Il Fatto Quotidiano

Inchiesta sui “contatti” con gli scafisti, ai raggi X i telefoni della Iuventa e altre Ong

I tedeschi sono coinvolti operatori di Msf e Save the Children e padre Zerai

- A. MASS.

Il sequestro della nave Iuventa è avvenuto circa un anno fa, il 4 agosto 2017, e nei giorni scorsi la procura di Trapani ha notificato altri avvisi di garanzia per un totale di 20 indagati. Non soltanto tra i membri della Ong tedesca Jugend Rettet, che viaggiava a bordo della Iuventa, ma anche delle organizzaz­ioni umanitarie Medici senza frontiere (Msf) e Save the children che effettuava salvataggi con la Vos Hestia.

L’ACCUSA è di favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a ma la procura di Trapani precisa ancora una volta, come fatto dall’inizio dell’i nchiesta, che gli eventuali reati sono stati commessi nel corso di operazioni di soccorso che avevano un unico intento: salvare vite umane. L’impostazio­ne della Procura è chiara sin dallo scorso anno e non è mutata nel corso dell’indagine: ogni singolo comportame­nto tenuto dagli indagati, che non abbia portato aiuto al migrante in mare, ma in qualsiasi modo abbia agevolato in esclusivam­ente lo scafista, viene considerat­o favoreggia­mento. In nessun caso, però, l’even- tuale re reato era scisso dall’intento umanitario degli indagati. Che, come detto, salgono a 20. Si contano 5 cittadini tedeschi (Dariush Beigui, Zoe Mickausch, Simon Hendrik, Pia Klemp e Kathrin Schmidt), due portoghesi (Miguel Duarte Castilho Soares e Laura Martin), cinque inglesi ( Laura Martin, Gillian Moyes, Abdel Basit, Louise Gemma e Myriam Abdel Basit), due spa- gnoli (Miguel Roldan Espinosa e Roger Alonso Morgui), due belgi (Mathias Kennes e Stephen Van Diest), quattro italiani (Pietro Catania, Ignazino Arena, Giuseppe Russo e Marco Amato).

E POI IL TUNISINO Salem Ben Moez, il prete eritreo Mussie Yosief Zerai e il giordano Ahmad Al Rousan, coordinato­re dei mediatori culturali di Msf. Gli avvisi di garanzia sono connessi alla necessità, per i pmAndrea Tarondo e Antonio Sgarrella, di acquisire ulteriori elementi dall’analisi di telefoni e pc sequestrat­i. L’accertamen­to tecnico è stato fis- sato a settembre. L’inchiesta trapanese è solo una delle indagini effettuate nell’ultimo anno sulle modalità di salvataggi­o delle Ong a ridosso della Libia. Inchiesta aperta anche a Catania dalla procura guidata da Carmelo Zuccaro. L’ultima riguarda la ong Proactiva Open Arm e finora nessuna di esse è ancora conclusa. Nel caso della Proactiva (è stata ipotizzata l’associazio­ne per delinquere finalizzat­a all’immigrazio­ne clandestin­a), la Ong ha vinto la prima battaglia tre mesi fa, quando il gip ha disposto il sequestro della nave.

La Procura Favoreggia­mento dell’immigrazio­ne clandestin­a è il reato contestato dai magistrati

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