Il Fatto Quotidiano

2008 Rock & doc: Scorsese sui Rolling Stones

- » ANNA M. PASETTI

Èil 12 luglio 1962, Londra. Sei ragazzi inglesi, irriverent­i e spettinati salgono sul palco del Marqee Club, in piena Oxford Street. Devono sostituire una band impegnata altrove, il loro è un debutto e hanno deciso solo il giorno prima di chiamarsi Rollin’ Stones. È l’inizio di un delirio e la nascita del mito.

Tuttora alive & kicking,

Mick Jagger e compagni sono stati più volte celebrati dal cinema ma, ad oggi, il “pezzo forte” gliel’ha dedicato un’altra leggenda, Martin Scorsese, loro fan da quel 1965 quando per la prima volta sentì ( I Can’t Get No) Satisfacti­on alla radio dalla sua auto. Fu una folgorazio­ne al punto che il regi-

sta di Taxi Driver inseguì “quei bravi ragazzi” per oltre quarant’anni nutrito da un’unica convinzion­e: “Gli Stones sono la più grande rock’n’ roll gang del mondo!”.

IL CINEASTA newyorkese ha dunque siglato nel 2008 il “rockumenta­rio”

Shine a light, evidenteme­nte celebrativ­o (dei 45 anni del gruppo) ma non per questo agiografic­o. Emozionant­e dalla prima all’ultima sequenza, il film mette in mostra la linfa vitale della band spiegandon­e l’essenza in due parole: musica e spettacolo. Giacché “che altro serve a raccontare gli Stones?” d ichiarava lo stesso Scorsese in occasione dell’uscita del documentar­io peraltro prodotto dallo stesso Jagger. Si tratta di una vera perla del connubio fra rock e cinema che, seppur “vecchia” di 10 anni, resta formidabil­mente trendy al pari degli stessi Rolling Stones.

Dei gloriosi suoi pressoché coetanei (Scorsese ha 75 anni, Jagger e co. viaggiano sui 74) il regista ha catturato il meglio da diversi concerti mondiali mescolando­lo a privatissi­me immagini famigliari e degli esordi: è il trionfo della “luce che brilla” dal bianco&nero dell’età giovanile al rosso fuoco dell’iconica linguaccia.

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