Il solito Donald: prima insulta la May, poi fa l’amicone
L’americano prima dice peste e corna del piano Brexit della premier, poi smentisce tutto e le garantisce appoggio
“Èuna donna formidabile”, cinguetta Donald Trump a Theresa May nella conferenza stampa congiunta dopo il loro incontro a Chequers, la residenza ufficiale di campagna del primo ministro. La ragione di Stato si impone perfino sul presidente degli Stati Uniti più spregiudicato della storia che ieri, a conclusione dei colloqui bilaterali, non faceva che complimentarsi con la May, poche ore dopo averla pugnalata alle spalle in un’esplosiva intervista apparsa giovedì notte sul Sun. Che, con una diffusione di 1 milione e mezzo di copie al giorno è il tabloid popolare più diffuso nel Paese e il preferito dai populisti britannici.
UN’INTERVISTA dai contenuti pesantissimi, in cui Trump criticava radicalmente l’approccio del premier britannico alla Bre xit, dichiarava che il piano di Londra per l’accordo commerciale con l’Ue avrebbe reso impossibile un accordo bilaterale con gli Usa e sembrava lanciare la volata a Bo- ris Johnson, dicendo di considerarlo un ottimo potenziale primo ministro. La notte e la mattinata erano trascorse in briefingfebbrili fra i collaboratori dei due leader per limitare i danni diplomatici di quelle esternazioni, di cui la May era stata informata mentre si trovava a Blenheim Castle, proprio in compagnia dei Trump, a magnificare a 150 capitani d’industria i benefici del suo piano. Alla fine, quello che si candidava a essere l’incontro coi giornalisti più imbarazzante nella lunga special relationship fra i due Paesi si trasforma nell’ennesimo one man show. Il presidente liquida l’intervista definendola una fake news, invita i cronisti presenti ad ascoltare la registrazione originale e poi conferma il suo disprezzo per la categoria rifiutando di rispon- dere alle domande della Cnn. Un disprezzo in cui arruola anche la May; dice di averle chiesto scusa e che lei ha risposto di non preoccuparsi, “è solo la stampa”.
E insomma, i due ora vanno d’amore e d’accordo. Tanto che sul tema cruciale del futuro accordo commerciale, lui rassicura: “Qualsiasi cosa faccia Theresa a me va bene. L’unica cosa che le chiedo è che non ci siano restrizioni al commercio. Possiamo triplicare, quadruplicare gli scambi”. Un assist utilissimo al primo ministro, che ne approfitta per ribadire la sua determinazione a portare a termine il mandato del referendum: uscire dall’Europa, controllare l’immigrazione, sottrarsi alla supervisione della Corte di Giustizia europea e fare accordi con chiunque nel mondo.
TRUMP CONFERMA di aver dato alla May “consigli brutali” su come gestire il negoziato, e questo è un passaggio importante perché, se a ottobre Bruxelles dovesse rigettare la proposta britannica, lei quei consigli potrebbe essere costretta a seguirli, come chiedono i più euroscettici del suo partito, lasciando il tavolo dei negoziati.
Ora sotto con Putin
Il presidente Usa: “Lunedì parlerò di Siria, nucleare, Ucraina: con me non avrebbe invaso la Crimea”
Liquidato l’incidente diplomatico, si passa all’incontro con Putin, lunedì a Helsinki. “Non ho grandi aspettative ma potremmo avere delle sorprese. Solleverò il problema della Siria e dell’Ucraina, ovviamente, e della proliferazione nucleare. Quanto alla Crimea, è un disastro di Obama. Non credo che Putin l’avrebbe invasa se il presidente fossi stato io”. Intanto, nel centro di Londra, decine di migliaia di persone protestavano contro il presidente e le sue politiche nella manifestazione organizzata dalla coalizione StopTrump. Il simbolo? Un pupazzo gonfiabile di Donald in versione poppante viziato.