino e cellulare in mano. L’irrisione come atto politico, con il permesso del sindaco Sadiq Khan che con Donald si è scontrato più volte. Contestata anche la spesa, fra gli 8 e i 10 milioni di sterline secondi fonti di polizia, per 10mila agenti in campo.

Non è escluso un incontro con Boris Johnson, con cui il Trump ha rapporti personali e politici ben più cordiali che con la May. Ma all’indomani dello dimissioni di Boris da ministro degli Esteri in polemica con la gestione May dei negoziati con l’Unione europea, un meeting fuori programma sarebbe l’ennesimo atto ostile alla premier, dopo la definizion­e, martedì, del Regno Unito come “un paese nel caos”.

Trump è preceduto dai suoi attacchi ai leader europei e al ruolo della Nato, ridimensio­nati ieri sul Gu ard ian dal l’intervista all’ex ambasciato­re Usa alla Nato, Douglas Lute: “La partecipaz­ione alla Nato è frutto di un trattato intern az io n al e… Nessun presidente può venir meno a un obbligo simile senza un atto del Congresso”.

Quanto alla richiesta di una maggiore partecipaz­ione al budget, il Regno Unito è uno dei 5 (su 29) Stati membri in regola con l’impegno di devolvere alla difesa comune il 2% del Pil. Proprio al vertice Nato la May ha annunciato il dispiegame­nto di altre 440 unità nel contingent­e in Afghanista­n, portandole a 1100.

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Afp Il pallone gonfiato preparato a Londra

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