CSM, IL VERO PROBLEMA È LA CORRENTOCRAZIA
Nei giorni scorsi, la magistratura è stata oggetto di un violento attacco proveniente da un partito di governo (la Lega) che ha definito come “gravissimo attacco alla democrazia per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano” una decisione della Corte di Cassazione che ha ritenuto possa essere esteso il sequestro di 49 milioni di euro – ovunque essi siano – sui conti della Lega, e ciò a seguito della condanna dell’ex segretario Bossi (quello di “Roma ladrona”) e dell’ex tesoriere Belsito per truffa aggravata ai danni dello Stato.
LA VIOLENZA dell’attacco si è, poi, ancor più manifestata nell’invocare, oltre i limiti costituzionali, un intervento del capo dello Stato così tentando di coinvolgerlo impropriamente in un procedimento giudiziario.
A fronte della virulenza dell’attacco, il
Csm si è informalmente limitato a manifestare “seria preoccupazione per parole e toni ritenuti non accettabili”.
Una seconda iniziativa è stata intrapresa da un altro leghista, il sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, il quale, parlando innanzi a una platea di 300 giovani magistrati, ha affermato: “Mi auguro che la magistratura si liberi dalle correnti. Mi auguro in particolare che si liberi di quelle di sinistra”. Il giovane e inesperto sottosegretario non aveva idea di quello che gli sarebbe capitato: a) è riuscito a provocare la rivolta spontanea della platea dei 300 giovani magistrati che stavano partecipando a un seminario organizzato dal Csm; b) ha suscitato l’ira funesta di un “nerissimo” vicepresidente Legnini che si è rivolto immediatamente al ministro invitandolo ad adottare provvedimenti nei confronti di Morrone; c) ha suscitato le virulenti proteste dell’Anm e dei rappresentanti di tutte le correnti che hanno ritenuto le parole “gravi e inaccettabili”.
Ora, è incontestabile che le parole del sottosegretario siano del tutto improprie perché finiscono col mettere in discussione il diritto, costituzionalmente garantito, spettante anche ai magistrati, di associarsi liberamente, ma esse sono anche fuorvianti perché il sottosegretario ha perso un’ottima occasione per segnalare a chi sta per assumere funzioni giudiziarie che in magistratura un problema esiste ed è quello della “correntocrazia” o, per essere più precisi, quello de ll’occupazione del Csm da parte delle correnti ( mirabilmente denunziata da Iacona nel libro Palazzo di ingiustizia) e tale occupazione è continuata, naturalmente, anche nelle elezioni dell’8-9 luglio ove i candidati erano tutti “militanti” nelle rispettive correnti e ove si è verificata l’ulteriore stortura (correntizia), passata sotto silenzio che, per i quattro posti di pubblico ministero, ciascuna corrente ha designato un unico candidato, così assicurandogli l’elezione e privando l’elettore di qualsiasi possibilità di scelta.
Le distorte espressioni del sottosegretario sono state subito incanalate, con notevole buon senso, nel giusto verso dal ministro di Giustizia che, centrando l’obiettivo, ha dichiarato che “quanto all’associazionismo, lo ri- tengo una buona cosa se non porta alle storture del correntismo”.
Ora, nell’accordo di programma, si è dato atto della esistenza delle “attuali logiche spartitorie e correntizie in seno all’organo di autogoverno della magistratura che si intendono rimuovere attraverso la revisione del sistema di elezione sia per quanto attiene i componenti laici che quelli togati”.
E ALLORA, il ministro non deve fare altro che dare concreta attuazione all’impegno preso dal governo e ciò lo può fare solo mediante un sistema di estrazione a sorte dei componenti togati dal momento che i diversi sistemi di elezione succedutisi nel tempo non hanno portato ad alcun risultato.
Non esiste altro sistema per scongiurare che le decisioni del Csm siano determinate da logiche correntizie, anziché da criteri oggettivi e trasparenti.
Solo in tal modo, l’associazione ritornerà a svolgere le sue funzioni previste dallo Statuto (e sarà cosa buona e giusta se si impegnerà a denunciare, da un lato, eventuali favoritismi e, dall’altro, eventuali interferenze, interne ed esterne, sull’attività dei magistrati), e cesseranno conseguentemente le “guerre” tra correnti che non avranno più motivo di essere, non avendo esse più alcuna possibilità di incidere sulle elezioni; dal suo canto, il Csm, organo di rilevanza costituzionale, ritornerà a fare quello che la legge gli impone di fare con trasparenza e imparzialità.